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Alice Madness Returns

Il Manicomio delle Meraviglie.

Il tutto viene ripetuto in maniera quasi identica dall'inizio del gioco al suo epilogo, con poche variazioni sul tema rappresentate da missioni secondarie che di tanto in tanto ci vengono affidate dagli abitanti di Wonderland, e brevi scorribande in versioni 2D di alcuni scenari. Se tutto questo nella prima metà dell'avventura porta il giocatore a fare un piacevole tuffo nel passato con ripetute stimolazioni visive, alla lunga risulta un po' noioso. Ma d'altronde questo è un difetto storico dei giochi realizzati da American McGee.

Proseguendo nel paragone con l'ultima avventura del Duca, anche Alice propone un comparto grafico non proprio al passo con i tempi, ma almeno dal punto di vista stilistico è una gioia per gli occhi.

Guardare da vicino i personaggi equivale a rendersi conto del povero conteggio di poligoni che questo gioco offre, e in generale non è raro imbattersi in qualche problemino grafico (texture che si caricano in ritardo, colori un po' sbiaditi, ecc.). Nonostante ciò, la resa visiva generale è più che soddisfacente.

La caratterizzazione dei livelli raggiunge vette di originalità e bellezza che pochi altri titoli possono vantare.

Ogni capitolo del gioco propone uno stile diverso, sia per quanto riguarda la palette di colori che per lo stile "architettonico". La ripetitività di situazioni descritta poche righe fa viene in minima parte mitigata dalla voglia di vedere quali altre diavolerie si nascondono più avanti. D'altronde come si può non amare un gioco in cui si incontrano musi di maiale dotati di ali che aprono nuove strade una volta colpiti con un pizzico di pepe?

Finora ho parlato a briglia sciolta del primo capitolo della serie, dando quasi per scontato che la maggior parte di voi l'avesse giocato. Se così non dovesse essere, Electronic Arts ci da la possibilità di recuperare il tempo (e l'incubo) perduto includendo nella confezione di Madness Returns anche un codice per scaricare l'originale American McGee's Alice... che viene comunque venduto anche separatamente su PlayStation Network e Xbox Live Marketplace.

Il mio consiglio è, se possibile, di iniziare dal capostipite per poi proseguire con il seguito. In questo modo non avrete problemi a scendere a patti con il sistema di controllo dell'originale, indubbiamente più legnoso e complicato rispetto a quello di questo sequel.

La modalità Isteria permette ad Alice di usare attacchi più potenti e resistere meglio ai colpi nemici.

La longevità è più che assicurata non solo dalla presenza di due prodotti ma anche dall'enorme quantità di "collezionabili" e segreti che Madness Returns nasconde. I Frammenti di Memoria vi permetteranno di conoscere più a fondo la storia di Alice, mentre altri oggetti come Rose, Denti e Bottiglie sbloccheranno potenziamenti per la salute e le armi, oltre ad artwork e schede dei personaggi che verranno raccolte nel menu degli Extra.

Tutto questo vi consentirà di passare almeno una ventina di ore nel delirante Paese delle Meraviglie ideato da questo geniale artista e game designer che, forse non molti lo sanno, iniziò la sua carriera nel campo dei videogiochi lavorando in id Software ai primi due capitoli di Doom.

Alice Madness Returns non concorrerà sicuramente al titolo di Gioco dell'Anno, ma nonostante le sue mancanze offre comunque un piacevole intrattenimento. In attesa di qualcosa di più "fresco" (e ancora più pazzo... qualcuno ha detto Shadows of the Damned?) il suo acquisto è comunque consigliato a chi abbia voglia di un action-platform "vecchio stile".

7 / 10

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Daniele Cucchiarelli

Contributor

Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.

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