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Platformines - review

Salti e spari in pixel art.

Steam Greenlight potrebbe essere nel suo ultimo anno di vita, o almeno così pare dalle ultime indiscrezioni che vogliono la creatura di Gabe Newell vicina al termine della sua esistenza. Del resto anche il patron di Valve non ha mai fatto mistero di vedere il termine di questo esperimento nella natura delle cose, e allora godiamoci quanto ancora di buono salta fuori dalla piattaforma di beta testing pubblico, godiamoci Platformines.

Godiamoci questo piacevole ibrido proceduralmente generato, un po' platform, un po' shooter bidimensionale, un po' Borderlands, un po' Spelunky e tutto un pixel che strizza l'occhio al nostalgico, disegnando nemici e personaggi con stile convincente. Ce lo godiamo a meno di 10 Euro e ce lo godiamo per le circa 4 ore necessarie per portare a termine la missione principale. Poi è tutto in mano al giocatore: ti piace? Lo rigiochi alzando il livello di difficoltà, puntando a scalare le classifiche online.

Pochi fronzoli, siamo incastrati in un labirinto sotterraneo e la nostra trivellona è completamente inservibile. Per fortuna che c'è un professore - scienziato che ci guida alla scoperta delle meccaniche di quello che sembra il più intricato dei formicai, e ci svela che dovremo andare a cercare i 9 fucili capaci di generare le parti mancanti della nostra trivella. Molto convenientemente questi 9 fucili sono dotati di localizzatore, quindi sulla mappa li vedremo lampeggiare nel vuoto, indicandoci più o meno la direzione da prendere durante l'esplorazione.

La premessa narrativa è tutta qui: la trivella si è rotta e dobbiamo farci strada uccidendo decine di nemici.

È così che ci lanciamo nel primo portale che ci teletrasporta fuori dagli accoglienti confini della nostra base operativa, e incomincia il grinding. Il gameplay ci porta a saltellare tra piattaforme sospese e cunicoli grazie a degli stivali speciali che ci permettono non un doppio, non un triplo, ma addirittura un quintuplo salto, facendosi beffa anche dei dislivelli più imponenti. La penalità per la caduta nel vuoto, poi, è praticamente trascurabile (si perdono pochissimi punti vita), e quindi l'esplorazione ardita e gagliarda è incoraggiata in ogni frangente.

"Pochi fronzoli, siamo incastrati in un labirinto sotterraneo e la nostra trivellona è completamente inservibile"

Nelle profondità del suolo però, non siamo soli e ben presto incontriamo la miriade di nemici che pare avere trovato rifugio tre metri (e più) sotto terra. Si va da strani esserini apparentemente amichevoli e invece fastidiosissimi a dei pipistrelli, passando per giganteschi quadrati che sembrano cellule uscite da Siamo Fatti Così, arrivando infine agli umani, vestiti delle uniformi più diverse. C'è il ninja, il cowboy, l'androide, il militare, la ragazza... Insomma, ce n'è per tutti i gusti, ed ognuno imbraccia un'arma a scelta tra le quattro categorie disponibili in gioco: pistole, fucili a pompa, SMG e lanciarazzi.

Le pistole sono la nostra scelta base, l'arma per tutti i giorni, mentre già dal fucile a pompa le cose si fanno più frizzanti grazie al devastante impatto a distanza ravvicinata. Le mitragliatrici sembrano perfette per scaricare fiumi di proiettili contro il nemico, ma è con i lanciarazzi che le cose prendono una piega davvero interessante e piacevolmente tattica.

Ogni volta che si muore si viene teletrasportati al campo base, perdendo il 5% dei propri guadagni.

Il missile che spariamo, infatti, genera danni ad area tutto intorno al punto d'impatto, permettendo di colpire i nemici anche se particolarmente rapidi o nascosti dietro le pareti. Il rischio, chiaramente, è quello di rimanere coinvolti nell'esplosione e di fare una brutta fine, ma dopo pochi minuti si impara a maneggiare il bazooka e ci si apre la strada piuttosto agevolmente tra le schiere avversarie.

