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Resident Evil: Revelations - review

Vecchio e nuovo si incontrano in un incubo.

Non so chi di Capcom abbia detto, qualche giorno fa, che Resident Evil: Revelations avrebbe potuto tranquillamente essere il sesto capitolo della serie "regolare". Dopo averlo giocato per due giorni interi posso tranquillamente dire che tale affermazione non è assolutamente esagerata, almeno per quanto riguarda molti degli elementi che compongono quest'ultima avventura di Jill, Chris e compagnia bella.

Non vi parlerà della trama e delle rivelazioni a cui fa riferimento il titolo per evitare di essere linciato, ma ancora una volta vi avverto... Resident Evil, a parte Code Veronica, non è mai stato famoso per le sue trame da Oscar e anche questo episodio non fa eccezione. I colpi di scena non mancano di certo, ma difficilmente lo ricorderete per i meriti della sceneggiatura.

Il gioco è ambientato nel periodo compreso tra il quarto e quinto capitolo della serie, ma questa scena ci sembra di averla vista ancora prima...

Tolto subito questo piccolo sassolino dalla scarpa veniamo al gioco vero e proprio, che unisce le caratteristiche più moderne viste negli ultimi titoli della saga ad alcuni graditi elementi tradizionali, che ai fan di vecchia data faranno fare un gradito tuffo indietro nel passato.

L'inizio vede protagonista Jill e il suo nuovo collega, l'italo-inglese Parker Luciani. Entrambi fanno parte della BSAA (Bio-terrorism Security Assessment Alliance), organizzazione fondata dalla stessa Miss Valentine insieme al suo storico amico e compagno Chris Redfield, che abbiamo conosciuto in Resident Evil 5.

La nuova coppia si ritrova su una misteriosa nave da crociera abbandonata, un tema tristemente di moda ultimamente, luogo in cui lo stesso Chris ha lasciato la sua ultima traccia GPS prima di sparire nel nulla.

L'avvio ricorda molto da vicino quello del primissimo Resident Evil e questo è sicuramente un bene. Ambienti stretti e oscuri, illuminati spesso solo da una torcia o dai fulmini provenienti dalla tempesta che imperversa all'esterno della nave. Pochi indizi su cosa sia successo, qualche striscia di sangue qui e là, e tutto il resto sottosopra... sembra proprio di essere tornati nella vecchia e cara "mansion" nel bosco di Raccoon City!

Non manca proprio niente in Resident Evil: Revelations, neanche le porte che per essere aperte richiedono una chiave particolare, ovviamente nascosta esattamente dalla parte opposta rispetto a dove siete. Questi elementi "old style" sono però coadiuvati da una visuale identica a quella di RE 4 (e 5), ma con un paio di differenze sostanziali.

Per la prima volta un capitolo regolare di Resident Evil propone un sistema di salvataggio automatico... senza le macchine da scrivere.

"Durante gli scontri a fuoco è possibile scegliere se adottare una visuale in soggettiva o in terza persona"

Per prima cosa è possibile scegliere se adottare, durante gli scontri a fuoco, una visuale in soggettiva o in terza persona. Personalmente vi consiglio quest'ultima, decisamente più comoda, specialmente se utilizzata insieme al Circle Pad Pro di cui parleremo più avanti. L'altra differenza, ancora più importante, è che è possibile mirare e sparare mentre ci si muove, per la gioia di chi chiede questa novità da tanto (troppo?) tempo.

Questo si traduce in scontri con i nemici più dinamici rispetto alle ultime uscite, ma fortunatamente l'ulteriore orientamento verso il genere "action" viene bilanciato da una scelta di gameplay che ho particolarmente apprezzato: la penuria di munizioni e di oggetti di cura.

Dimenticatevi le vagonate di proiettili, bombolette e piantine che avete trovato negli ultimi due giochi. Nelle stanze che visiterete ne troverete ben poche... almeno di quelle visibili. Sì, perché grazie ad un simpatico nuovo gadget in dotazione ai nostri eroi, uno scanner in stile Metroid chiamato Genesis, è possibile scovare oggetti nascosti altrimenti invisibili.

Vi accorgerete ben presto che utilizzarlo diventerà importante non solo per trovare indizi su come proseguire, ma per la stessa sopravvivenza. È possibile analizzare anche i nemici e ciò alzerà la percentuale di scan del dispositivo, in misura maggiore se lo farete prima di ucciderli. Ogni volta che si raggiunge il 100% si ottiene un bonus, quasi sempre un'erba medica, e il counter riparte da zero.

Saliamo sulla nave del terrore... e vediamo come gira il gioco.

"Grazie a uno scanner in dotazione ai nostri eroi è possibile scovare oggetti nascosti altrimenti invisibili"

Personalmente non ho trovato il suo utilizzo invasivo o fastidioso, anzi la facilità con cui è possibile passare da un'arma a un accessorio tramite lo schermo touch (e la croce direzionale) lo rende una risorsa estremamente preziosa e facile da usare.

