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Strider - review

Bello senz'anima.

Solo poche settimane fa vi avevamo parlato del nuovo Strider di Capcom, sviluppato dai ragazzi di Double Helix e caratterizzato da un brusco cambio di rotta rispetto ai capitoli originali della serie. Il techno-ninja inventato dalla compagnia di Osaka, infatti, ci aveva sorpreso grazie a un'impostazione in perfetto stile Metroidvania, ben lontana dall'anima di action-platform con cui lo avevamo conosciuto.

La nostra prova su strada aveva evidenziato qualche problema nei ritmi dell'azione, apparentemente mai davvero in grado di coinvolgere i giocatori. Dopo aver portato a termine la versione finale del gioco torniamo su queste pagine per confermare quanto ipotizzato nell'articolo precedente: Strider ha tante potenzialità ma non riesce mai a decollare.

Eliminati i bug e limate le imperfezioni che affliggevano il vecchio codice in nostro possesso, il titolo sviluppato da Double Helix si è rivelato fluido e gradevole grazie a un buon bilanciamento della difficoltà e all'innegabile fascino che l'eroe Capcom è in grado di dare anche in questa versione quasi monocromatica.

Alcune animazioni del protagonista, i suoi attacchi con la spada, il caratteristico salto acrobatico e la scalata con la falce, riescono ancora oggi a distinguere questo eroe mascherato dai tanti altri ninja che affollano il mondo dei videogiochi. Un solo segno distintivo è stato rivisitato in modo inadeguato: la sciarpa rossa.

Lo scontro con questo cacciatore di taglie è particolarmente riuscito per via dei suoi attacchi ad area che costringono a gestire con attenzione gli spostamenti.

In questa sua nuova incarnazione, infatti, l'ornamento di Strider Hiryu è rappresentato con un fastidioso effetto di trasparenza che non riesce mai a dare forza a un elemento visivo fondamentale, esattamente l'opposto di quanto accadde con il remake di Shinobi uscito anni fa su PlayStation 2, dove la sciarpa serviva per non perdere di vista il protagonista durante le fasi più frenetiche dell'azione.

"Il caratteristico salto acrobatico e la scalata con la falce, riescono ancora oggi a distinguere questo eroe dai tanti altri ninja"

Sotto un certo punto di vista la stoffa eterea e intangibile della sciarpa è il riassunto perfetto del nuovo Strider. C'è, si vede, mantiene un legame evidente con il passato, ma per la maggior parte dell'avventura passa inosservata dimostrando di avere solo un piccolo frammento della potenza espressiva originale.

La struttura da Metroidvania di Strider è ben studiata. La mappa è vasta e articolata e nasconde un gran numero di segreti da scovare man mano che si ottengono le nuove abilità. Esplorando le ambientazioni capita frequentemente di notare qualcosa con cui è palesemente possibile interagire, ma ci si vede costretti a passare oltre per tornare indietro a tempo debito.

Esattamente come accadeva nei vecchi capitoli di Metroid o nella saga di Castlevania, il potenziamento del protagonista inizia quasi immediatamente e si sviluppa seguendo una crescita graduale utile a dettare i ritmi dell'avventura.

Facciamoci una cultura con la video retrospettiva di Strider.

Il problema è che in questo nuovo Strider la varietà delle ambientazioni è ridotta all'osso e ci si trova quasi sempre a percorrere livelli scuri e caratterizzati da sfondi molto simili tra loro. Salvo qualche rara eccezione (come la parte con vasti mari di lava incandescente), giocando al titolo di Capcom si arriva quasi a credere di vivere in un mondo privo di colori, dove un contrasto gestito in modo discutibile dona allo spettacolo su schermo un aspetto leggermente impastato.

"La piattezza visiva è compensata da un buon gameplay, capace di offrire combattimenti movimentati"

Se siete abbastanza vecchi da ricordare lo Strider originale (o se avete a portata di mano il programma che inizia per M e finisce per AME), ricorderete sicuramente le scelte cromatiche ardite che il titolo sfoggiava, tronfio, in sala giochi. Il costume viola/blu (a seconda delle illustrazioni) del protagonista è rimasto nella storia e ha saputo affascinare anche durante le dinamiche esibizioni nella saga Marvel Vs. Capcom.

