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Quantum Theory

La risposta giapponese a Gears of War.

La storia videoludica più recente ci insegna che ogni generazione è caratterizzata dalla presenza di particolari titoli che, grazie a una o più feature distintive, sono in grado di delineare l'evoluzione del proprio genere di appartenenza per gli anni a venire.

La scorsa generazione, ad esempio, verrà ricordata (tra le altre cose) per l'introduzione dell'inquadrature "over the shoulder", per dirla all'Inglese, propria di Resident Evil 4 e questa... beh, avete senz'altro già capito a chi mi riferisco.

Con l'implementazione del sistema di copertura, il franchise di Gears of War ha gettato le basi per quella che è stata a tutti gli effetti una significativa evoluzione del genere dei TPS, diventando la principale fonte d'ispirazione per qualsiasi software house desiderosa di giocare le proprie carte nel campo degli sparatutto in terza persona.

Le ambientazioni sono tutte piatte e davvero poco ispirate.

E così, proprio come accade in qualsiasi altro settore commerciale, anche in ambito videoludico ciò che "fa tendenza" suscita l'interesse di coloro che operano nello stesso settore e dà così origine alla creazione di "cloni" più o meno riusciti... cloni come Quantum Theory, la risposta "made in Japan" a Gears of War.

Le somiglianze col caposaldo della categoria TPS sono visibili sin dai primissimi minuti quando ci si trova faccia a faccia col proprio alter ego. Syd, protagonista dell'avventura, è un uomo aggressivo, cinico e di poche parole, i cui comportamenti (e aspetto estetico) ricordano molto il celeberrimo Marcus Fenix.

La storia che lo vede protagonista è tuttavia molto meno coinvolgente di quella della squadra Delta, il che è tutto dire. La trama ruota intorno a una misteriosa torre spuntata dal sottosuolo quasi per magia, da cui ha avuto inizio una terribile piaga che sta decimando la popolazione. Il vostro compito? Ma che domande, farla crollare!

La premessa narrativa non è certo delle più esaltanti, ma sebbene vorrei tanto poter dire il contrario, si tratta probabilmente dell'aspetto migliore del gioco.

Osservando le icone che segnalano la possibilità di cambiare copertura non riuscirete a non pensare a GoW.

Al di là del protagonista, Quantum Theory mostra di avere altri, numerosi punti in comune con Gears of War. Le meccaniche di gioco, ad esempio, sono quasi del tutto identiche a quelle di GoW (la corsa ha addirittura lo stesso effetto visivo volto a far risaltare i movimenti del personaggio) e grande enfasi è data chiaramente al sistema di copertura, le cui dinamiche sono tali e quali a quelle sviluppate da CliffyB e il suo team.

Premendo il tasto A (o X per quanto riguarda la versione PS3) è possibile far nascondere il proprio alterego dietro a qualsiasi copertura nelle vicinanze e, cosa ancor più sorprendente (in negativo) le animazioni che scandiscono i movimenti di Syd in tali frangenti sono molto simili a quelle di Gears of War.

Peccato che tutto sia realizzato in maniera pessima; joypad alla mano anche le azioni più semplici risultano scomode e legnose, e di conseguenza i combattimenti più semplici possono trasformarsi in veri e propri inferni. Il tutto all'insegna della massima frustrazione...

Oltre a meccaniche di gioco quasi speculari, le somiglianze col capolavoro targato Epic Games sono inoltre riscontrabili anche dal punto di vista cromatico e stilistico: le ambientazioni, prive di qualsivoglia interazione con gli elementi di contorno, sono infatti cupe, lugubri e spesso davvero anguste, e i nemici che le popolano sono anch'essi caratterizzati da colori molto scuri volti a esaltarne l'orribile aspetto... e questo senza contare che alcuni di loro ricordano le locuste in maniera tutt'altro che vaga.

8 minuti di capture della demo PS3.

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Quantum Theory

PS3, Xbox 360

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A proposito dell'autore
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Davide Persiani

Contributor

Davide inizia a lavorare nel campo dell'editoria videoludica all'età di 16 anni. Dopo qualche anno di gavetta in Spaziogames e Play Media Company, subisce l'irresistibile fascino di Eurogamer.it.

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