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Dissidia 012 Duodecim Final Fantasy

Imperdibile.

Nel corso della mia vita di videogiocatore ho sempre avuto una certa difficoltà ad accettare gli spin-off, considerandoli nella maggior parte dei casi delle discutibili mosse commerciali volte a capitalizzare sull'interesse di una fetta di pubblico più o meno ampia verso una determinata serie.

Questa mia convinzione, rafforzata da una serie di inguardabili produzioni che ho avuto la sfortuna di provare negli ultimi anni, non ha mai vacillato... almeno fino a quando non ho messo le mani su Dissidia Final Fantasy.

Questo sorprendente spin-off, accolto con grandissimo entusiasmo tanto dalla critica specializzata quanto dagli appassionati del brand sin dal momento della sua release ufficiale, riuscì infatti a farmi ricredere su questa particolare tipologia di produzioni, portandomi a sperare che quello non restasse solo un caso isolato... e poco meno di due anni più tardi, eccomi accontentato!

Tecnicamente il titolo si attesta su ottimi standard sia per quanto riguarda il comparto grafico che quello audio.

Al grido di "squadra che vince non si cambia", Square Enix ha infatti pensato bene di capitalizzare il successo del primo Dissidia, realizzando Dissidia 012 Duodecim Final Fantasy, un prequel che pur non introducendo nulla di realmente rivoluzionario si è dimostrato migliore e più completo del suo predecessore sotto ogni punto di vista.

La struttura narrativa, antecedente a quella proposta nel primo Dissidia, ha come protagonisti i personaggi più rappresentativi dell'universo di Final Fantasy, suddivisi in due fazioni "capeggiate" da Cosmos e Chaos, due divinità impegnate in una guerra senza fine ispirata all'eterna contrapposizione fra bene e male.

Com'è facile intuire la trama, scialba e un po' noiosa, ha come unico scopo quello di giustificare la presenza di così tanti personaggi appartenenti ad "epoche" diverse, oltre che la loro divisione in due schieramenti ben definiti: da una parte i protagonisti dei vari capitoli della serie, e dall'altra i super-cattivi che negli anni ci hanno messo più e più volte in difficoltà.

Senza una ricca installazione iniziale preparatevi a parecchi, fastidiosi caricamenti.

Il roster complessivo, impreziosito da qualche pregevole new entry come Laguna, Kain, Vaan e Lighting, è dunque davvero notevole (ogni personaggio è caratterizzato da stili di combattimento, caratteristiche ed abilità uniche) e racchiude pressoché ogni figura di spicco del franchise, dando così agli appassionati la possibilità di affrontare l'infinito numero di combattimenti proposti in compagnia di quelli che, anno dopo anno, sono diventati veri e propri beniamini dei videogiocatori di tutto il mondo.

Strutturalmente parlando il titolo non mostra reali differenza rispetto al suo predecessore, basandosi su una lunga serie di combattimenti ambientati in vaste arene in cui l'unico obiettivo è chiaramente quello di fare a pezzi il proprio avversario di turno. La modalità Storia, vero fulcro dell'esperienza single player, è dunque caratterizzata da un susseguirsi di combattimenti, ma sebbene si possa immaginare il contrario l'avanzamento nella suddetta modalità è tutt'altro che noioso o ripetitivo.

Jecht vs. Yuna

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Davide Persiani

Contributor

Davide inizia a lavorare nel campo dell'editoria videoludica all'età di 16 anni. Dopo qualche anno di gavetta in Spaziogames e Play Media Company, subisce l'irresistibile fascino di Eurogamer.it.
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