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Gran Turismo 5

Il momento della verità.

Se c'è una cosa che contraddistingue i videogiocatori dalle altre tipologie di persone, è senz'altro la capacità di saper aspettare. Nel corso della nostra vita, tutti, almeno una volta, ci siamo ritrovati nella condizione di dover attendere mesi o addirittura anni prima di poter mettere le mani su un prodotto tanto desiderato e questo ci ha formati, rafforzati e resi in parte immuni all'hype che ogni anno miete molte vittime tra i forum e i siti di tutto il mondo.

Il videogiocatore è calmo, compassato e capace di crogiolarsi nell'attesa, di assaporarne la versa essenza per trasformare in linfa vitale quello che per altri sarebbe solo un lungo tormento... ma a tutto c'è un limite, un limite che Polyphony ha ampiamente superato con Gran Turismo 5.

I continui ritardi che hanno caratterizzato il processo di sviluppo di quest'attesissimo racing game non hanno però rappresentato un problema solo per noi che attendevamo ansiosamente di toccarlo con mano, quasi a volerne confermare la reale esistenza, ma anche - e soprattutto, aggiungerei - per coloro che lo hanno realizzato.

Gli eventi speciali sbloccabili nell'A-Spec sono molto più redditizi rispetto alle normali competizioni.

Nell'industry videoludica, così come in molti altri settori, i ritardi si traducono sempre in una significativa crescita delle aspettative, e in questo senso GT5 ha forse stabilito un nuovo record, mettendo Polyphony con le spalle al muro e costringendola a un solo, semplice imperativo: realizzare il miglior titolo automobilistico della storia.

Un obiettivo ambizioso, questo è certo, ma quando si parla di "ricerca della perfezione" l'unica via per evitare un fallimento di proporzioni bibliche è quella di raggiungere l'eccellenza assoluta. L'obiettivo sarà stato raggiunto? Non vi resta che continuare a leggere per scoprirlo... sempre che non vi siate già fiondati alla fine dell'articolo per sbirciare il voto.

La prima cosa che salta agli occhi una volta inserito il gioco nella console è senza dubbio la lunga ed estenuante installazione che, pur essendo opzionale, è altamente consigliata, anche se ogni elemento di gioco alla sua prima "apparizione" necessiterà comunque di irritanti micro-installazioni di cui avremmo fatto volentieri a meno. Vi rimandiamo comunque all'apposito articolo che abbiamo preparato per voi.

Superata questa prima fase, che porterà via circa 50 minuti del vostro tempo, sarete finalmente pronti a partire e, come anticipatovi nei giorni che hanno preceduto la release del gioco, vi ritroverete di fronte alla straordinaria realizzazione tecnica che comprende quasi ogni elemento di gioco, e all'immensa selezione di contenuti messi a punto da Polyphony Digital.

Com'era lecito aspettarsi il piatto forte del prodotto è la GT Mode, che pur non brillando per accessibilità è senza dubbio il cuore pulsante del prodotto anche a fronte della sua divisione in due varianti: B-Spec, modalità manageriale di cui parleremo più avanti, e A-Spec, dove sarete voi a dover scendere in pista.

Il trailer di lancio di Gran Turismo 5.

Ma cos'è cambiato rispetto al passato? A un primo impatto tutto vi sembrerà uguale a GT4 ma col passare delle ore vi accorgerete delle grandi potenzialità alla base dell'A-Spec; comincerete acquistando un'auto usata di scarsa qualità (e probabilmente anche parecchio brutta dal punto di vista estetico) sfruttando i pochi spiccioli a vostra disposizione, e partecipando alle numerose competizioni presenti avrete l'opportunità di acquistare nuove auto o di potenziare quelle già in vostro possesso, utilizzando i crediti guadagnati nelle gare. "Been there, done that" come direbbero gli Inglesi.

Nonostante si tratti di una formula ormai ben nota a tutti gli appassionati della serie e non solo, la GT Mode ha però sempre un grande fascino, enfatizzato in maniera particolare dal nuovo sistema di progressione; a differenza del passato, le gare completate non vi garantiranno infatti solo semplici profitti economici ma anche punti esperienza con cui potrete incrementare il vostro livello.

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Davide Persiani

Contributor

Davide inizia a lavorare nel campo dell'editoria videoludica all'età di 16 anni. Dopo qualche anno di gavetta in Spaziogames e Play Media Company, subisce l'irresistibile fascino di Eurogamer.it.

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