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The Night of the Rabbit - review

Le fiabe non muoiono mai.

L'estate ha tutto un altro sapore quando si è bambini. Le vacanze non si limitano a pochi giorni di ferie ma quasi a un intero trimestre in cui il "sense of wonder" rende ogni periodo estivo un'avventura in cui il tempo a disposizione sembra non finire mai, e il ritorno alla normale routine qualcosa che riguarda esclusivamente gli altri.

È proprio in estate che prende il via The Night of the Rabbit, l'ultima avventura punta-e-clicca in ordine di tempo di Daedalic Entertainment, software house tedesca ormai alquanto collaudata nel ramo old school del genere e capace di sfornare ottimi prodotti come Deponia.

O meglio, alla fine dell'estate, quando il giovane Jeremiah Hazelnut (un dodicenne che si dimostra quasi degno erede di Guybrush quanto a nome), Jerry per gli amici e i giocatori, decide di dare una svolta avventurosa alle proprie avventure a soli due giorni dalla fine delle vacanze e dall'inizio di un nuovo anno scolastico. Questo almeno in teoria, visto che Jerry sotto sotto desidera diventare un grande mago, sogno che il ragazzo sa essere irrealizzabile.

I diversi mondi accessibili dagli alberi-portale sono molto variegati, ma purtroppo limitati a un pugno di locazioni.

O no? Di sicuro, la giornata comincia all'insegna della grande avventura ma prosegue con il più mondano dei compiti, vale a dire raccogliere more per la classica torta della mamma e, perché no, infilare nel copioso inventario tutta una serie di oggetti che prima o poi si riveleranno sicuramente utili. The Night of the Rabbit comincia a passo lento in quest'atmosfera rilassata e idilliaca, senza preoccuparsi di definire con precisione ambientazione e circostanze.

"La direzione artistica dell'ultima avventura di Daedalic è veramente di ottimo livello"

Ben presto a Jerry si presenta comunque un'occasione di realizzare sul serio il suo sogno, e così l'avventura prende sul serio il via all'ingresso in scena del mago-coniglio Marquis de Hoto, che fa del ragazzo il proprio apprendista. Il coniglio antropomorfo spiega infatti al ragazzo come utilizzare gli alberi-portale che affondano le proprie radici nel tessuto della realtà, portandolo via per un addestramento nelle arti magiche che, teoricamente, permetterà al giovane Hazelnut di tornare a casa prima di cena.

Il dipanarsi della trama di The Night of the Rabbit tiene fede alle premesse: mondi incantati, creature fatate, una magia che pervade un po' tutto senza nessuna spiegazione particolare e un'atmosfera scanzonata come possono esserlo le avventure di un ragazzo dell'età di Jeremiah. Il cast di comprimari con cui interagire è vasto come da copione, con troppe cose che forse restano sospese più del necessario... ma di questo ci occuperemo tra poco.

Tanto di cappello ai pennelli degli artisti di Daedalic: gli scenari di The Night of the Rabbit sono dettagliati e molto piacevoli alla vista.

Ciò che salta immediatamente all'occhio dell'ultima avventura di Daedalic è la direzione artistica, veramente di ottimo livello e in grado di andare perfettamente a braccetto con il tono generale della storia. Gli scenari sono molto piacevoli da vedere e gustare nel dettaglio, punto a favore non da poco considerando che la maggior parte del tempo viene passata a guardare lo schermo in cerca di oggetti o punti di interesse particolare.

"L'atmosfera scade visibilmente quando i personaggi si muovono e interagiscono, a causa di animazioni non all'altezza del resto"

L'atmosfera che gli scenari riescono a generare, comunque, tremola visibilmente quando i personaggi si muovono e interagiscono, a causa di animazioni non all'altezza del resto. Inoltre le locazioni non sono proprio tantissime, cosa che riduce un po' la sensazione di essere immersi in altri mondi con tutti i loro abitanti e le proprie particolarità.

