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The Raven: Legacy of a Master Thief - review

Pisolino sull'Orient Express.

Un ladro misterioso creduto morto, un viaggio sull'Orient Express e una crociera con omicidio. Elementi che fanno atmosfera solo a pensarli, e non sono gli unici che The Adventure Company ha messo nel mixer per realizzare il suo The Raven: Legacy of a Master Thief.

L'avventura ruota intorno a un gioiello inestimabile, che il carismatico ladro tenterà naturalmente di trafugare. Aggiungiamo anche una scrittrice di romanzi gialli che sembra voler richiamare alla mente Agatha Christie e non sembra mancare proprio nulla all'appello. Una bella scrollata, la formula collaudata delle avventure punta e clicca e il gioco è fatto. E invece no.

La prima volta che ho avvistato The Raven ne sono rimasto sinceramente incuriosito traendone un'impressione tutto sommato positiva "a pelle". L'atmosfera emanata da quel poco mostrato sembrava richiamare Sherlock Holmes e promettere un duello a colpi di acume e intuizioni degno di una buona avventura, e calarsi nei panni di un ladro inafferrabile o dargli la caccia potrebbe decisamente avere il suo fascino.

A bordo della nave il mistero si infittisce, ma il primo capitolo termina lasciando moltissime questioni in sospeso.

Fast forward a oggi e risveglio improvviso. Dopo che il ladro chiamato Raven, o almeno un suo emulo, ricompare e trafuga un gioiello facente parte di una preziosa coppia, ci troviamo nientemeno che sull'Orient Express. La prima sorpresa arriva dal fatto che tra tutti i personaggi del cast interessanti sulla carta, gli sviluppatori hanno deciso di farci vestire i panni di Anton Jakob Zellner, agente della polizia svizzera.

"L'atmosfera emanata da quel poco mostrato sembrava richiamare Sherlock Holmes"

Questo mite signore quasi calvo e dal baffo rampante decide di rendersi utile e ci porta quindi nella sua avventura di una vita, sulle tracce del ladro di cui sopra. Anche se nelle avventure capita di trovarsi alle prese con protagonisti insoliti, il signor Zellner ha l'aria di uno zio appena andato in pensione e ormai dichiaratosi sconfitto nella lotta alla prominente pancetta che lo caratterizza.

A parte lo spiccato spirito di osservazione e la passione per i romanzi gialli, Zellner non sembra possedere grossi tratti di rilievo nonostante dia l'impressione di essere ispirato a Poirot. Non sono per gli stereotipi, ma andando avanti nel gioco non sono proprio riuscito a entrare in sintonia con il rassicurante agente svizzero. Ma tutto sommato non è questo il problema di The Raven: Legacy of a Master Thief.

Il buon Zellner non è per l'uso della forza… ma i suoi nemici sì!

La prima parte dell'avventura è ambientata sul treno nello svolgimento di incarichi mondani, in una manciata di locazioni in cui bisogna spesso andare da una parte all'altra delle carrozze disponibili per recuperare un oggetto o parlare con uno dei personaggi. Prodigarsi in altre conversazioni dopo aver appreso qualcosa di nuovo è spesso fondamentale, come ci dicono i suggerimenti delle schermate di caricamento, cosa che abbassa il livello di sfida.

"Bisogna passare abbastanza tempo a seguire scambi di battute fin troppo affabili prima di esaurire le opzioni a disposizione"

I dialoghi non si fanno certo notare per stringatezza e, a meno di non iniziare a saltare frasi e perdersi tutto sommato una buona parte dell'avventura, bisogna passare abbastanza tempo a seguire scambi di battute fin troppo affabili prima di esaurire le opzioni a disposizione. In alternativa, alcune informazioni sono disponibili in un taccuino che viene aggiornato automaticamente ma che si rivela più scenografico che altro.

In tema di enigmi, la prima parte sul treno soffre di un numero ristretto di oggetti acquisibili che non lascia molto spazio all'immaginazione. Nella seconda parte, quando il treno lascia posto a una nave da crociera, ci si può sbizzarrire di più grazie allo scenario meno costretto. Purtroppo gli sviluppatori sembrano avere una passione malsana per gli scenari al buio che, almeno in un paio di locazioni, obbligano ad orientarsi approssimativamente con poca luce e poco di scenografico da vedere. Bizzarro.

Il cast aumenta notevolmente una volta a bordo della nave, con più personaggi con cui interagire e su cui trarre deduzioni.

