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Solatorobo: Red the Hunter

Pilotare robot è un lavoro da cani.

Oltre alla storia principale, gran parte del divertimento sarà completare le missioni secondarie, che aumenteranno la vostra fama come Cacciatore, garantendovi così l’accesso alle missioni più avanzate. Così come i combattimenti, anche le quest non sono lunghe e tradizionali avventure alla ricerca di quell’oggetto o del tal mostro, ma brevi compiti estremamente vari come il risolvere crimini, distruggere casse, sfidare altri robot a duello e così via.

E dovrete svolgerne parecchi se volete che Dahak diventi una vera e propria macchina da guerra. Quando invece volete prendervi una pausa dai combattimenti, il vostro fido alleato è in grado di trasformarsi in una specie di astronave e sfrecciare nei cieli, in gare che ricordano molto Mario Kart, ma in mezzo alle nuvole.

Il sistema di upgrade del robot è decisamente peculiare e vi servirà più esperienza con Tetris che con l’ingegneria robotica. Potrete migliorare attacco, difesa, idraulica, danno e velocità del robot, e ogni miglioria andrà posizionata in uno o più slot. All’inizio avrete a disposizione pochi spazi, ma ottenendo determinati oggetti potrete sbloccarne degli altri, e dovrete quindi ruotare i vari pezzi per collocarli secondo gli slot che avete a disposizione. Sinceramente è più facile farlo che spiegarlo, ed è senza dubbio un incentivo a esplorare ogni angolo dei livelli per trovare gli oggetti necessari ad attivare i blocchi aggiuntivi.

Le gare tra aerei rappresentano un piacevole diversivo.
I dialoghi sono veramente tanti, ma almeno tutti in Italiano.

La cosa più assurda, perfino più del nome del prodotto, è che quando completerete l’avventura principale (attenzione, potrebbe essere uno spoiler), il gioco ripartirà da capo, con una storia tutta nuova, pronto per essere rigiocato. E non sto parlando semplicemente di qualche livello in più, o della possibilità di giocare da capo con un personaggio già sviluppato, ma di una storia totalmente nuova, con nuovi poteri, un Dahak MK 2 a vostra disposizione e la possibilità di scoprire un sacco di cose sul passato del personaggio principale.

È una sorpresa veramente piacevole, e mi scuso se ve l’ho rovinata, ma è anche una cosa molto strana a livello commerciale (immaginate la vostra faccia di fronte a un film che dura un'ora e ricomincia completamente diverso dopo i titoli di coda). Sinceramente non mi era mai capitata una cosa del genere, e forse era il caso di sviluppare tutta la storia in maniera più coesa, anche solo per evitare che qualcuno non si renda conto che il gioco è arrivato solo a metà!

Graficamente parlando, siamo al top: Solatorobo esprime a pieno tutte le potenzialità del DS con fondali disegnati a mano che si mescolano perfettamente con i personaggi in 3D, piacevoli anime d’intermezzo e colori brillanti. È veramente una gioia per gli occhi.

Ovviamente non ci troviamo di fronte al gioco perfetto: Solatorobo è facile, troppo facile, e meno male che la storia si raddoppia invece di terminare dopo qualche ora. E quando vi capiterà di morire contro un Boss, dovrete rileggervi dall’inizio tutti i dialoghi, che come già detto son fin troppi, anche per gli standard di un jRPG.

Per il resto, ci troviamo di fronte a un gioco che, se fosse uscito nella line-up di lancio del DS, avrebbe rappresentato uno dei cavalli di battaglia della console. Adesso, dopo tanti anni e tanti giochi, rimane comunque una piccola perla che vi consiglio senza esitazione.

Forse è un boccone troppo piccolo per chi vive di pane e giochi di ruolo, il sistema di combattimento potrebbe non piacere a tutti e la storia ci mette un po’ troppo ad entrare nel vivo, ma state pur sicuri che, quando vi avrà preso, sarà dura spegnere il DS.

8 / 10

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Lorenzo Fantoni

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Dentro un rugbista di 110kg dedito agli stravizi, batte il cuore di nerd vecchio stampo con lo sguardo perennemente abbronzato da uno schermo, anche d'estate.

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