Per quanto riguarda il resto dell'arsenale, ci si ritrova su campi già battuti e ben noti. Si passa dalle due armi di partenza (il canonico coltello, che però fa decisamente più male stavolta, alla pistola standard) ad altri giocattolini che i fan di Resident Evil non faticheranno a riconoscere.

È presente ancora una volta il potenziamento delle armi, ma questa volta Capcom ha scelto un'opzione che non coinvolge venditori dalla voce rauca o cose simili. Il team di sviluppo, infatti, ha scelto di riportare in vita delle lontane parenti delle casse dei primi episodi. Trovandone una potrete cambiare l'arsenale a vostra disposizione (ogni nuova arma viene automaticamente aggiunta) e modificarne alcune caratteristiche, a patto però che abbiate trovato in giro dei componenti. Questi possono andare dal semplice miglioramento della potenza di fuoco all'aumento del caricatore e così via.

Se un nemico ferito si ferma frastornato è possibile colpirlo con attacchi corpo a corpo. Tenendo premuto Y se ne aumenta la potenza.

Quello delle casse è solo uno dei numerosi omaggi, più o meno velati, che il team di sviluppo ha voluto fare alle origini di questa serie. I più attenti di voi scoveranno parecchie citazioni, provenienti specialmente dal capostipite della saga.

Le sezioni con Jill e Parker all'interno della nave si fanno preferire a quelle con protagonisti Chris e Jessica, ma quasi unicamente dal punto di vista dell'atmosfera. Rimaniamo sempre e comunque su livelli di eccellenza, ma per il sottoscritto gli ambienti lugubri della nave sono sicuramente più affini a una serie come questa.

Una cosa comune ad entrambe le coppie di protagonisti è, purtroppo, mutuata dal famigerato quinto capitolo della saga, ovvero la quasi totale inutilità dei partner. Fatta eccezione per qualche sezione in cui sono necessari per aprire una porta o raggiungere un luogo lontano, in maniera totalmente "scriptata" fra l'altro, i due compagnucci di Jill e Chris sono praticamente inerti in battaglia.

Non importa quanti colpi gli vediate sparare contro i nemici, quasi mai saranno loro a farli capitolare e il risparmio di munizioni rimarrà una chimera... dovrete fare tutto voi. Fortunatamente, almeno, non mi è mai capitato di dover ricominciare dall'ultimo checkpoint per una sciagurata morte altrui non preventivata (come avveniva invece con Sheva in RE5), ma qualcosa di più da questo punto di vista si poteva fare.

Era dai tempi di Resident Evil 3 che si vedeva la schivata. Usando il pad e il tasto B al momento giusto è possibile evitare un attacco in arrivo.

"La struttura episodica con cui il team ha deciso di frazionare il gioco in alcuni casi spezza un po' troppo la narrazione"

La struttura episodica con cui il team ha deciso di frazionare il gioco, inoltre, in alcuni casi spezza un po' troppo la narrazione e non contribuisce a immergere il giocatore nell'atmosfera di tensione che un titolo del genere dovrebbe proporre senza soluzione di continuità. Questa scelta però ha dato l'opportunità a Capcom di far sembrare il gioco simile ad una serie televisiva, con tanto di riepilogo delle puntate precedenti prima di ogni capitolo, e la cosa, devo dire, non mi è dispiaciuta affatto... ha il suo perché.

Tecnicamente parlando ci troviamo di fronte a quanto di meglio il Nintendo 3DS abbia fatto vedere finora. Modelli poligonali, scenari, ombre, animazioni. C'è davvero tutto quello che i capitoli di Resident Evil per console casalinghe hanno fatto vedere negli ultimi tempi... ovviamente in formato ridotto, ma comunque spettacolare!

Le uniche incertezze riscontrate in tutta la durata del gioco sono rappresentate, stranamente, dai rallentamenti che il gioco subisce quando ci si trova in un ascensore o davanti ad una porta che conduce ad ambienti particolarmente grandi.

La modalità 3D è una delle migliori che siano state sviluppate su questo portatile ed è possibile, proprio come nella demo, impostarne tre profondità differenti. L'ultima è anche la più suggestiva e, com'è facile intuire, la più stancante per la vista. Io ho preferito effettuare gran parte del test in 2D per evitare di finire da un'oculista, ma indubbiamente la terza dimensione aggiunge un aura ancora più suggestiva al gioco

Cinque minuti di gameplay di Resident Evil Revelations.

"Chi aveva paura del doppiaggio in Italiano può tranquillizzarsi perché il lavoro svolto è superlativo"

Chi aveva paura del doppiaggio in Italiano, una novità assoluta per la serie, può tranquillizzarsi perché il lavoro svolto è superlativo. La recitazione è nel 90% dei casi perfetta per il contesto in cui viene proposta e le voci scelte si adattano perfettamente al tipo di personaggio ad esse collegato. Applausi a Capcom, questa volta!