In caso ci si trovi bloccati, è possibile spendere i punti acquisiti risolvendo enigmi per evidenziare tutti i punti di interazione di una schermata. Anche se i puristi delle avventure grafiche troveranno oltraggioso il pensiero di dover ricorrere a un aiuto, gran parte degli elementi con cui poter interagire è minuscola e obbliga alla lunga al classico setacciamento a spazzaneve dello schermo con il cursore, quindi la possibilità di aggirare l'ostacolo è tutto sommato benvenuta.

"In caso ci si trovi bloccati, è possibile spendere i punti acquisiti risolvendo enigmi"

È un bagaglio che il genere si porta dietro ma che in The Raven: Legacy of a Master Thief ho trovato particolarmente fastidioso, forse a causa delle zone di interazione puntiformi. Gli enigmi comunque si rivelano come promesso sempre logici... spesso fin troppo visto che la maggior parte degli oggetti va usata in maniera molto in linea con la propria natura e non, come tradizione vorrebbe, in maniera più immaginativa.

In presenza di una porta bloccata e con un'ascia nelle vicinanze, quindi, ci si troverà a sfondare la porta e poi un altro oggetto. Anche se il tutto accade in una situazione di emergenza, l'uso reiterato dello stesso oggetto in maniera estremamente logica per più volte di seguito non è un buon ingrediente per un'avventura. Stessa cosa per altri oggetti: una fionda sarà utile per rompere qualcosa, delle pinzette per afferrare un oggetto incastrato e così via. Non mi aspettavo sinceramente nessuna sorpresa come la Monkey Wrench di Guybrush, che tra l'altro non sarebbe stata adeguata, ma dover utilizzare un po' più di pensiero parallelo non avrebbe guastato.

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Nel secondo episodio le cose non cambiano e il grosso colpo di scena viene rivelato prima che il gioco ci cali nei panni del ladro. La seconda delle tre parti è abbastanza breve e ricicla gran parte delle locazioni dal primo capitolo, per cui niente in grado di far decollare la trama. Poco da segnalare sul fronte tecnico: luci e ombre del genere sono sempre le stesse, stavolta il passaggio tra le animazioni un po' troppo evidente con piroette e riposizionamenti di rito del personaggio prima di alcune interazioni. Buona invece la colonna sonora, che però non riesce da sola a creare quella suspense che manca e che avrebbe legato degnamente un intrigo di fondo interessante ma non supportato a dovere dallo svolgimento dell'avventura.

"Siamo di fronte a un intrigo poliziesco fatto di situazioni di vita o di morte cui cui però non si avverte mai la minaccia"

Alla fine il problema che veramente tarpa le ali a The Raven: Legacy of a Master Thief è la sua stessa natura. Siamo di fronte a un intrigo poliziesco avvincente, fatto di situazioni di vita o di morte che però abbiamo tutto il tempo di risolvere, di assassini in libertà pronti a uccidere ma di cui non si sente mai la minaccia, dei modi di fare compassati del buon Zellner che prende tutto con una calma fin troppo profonda e con quella cortesia che forse si addice a un agente svizzero e che ricorda più di un detective famoso, ma che da solo non è tra i tratti migliori per un qualsivoglia eroe di un videogioco.

C'è di buono che alcuni personaggi sono veramente interessanti e lo stesso Zellner sembra avere dalla sua un paio di retroscena che avrebbero potuto essere sviluppati meglio (e in questo senso speriamo nel finale), mentre la controparte criminosa del secondo episodio risulta invece anonima. Le premesse avrebbero potuto essere elaborate efficacemente nel secondo capitolo, ma invece di partire con il botto e invogliarci a vivere il resto dell'avventura, The Raven: Legacy of a Master Thief si trastulla con cast e premesse senza mai iniziare veramente a dare risposte, e finendo anzi con il riempirci il taccuino di domande prima del fatidico To be continued che non riesce a fare da apripista come si deve al capitolo finale. Consigliato solo a chi è in astinenza da avventure punta e clicca vecchio stile.

6 / 10

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Emiliano Baglioni

Contributor

Emiliano si affaccia al mondo dei videogiochi all’epoca del Vic 20. Vive la sua storia di giocatore pensando che prima o poi crescerà e mollerà il joypad, ma non abbandona mai la sua passione, che riesce in qualche modo misterioso a conciliare con tutto il resto.
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