Allo stesso modo alcuni sfondi barocchi donavano al gioco un carattere forte e ben delineato che in questa versione è andato completamente perduto. Il nuovo Strider Hiryu si muove in un mondo quasi monocromatico dove le uniche sfumature degne di nota sono quelle che differenziano le varie tipologie di nemici.

Fortunatamente la piattezza visiva è compensata da un buon gameplay, capace di offrire combattimenti movimentati e di riportare alla mente parte delle meccaniche che anni fa resero tanto famoso il coin-op originale.

I due pod rotanti proteggono dai missili e sparano contro i nemici a distanza ravvicinata, incrementando l'output di danno.

Strider è in grado di usare la devastante Plasma Blade per sferrare potenti fendenti orizzontali e, all'occorrenza, un violento colpo dal basso verso l'alto utile per lanciare in aria i bersagli ed esibirsi in brevi juggle.

"L'evoluzione del personaggio procede richiamando alcuni dei vecchi power-up già visti in sala giochi"

A questo si vanno ad aggiungere una serie di abilità che, secondo lo schema tipico dei Metroidvania, vanno a potenziare tanto l'arsenale quanto le possibilità di movimento del protagonista. Dopo meno di un'ora Strider è già in grado di caricare un potente fendente con cui distruggere gli scudi dei nemici corazzati o attivare interruttori specifici, di evocare un'aquila fiammeggiante, di esibirsi in leggiadri doppi salti e di sfondare pavimenti e piccole botole con potenti calci volanti o agili scivolate.

Di lì a poco l'evoluzione procede richiamando alcuni dei vecchi power-up già visti in sala giochi, come i due pod fluttuanti utili tanto in difesa quanto in attacco, i kunai (indispensabili per attivare interruttori altrimenti irraggiungibili), l'abilità chiamata Scatto della Pantera (che permette di raggiungere rapidamente zone lontane della mappa) e altre tecniche utili per accedere a zone inizialmente bloccate.

Lo scorrere dell'avventura è generalmente piacevole ma l'assenza di un qualsiasi tipo di "momento wow" o di picchi nella difficoltà rendono Strider inferiore quel piccolo gioiellino chiamato Guacamelee che tanti giocatori ha saputo rapire, grazie a uno stile colorato e distintivo e al suo umorismo, per fare un paragone con un altro titolo scaricabile appartenente allo stesso genere.

La sciarpa rossa di Strider svolazza in questo trailer.

Sotto molti punti di vista a Strider manca tutto ciò in cui Guacamelee eccelle, ed è proprio l'eccessiva piattezza del progetto a rendere il titolo Double Helix semplicemente buono.

"La versione Xbox 360 e quella PS4 non hanno dimostrato differenze importanti"

Dal punto di vista tecnico la versione Xbox 360 e quella PS4 (le due da noi testate) non hanno dimostrato differenze importanti, al di là di una pulizia generale più accentuata sulla next-gen. Su entrambe le piattaforme l'azione scorre fluida e senza tentennamenti, nemmeno negli gli scontri con più boss contemporaneamente, durante i quali sullo schermo si affollano effetti grafici di ogni genere. Solo sulla versione PS4, occasionalmente, abbiamo riscontrato qualche lievissima perdita di frame nei momenti in cui la telecamera si allontana per mostrare una porzione di mappa più ampia.

La componente audio si mantiene in linea con il resto del gioco, con un doppiaggio generalmente buono e una colonna sonora poco incisiva (salvo le poche parti che riprendono il tema originale). Sul fronte della longevità, invece, la presenza di più livelli di difficoltà, le sfide sbloccabili e un buon numero di extra garantiscono circa 5/6 ore di divertimento.

Questo nuovo Strider è una scommessa riuscita solo in parte. Se il gameplay e il level design si assestano su livelli generalmente elevati, la mancanza di ritmo e una caratterizzazione artistica di scarso impatto ridimensionano la valutazione finale. Un vero peccato, soprattutto considerando le enormi potenzialità del brand.

7 / 10