Passando alla longevità, la storia principale non è lunghissima ma, a parte la possibilità di rigiocare i vari capitoli, ci sono anche altre modalità che meritano attenzione. La prima di queste si chiama Raid e per certi versi assomiglia a quella "Mercenari" vista in RE4 e RE5.

Piuttosto che proporre singoli livelli di grandi dimensioni, esplorabili in lungo e in largo con lo scopo di accumulare tempo, combo e sconfiggere più nemici possibili, questa modalità è ambientata in location (tratte dal gioco) più piccole e lineari. Prima di iniziare si deve scegliere il personaggio, il livello e magari passare al negozio per un po' di shopping pre-battaglia.

Lo scanner Genesis è utile per scovare oggetti e munizioni nascoste, ma a volte torna utile anche per risolvere enigmi e puzzle

Lo scopo finale è raggiungere la fine del percorso, rappresentata da un simbolo a forma di medaglia, uccidendo i nemici che si incontrano e accumulando bonus. Le uccisioni garantiscono nuove munizioni e oggetti e, a seconda delle zone del corpo colpite, si fanno più o meno punti ferita. Azzeccando una serie di colpi alla testa, ad esempio, si ottiene anche un bonus supplementare, che viene calcolato alla fine.

La valutazione finale garantisce poi accesso a numerosi bonus come armi aggiuntive e modifiche per quelle disponibili, ma tutti questi extra possono essere utilizzati solo nella modalità Raid e non nell'avventura principale.

"La modalità Raid e per certi versi assomiglia a quella Mercenari vista in RE4 e RE5"

Si può giocare sia in singolo che tramite connessione (locale e online) con un altro giocatore, ma da quello che ho potuto vedere gli spazi proposti dalla maggior parte dei livelli sembrano fin troppo angusti per due giocatori, il che sinceramente mi fa pensare che questa modalità sia perfetta forse più per il single-player che per il multi.

Ci sono poi le missioni, che vengono attivate e completate sia nell'avventura che in modalità Raid. In pratica sono una sorta di Achievement, che si sbloccano portando a termine determinati obiettivi. Sono classificate in base al tipo di "cosa" che bisogna fare, che può variare dal semplice raggiungimento di un punto del gioco alla sconfitta di un nemico particolare.

Questo medaglione diventerà il vostro migliore amico nella modalità Raid. Raggiungerlo significa aver finito il livello.

Ogni missione completata garantisce una ricompensa (nuove armi, nuovi livelli Raid, accessori e così via) ed è possibile riceverne di nuove anche tramite StreetPass. Passando vicino ad un altro giocatore di Resident Evil: Revelations, infatti, può avvenire uno "scambio" che viene poi notificato la volta successiva in cui si fa partire il gioco.

Prima di concludere con il meritato numeretto che tanto tutti avrete già sbirciato, fatemi fare un breve discorso sul famigerato Circle Pad Pro, che Nintendo ci ha generosamente inviato insieme alla copia del gioco. Devo ammettere di essere stato uno dei primi a criticarlo quando venne annunciato e ancora oggi che l'ho provato non posso certo dire che si tratti dell'accessorio più "cool" che si sia mai visto.

Design e solidità non sono da manuale e attaccarlo al 3DS (non prima di averlo alimentato con una pila "stilo") rende la console nettamente più ingombrante e pesante, offrendo inoltre una strana visuale con lo schermo disassato rispetto ai due pad scorrevoli. Nonostante tutto ciò, il titolo Capcom beneficia non poco del suo apporto.

Giocare a Resident Evil: Revelations senza Circle Pad Pro è un'esperienza a cui ci si può abituare, ma che certamente non può essere definita "comoda". Utilizzandolo, invece, non solo si ha una "presa" più solida (soprattutto per chi possiede mani mediamente grandi), ma l'apporto del secondo stick e dei due dorsali supplementari rende ogni singola azione decisamente più immediata. Per quanto mi riguarda merita dunqueuna promozione, nonostante rimanga una soluzione "in corsa" che presta il fianco a parecchie discussioni e critiche.

"L'apporto del secondo stick e dei due dorsali supplementari rende ogni singola azione decisamente più immediata"

Vediamo nel dettaglio il Circle Pad per Nintendo 3DS.

Consigliare Resident Evil: Revelations ad un fan della serie è fin troppo facile e sicuramente superfluo, ma farlo a chi è rimasto deluso dal quinto capitolo risulta decisamente più ostico. Gran parte del suo gameplay si basa ovviamente sugli ultimi episodi della saga, ma le novità aggiunte e i richiami alle origini rappresentano un "plus" da non sottovalutare. Attualmente a livello tecnico non esiste qualcosa che possa essere paragonato a questo gioco e il divertimento offerto sicuramente è ben proporzionato ai soldi spesi.

9 / 10

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Daniele Cucchiarelli

Contributor

Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.

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