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Dungeon Hunter Alliance - review

Una fotocopia venuta male.

Se dovessi mettere insieme le ore passate giocando con gli action-GDR usciti in questi ultimi 15 anni, probabilmente scoprirei un numero mostruosamente alto. Da Diablo in poi, passando per i vari Baldur's Gate: Dark Alliance, Champions of Norrath e Torchlight, sono stati i titoli con visuale dall'alto quelli che mi hanno più divertito da sempre, al punto da essere diventato una sorta di maniaco compulsivo del genere.

Ovviamente quando il primo Dungeon Hunter uscì su iPhone non potei fare a meno di scaricarlo e finirlo nell'arco di un solo fine settimana. Un simpatico clone di molti dei giochi appena nominati, con spunti originali pari a zero ma tutto sommato giocabile. Il secondo capitolo per sistemi iOS l'ho tralasciato per dedicarmi poi a quello uscito tempo fa su PlayStation Network, al quale questo episodio PS Vita si rifà... a partire dal nome.

Tutti gli ingredienti che hanno nel tempo reso famosi i più illustri esponenti di questo genere sono presenti anche in questo, ma allora perché quel voto alla fine che sicuramente avete già sbirciato? Semplice, perché per avere un buon piatto non basta mischiarne gli ingredienti a caso senza tenere presenti le quantità necessarie e i tempi di cottura.

Più di tre o quattro nemici su schermo equivalgono a rallentamenti frequenti e anche pesanti... sempre!

Iniziamo subito con il dire che se non siete fan di giochi simili, non sarà certo questo il titolo che vi farà cambiare idea, probabilmente dovrete aspettare Diablo III per rivedere le vostre valutazioni. Dungeon Hunter Alliance è uno di quei giochi nei quali tenere acceso il cervello serve davvero a poco perché la ripetitività delle situazioni proposte vi consentirà di andare dritti fino alla fine utilizzando il pilota automatico.

Anche in questo caso, come spesso accade, la storia è appena abbozzata e a dir poco canonica. Si inizia scegliendo un personaggio tra una delle tre classi disponibili ovvero, sorpresa delle sorprese: guerriero, mago e ladro. Come sempre ognuno di essi dovrebbe essere particolarmente abile in una specialità, ma quando il gioco ha inizio le differenze tra i tre si appiattiscono non poco. Dopo aver giocato Kingdom of Amalur: Reckoning è davvero difficile tornare indietro ad un sistema di classi così blando e superficiale.

"Ci troviamo di fronte al manuale dell'imperfetto dungeon crawler"

Per il resto ci troviamo di fronte al manuale dell'imperfetto (ovviamente in senso lato) dungeon crawler, con un'infinita sequenza di labirinti e combattimenti, tutti identici, con poche, pochissime varianti di gameplay. Gli enigmi sono solo un miraggio all'orizzonte, a meno che non consideriate il tirare una leva per aprire un portale come un puzzle...

Toccando lo schermo PS Vita è possibile accedere alla schermata del personaggio per gestirne le caratteristiche.

La progressione del personaggio scelto avviene esattamente come ci si aspetterebbe in un gioco del genere, tramite l'accumulo di Punti Esperienza e l'assegnazione di nuove abilità ogni volta che si passa di livello. Anche l'equipaggiamento viene guadagnato nei canonici due modi: dai "drop" dei nemici o negli appositi shop, che come al solito però vendono accessori e armi nettamente inferiori a quelle che si possono trovare in giro gratuitamente.

L'unica novità inserita in questa versione PlayStation Vita è rappresentata dalla possibilità di "zoomare" sul luogo dove si svolge l'azione, una cosa assolutamente inutile visto che la classica visuale isometrica di base è sicuramente anche la migliore possibile. Forse l'unico motivo per cui si potrebbe decidere di avvicinare la telecamera è per cercare di apprezzare meglio la grafica del gioco... peccato che anche questa non renda minimamente giustizia all'effettiva potenza di PS Vita.

A parte qualche piacevole effetto d'illuminazione dinamica, il resto ha un livello di dettaglio piuttosto basso. Non che un gioco come questo richieda chissà quali virtuosismi grafici, ma uno sforzo da parte del team per farci vedere di aver voluto fare qualcosa in più del semplice compitino per strappare la sufficienza sarebbe stato gradito. Fra l'altro nel corso del gioco ci si trova davanti anche ad alcuni rallentamenti e i tempi di caricamento non sono certo da applausi. Ci dispiace ma non ci siamo proprio.

"L'unica novità inserita in questa versione PS Vita è la possibilità di zoomare sul luogo dove si svolge l'azione"

Dungeon Hunter Alliance è giocabile anche in multiplayer, sia online che in modalità locale "ad-hoc". Peccato però che lo scarso successo avuto nelle prime settimane di vendita renda piuttosto difficile trovare qualche avventuriero disposto a condividere fatiche e gloria. Io ci sono riuscito una mezza dozzina di volte. Perché così tante vi chiederete voi, non ne bastavano un paio opportunamente prolungate? Sono d'accordo, se non fosse per il fatto che ogni singola partita che ho intrapreso è stata letteralmente falcidiata da continue disconnessioni dai server di gioco.

Esistono quindi motivi sufficienti per consigliare questo gioco almeno ai fan più irriducibili del genere? Probabilmente gli appartenenti a questa categoria lo avranno in realtà finito già almeno 3 volte, ma per tutti gli altri il consiglio è di rivolgersi altrove. Come accennavo nel sottotitolo di questa recensione, Dungeon Hunter Alliance altro non è che una fotocopia sbiadita di tutti i dungeon crawler usciti finora, un mero tentativo di monetizzare ulteriormente una serie che soffriva di vecchiaia già alla sua prima uscita.

5 / 10

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Dungeon Hunter: Alliance

PS3, PlayStation Vita

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Daniele Cucchiarelli

Contributor

Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.

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