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Blackguards - review

Eroi con tante macchie e paure.

Quello di Daedalic è un nome ormai di spicco nel mondo delle avventure, e non solo nella natìa Germania. Il passo verso altri generi dopo il consolidamento in questa nicchia è più che comprensibile, visti gli ottimi risultati raggiunti finora.

Blackguards è il risultato della prima sortita dello sviluppatore tedesco nel territorio dei giochi di ruolo. La formula scelta è quella del GDR strategico, appoggiata alla licenza di The Dark Eye. L'impostazione del tutto sembra molto classica già dalle prime battute, fatto salvo per i personaggi che non sono i classici buoni nel senso stretto del termine.

Il protagonista è infatti accusato dell'omicidio di una principessa, ed è nel soggiorno in carcere prima dell'impiccagione che farà la conoscenza di altri criminali con cui verrà formato il party. La storia, come accennato già parecchi mesi fa da Daedalic, riguarda più la fuga dei nostri anti-eroi e i loro guai con la legge piuttosto che il solito male che minaccia il mondo.

In realtà le strade del party si incrociano anche con minacce più grandi, ma lo sviluppatore tiene a sottolineare come ciò che importi ai personaggi sia salvare la pelle più che liberare il mondo dal male.

I combattimenti si svolgono in maniera molto classica. L'interfaccia in questo caso è funzionale e poco ingombrante.

La storia prende il via dopo un'introduzione volutamente fumosa che genera molte domande, ma le prime fasi permettono di trovarsi alle prese con problemi molto più mondani (come la sopravvivenza) per chiedersi troppo spesso cosa sia successo veramente nell'antefatto.

"Ai personaggi importa più salvare la pelle che liberare il mondo dal male"

Blackguards si sviluppa lungo una serie di tappe ben precise che lasciano poco spazio all'esplorazione: i movimenti avvengono tramite delle mappe, con i dungeon stilizzati a mò di piantina e molto più stilizzati rispetto alla veduta principale del mondo. Di volta in volta è sufficiente selezionare la destinazione tra quelle disponibili e assistere agli sviluppi, che spesso consistono in un combattimento.

Riposo, equipaggiamento e quest secondarie sono accessibili dalla schermata cittadina di turno, dove NPC come fabbri, guaritori, locandiere e cittadini sono individuabili da icone che ne indicano la natura. I dialoghi non sono troppo ramificati, e permettono di carpire velocemente le informazioni disponibili: scovare la maggior parte delle quest secondarie è solo questione di qualche click in più piuttosto che di minuziosa ricerca.

Lo sviluppo dei personaggi avviene tramite la spesa di punti avventura guadagnati in seguito alla risoluzione di quest e combattimenti. Il numero di attributi, talenti, tecniche, incantesimi e abilità passive è molto nutrito e rende la pianificazione un fattore indispensabile per non ritrovarsi un party inadatto.

Le sequenze di intermezzo tradiscono un lato tecnico veramente spartano.

I combattimenti seguono il classico schema dei GDR strategici, con la locazione di turno divisa in una griglia. Vari elementi dovrebbero in teoria rendere gli scontri più vivaci, soprattutto l'interazione con alcuni elementi dello scenario, evidenziabili tramite la pressione di un tasto.

"Il numero di attributi e abilità con cui sviluppare i personaggi è molto nutrito"

In alcuni casi interagire con questi oggetti non è solo consigliato, ma obbligatorio per riuscire a vincere. In una delle prime missioni, ad esempio, alcuni insetti giganti salgono dal sottosuolo per rimpiazzare immediatamente i compagni uccisi, ed è necessario tappare le vie di accesso per interrompere i continui rinforzi.

Nonostante la selezione di tecniche e armi sia varia, il sistema offre comunque pochi incentivi ad azzardare qualcosa fuori dagli schemi: concentrarsi su un nemico in particolare prima di passare al successivo mentre il guaritore di turno supporta i combattenti è più o meno l'approccio di base per la maggior parte degli scontri, ed è un peccato visto l'assortimento di abilità a disposizione.

Le regole di base non sono propriamente spartane, e in effetti la creazione del personaggio può avvenire anche in maniera semplificata per i neofiti, ma ciò si traduce più in una marea di parametri da tenere sott'occhio in fase di equipaggiamento e sviluppo che in scontri esaltanti.

Non è però questo il difetto principale Blackguards: non sempre l'originalità è un bene, e un GDR che affonda le sue radici nei canoni più classici del genere può comunque essere apprezzabile. La canonicità che toglie qualche punto al valore globale di questo primo GDR di Daedalic è quella in cui è scolpito lo svolgimento dell'avventura: malgrado l'interessante premessa del gruppo di criminali in viaggio per motivi personalissimi, il resto si appoggia pigramente a questo incipit senza svilupparlo.

"Soprattutto negli intermezzi, si nota una certa desolazione negli elementi di contorno"

Sia il protagonista che i suoi comprimari sono figure troppo generiche, così come le situazioni in cui si vengono a trovare. I motivi scatenanti di alcune quest secondarie sono scuse poco giustificabili dal punto di vista narrativo, e i già citati elementi interattivi dei combattimenti non sono sempre sfruttati a dovere. Da un alveare fatto cadere a terra ci si può aspettare qualcosa di più che un semplice effetto di danno ad area, tanto per fare un esempio.

La seconda grossa pecca di Blackguards sta nella realizzazione tecnica. Le locazioni non esaltano per resa e dimensioni e l'assenza di transizioni dalla schermata cittadina alle cripte di un vicino cimitero, o a una grotta abitata da un drago sarebbe anche perdonabile in presenza di un valido design artistico.

Sfondi e modelli poligonali sono invece nella media, e soprattutto negli intermezzi si nota una desolazione poco invidiabile negli elementi di contorno. Visto che in questo caso parliamo di estetica, possiamo comunque considerare il problema secondario rispetto alle altre magagne riscontrate.

I valori da sviluppare sono tantissimi, ma spesso è meglio investire in personaggi specializzati.

Nonostante le buone intenzioni, Daedalic sembra insomma essere rimasta vittima dell'inesperienza in questo nuovo campo. Blackguards non è un brutto GDR, ma non offre nulla di nuovo rispetto ai suoi concorrenti e non riesce a rivelarsi all'altezza delle buone premesse.

Il GDR di Daedalic si guadagna tutto sommato la sufficienza come primo esperimento in un genere ancora inesplorato dallo sviluppatore, ma avrebbe potuto osare maggiormente e strappare anche un punto in più nella votazione se il prezzo fosse stato più contenuto. Da segnalare che i testi del gioco sono tradotti in italiano e che su Steam è disponibile anche una demo, utilissima per chi volesse toccare con mano prima di lanciarsi nell'eventuale acquisto.

6 / 10

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Das Schwarze Auge: Blackguards

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A proposito dell'autore
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Emiliano Baglioni

Contributor

Emiliano si affaccia al mondo dei videogiochi all’epoca del Vic 20. Vive la sua storia di giocatore pensando che prima o poi crescerà e mollerà il joypad, ma non abbandona mai la sua passione, che riesce in qualche modo misterioso a conciliare con tutto il resto.
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