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The Witcher 2: Assassins of Kings

Un'esperienza che tutti dovrebbero vivere.

All'interno di questa dinamica interviene l'uso dei segni, in pratica gli incantesimi del gioco, che possono essere sfruttati per causare danni ai propri nemici, distruggere alcuni oggetti, stordire i propri bersagli, proteggersi dagli attacchi e via dicendo, a patto di avere abbastanza energia per eseguirli in combattimento.

Questo, ovviamente, non vuol dire che il gioco sia diventato un action-RPG (anche perché le prestazioni di Geralt sono sempre legate alle statistiche e alle abilità sviluppate), ma la differenza rispetto al passato è particolarmente evidente, soprattutto durante i caotici combattimenti contro gruppi numerosi di avversari.

Gettarsi a testa bassa nella mischia mulinando semplicemente la spada e lanciando incantesimi non porta mai a nulla di buono, ed è sempre necessario muoversi seguendo una strategia legata al modo in cui si sono sviluppate le capacità del protagonista.

Oltre al sistema di combattimento, ad alimentare i nostri sospetti relativi al processo di "consolizzazione" c'è il menu circolare a scomparsa, richiamabile con il tasto CTRL e indispensabile per rallentare l'azione e scegliere in tutta calma l'arma, l'oggetto rapido o il segno più adatti alle situazioni di gioco.

Il sistema di crafting permette di creare armi e oggetti particolarmente efficaci, a patto di trovare un fabbro.

A questo si aggiunge la possibilità di usare il controller dell'Xbox 360 per muovere Geralt, con tanto di modifica delle icone nei rari QuickTime Event. Come potete vedere, i dettagli che fanno pensare a un avvicinamento alle console sono molteplici.

Per fortuna, però, The Witcher 2 è sempre The Witcher, con la sua fantastica narrazione e il suo mondo tutto da esplorare. Rispetto al passato l'esplorazione è leggermente più limitata e concentrata (ma mai insoddisfacente, grazie all'ottimo lavoro svolto dai programmatori con il design delle ambientazioni), a tutto vantaggio della fluidità dell'esperienza.

A riprova del fatto che non ci troviamo di fronte a un gioco per console (e soprattutto a un action-RPG) interviene il profondo sistema di crafting, che permette di creare oggetti partendo dai materiali di produzione, di realizzare pozioni alchemiche basandosi sulle formule acquistate nei negozi o recuperate dai cadaveri dei nemici e, soprattutto, di potenziare armi e armature con rune e incantesimi di vario genere.

The Witcher 2 è un'esperienza da vivere più volte, da raccontare ai propri amici per scoprire le differenze fra la propria avventura e quella del loro Geralt, da accarezzare con gli occhi e da ascoltare con amore. Ogni singolo dettaglio è stato realizzato per garantire un'atmosfera coinvolgente e completa, a partire dalla grafica fino ad arrivare all'ottimo doppiaggio (sempre ad altissimi livelli) e alla colonna sonora, capace di far sfigurare quella di molti film fantasy in circolazione.

The Witcher 2 è un brivido lungo la schiena, un delicato soffio nell'orecchio, il martellamento del cuore nel petto e la bocca spalancata per la meraviglia.

Ci troviamo di fronte al nuovo termine di paragone dei giochi di ruolo fantasy, un titano contro cui dovrà scontrarsi il prossimo Elder Scrolls. Avere un PC all'altezza e non giocarlo sarebbe un peccato gravissimo. Non avere un PC all'altezza, invece, un problema che a questo punto meriterebbe di essere affrontato e risolto.

9 / 10

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Filippo Facchetti

Contributor

Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.
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