Individuare i punti notevoli utili all'interazione non è un problema, in quanto Jerry può utilizzare una moneta magica in suo possesso in grado di rivelarli, con l'eccezione di alcuni segreti comunque non necessari alla risoluzione del gioco. Abusare della moneta è fin troppo facile, ma per fortuna gli enigmi restano lo stesso sufficientemente impegnativi nonostante sia possibile anche chiedere aiuto al Marquis de Hoto utilizzando, neanche a dirlo, una bacchetta magica.

La magia viene effettivamente impiegata parecchio come prevedibile, ma a parte le esigenze di storyline in alcuni casi è possibile anche utilizzare i poteri che Jerry acquisirà man mano per interagire con alcuni elementi del mondo. Daedalic non si è fermata qui nella volontà di offrire al giocatore qualcosa che esulasse dall'avventura principale, ma ha anche inserito alcuni segreti come gocce di rugiada (la cui funzione verrà scoperta a un certo punto) nascoste negli scenari da recuperare cliccandoci sopra, senza la comparsa di alcun testo o cambiamento nel cursore che aiuti a identificarle.

"All'appello abbiamo anche un gioco di carte e altri collezionabili la cui ricerca rende l'avventura più interessante"

Inoltre, Jerry ha la possibilità di far scorrere il tempo e passare dal giorno alla notte. Oltre alle apprezzabili differenze estetiche, questa funzione trova riscontro anche nel gameplay in virtù dei cambiamenti che avvengono in ogni locazione. Fa piacere che le crescenti capacità magiche vengano utilizzate più che come un semplice oggetto nell'inventario, sia per vivacizzare la scena che per aprire le porte a nuove possibilità.

Oltre a questo, all'appello abbiamo anche un gioco di carte e altri collezionabili la cui ricerca rende l'avventura più interessante. In realtà The Night of the Rabbit non soffre di una particolare mancanza di contenuti, ma del ritmo blando a cui la trama si dipana, lento anche per gli standard di un'avventura punta e clicca.

Le locazioni cambiano in maniera sensibile dal giorno alla notte, con alcuni enigmi risolvibili solo in una determinata fascia oraria.

Alcuni dialoghi, per quanto simpatici e adeguati all'atmosfera spensierata (almeno fino a quando gli eventi accelerano in vista del finale), si protraggono infatti un po' troppo e invogliano all'uso del tasto destro del mouse per lo skip delle frasi. Durante la parte centrale dell'avventura, quando gli eventi iniziano a stagnare e non ci sono grosse sorprese sulla prossima destinazione di Jeremiah, questo impedisce purtroppo di godersi appieno i diversivi come il gioco di carte già menzionato, o di gustare con calma i dialoghi.

Il ritmo accelera bruscamente (per quanto ciò sia possibile in un'avventura grafica) quando il gioco inizia a sbrogliare le varie sottotrame nel tentativo di spiegare tutto il possibile prima della conclusione finale. Il brusco cambio di passo non riesce però nel tentativo di chiarire tutto, tanto che ciò che resta in sospeso viene affidato nelle battute finali a un inforigurgito narrativo poco in linea con il resto dell'avventura.

Si tratta tutto sommato di difetti minimi, che passano in secondo piano di fronte alla bontà grafica e alla piacevolezza dell'esperienza nel suo insieme. Chi è appassionato del genere ha sicuramente pazienza da vendere, e non avrà problemi nello scoprire senza fretta l'affascinante cast, i piacevoli scenari e le occasionali gag che caratterizzano The Night of the Rabbit un po' alla volta, con il tipico ritmo di un giorno di fine estate.

8 / 10

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Emiliano Baglioni

Contributor

Emiliano si affaccia al mondo dei videogiochi all’epoca del Vic 20. Vive la sua storia di giocatore pensando che prima o poi crescerà e mollerà il joypad, ma non abbandona mai la sua passione, che riesce in qualche modo misterioso a conciliare con tutto il resto.

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