"Platformines ha qualcosa in comune con Borderlands"

Questo Platformines ha qualcosa in comune con Borderlands, e il perché è presto detto: uccidendo i nemici e aprendo i forzieri sparsi per le miniere, si ottengono decine di nuove armi da valutare e scambiare con le proprie. Ognuna di queste è classificata secondo un sistema di statistiche quali danno base, velocità di fuoco e portata: dovremo dunque scegliere quella che meglio si adatta al nostro stile di gioco, vendendo le altre così da poterci permettere qualche acquisto nel negozietto al campo base.

Oltre a comprare nuovi slot nell'inventario, comunque molto utili visto che ci si riempie presto di oggetti e pietre preziose, sono i potenziamenti alla vita a rivestire un ruolo chiave nel gameplay. Non solo perché, evidentemente, più punti vita vogliono dire anche più sopravvivenza, ma perché con l'aumentare degli HP crescerà anche l'aura di luce che sprigiona il nostro personaggio, permettendoci di illuminare spazi più ampi e di avere una visione più dettagliata di cunicoli che diventano via via più labirintici.

Col diminuire dei punti ferita, diminuisce anche l'area illuminata attorno a noi: veramente un'ottima trovata.

Non basta seguire il radar verso il prossimo fucile speciale, infatti, visto che spesso ci si ritrova in vicoli ciechi, circondati da decine di nemici (comunque abbastanza stupidi, va detto). La generazione procedurale degli ambienti di gioco è uno dei punti di forza del titolo, capace di aumentarne la longevità insieme a due successivi livelli di difficoltà, di base non particolarmente elevata visto che in quattro ore si recuperano tutti i fucili e si completa la trivellona. Non ci sono missioni secondarie, si salta e si spara per il 100 % del tempo, un'attività sicuramente divertente ma che potrebbe non essere perfetta per chi cercasse qualcosa di più strutturato.

"Tecnicamente siamo nel (bel) regno del pixel, e gli ambienti sono tutto sommato vari e piacevoli da esplorare"

Tecnicamente siamo nel (bel) regno del pixel, e gli ambienti sono tutto sommato vari e piacevoli da esplorare, così come soddisfacente è il design dei nemici. Forse qualcosa di più poteva essere fatto sul fronte dell'effettistica, visto che anche le esplosioni più potenti non fanno che generare un piccolo flash, ma è il lato musicale del titolo a colpire particolarmente.

Sarà per mancanza di fondi, sarà per una precisa scelta stilistica, fatto sta che la colonna sonora di Platformines è affidata ad alcuni famosi temi presi dal repertorio classico, e rivisti in chiave chiptune. Si va dall'Ouverture de La Gazzaladra di Rossini ad estratti del Peer Gynt di Grieg, passando per la Danza della Fata Confetto da Lo Schiaccianoci di Tchaikovsky, il tutto con arrangiamenti indovinati e che non disdegnano delle arzille derive tra dubstep e drum 'n bass. Peccato però che i brani appaiano casualmente, con una funzione randomica evidentemente impostata, non sempre sposandosi all'azione.

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L'esperienza ludica con Platformines è dunque rapida, divertente, frenetica e breve, e la mancanza di una modalità multiplayer limita la rigiocabilità alle sole run con difficoltà aumentata, all'inseguimento dei punteggi più alti nelle classifiche. L'azione non è particolarmente varia, c'è un solo tipo di missione, e gli ambienti generati proceduralmente non offrono una grande varietà, anche se il tempo speso su questo titolo nato su Greenlight si rivela tutto sommato piacevole.

7 / 10

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Alessandro Arndt Mucchi

Contributor

Giocatore cronico, lettighiere notturno, cuoco discreto, giurisprudente perplesso, musicista part-time, giornalista dal 2006. Da sempre esperto di versetti.
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