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Strike Suit Zero: Director's Cut - review

Spaziale ma non troppo.

Quanti di voi ricordano Omega Boost, l'arcade coi "robottoni" sviluppato da Polyphony (si, proprio quelli di Gran Turismo) sul finire degli anni '90? Ebbene, nonostante la stampa l'avesse etichettato come una mezza ciofeca, molti giocatori lo ritengono ancora un buon arcade dalle potenzialità inespresse, visto che se il team giapponese avesse riposto più attenzione e tempo al progetto, probabilmente ne avremo visto arrivare almeno un sequel.

Restando sulle console casalinghe, tralasciando le centinaia di giochi più o meno riusciti della serie Gundam, è impossibile non citare i due capitoli di Zone Of The Enders partoriti dalla mente di Hideo Kojima, titoli che ancora oggi si trovano in cima alle classifica del genere. E chissà se vedremo mai il tanto acclamato Z.O.E. 3!

Nell'attesa che Kojima Production si decida una volta per tutte a soddisfare i fan, sbarca su PlayStation 4, Xbox One e PC la versione Director's Cut di Strike Suit Zero, indie diventato realtà grazie a Kickstarter durante il 2012 e commercializzato per la prima volta l'anno seguente in esclusiva per piattaforme Windows. Andiamo dunque a scoprire le novità e le modifiche apportate dai Born Ready Studio.

Graficamente Strike Suite Zero: Director's Cut se la cava bene nella maggior parte delle situazioni, peccato che i fondali siano troppo statici e poveri di dettagli.

Strike Suit Zero ci mette nei panni di un pilota della U.N.E. (United Nation of Earth) nel bel mezzo della battaglia finale tra flotta terrestre e le colonie aliene, ambientata nello spazio aperto nel 2299. Navicelle, corazzate, intercettatori, torrette, mine vaganti: non manca davvero nulla in questa storia composta da 13 capitoli, capaci di mettere il giocatore alle strette anche a difficoltà normale.

"A rendere le cose ancora più complicate ci si mette di mezzo pure il sistema di auto salvataggio"

A rendere le cose ancora più complicate ci si mette di mezzo pure il sistema di auto salvataggio, che salta fuori alle volte dopo ogni "ondata" di avversari, altre ancora soltanto dopo parecchie sezioni giocate. Affrontare la prima volta lo story mode a livello facile potrebbe quindi rivelarsi la scelta più azzeccata per molti, anche per abituare adeguatamente le mani ai numerosi controlli introdotti in maniera abbastanza frettolosa nel breve tutorial ad inizio campagna.

La cosa interessante di questo progetto è senza alcun dubbio la possibilità di prendere il controllo degli Strike Zero, navicelle che possono trasformarsi in potenti robot come nelle migliori serie fantascientifiche, peccato solo che la durata delle trasformazioni sia un po' troppo breve per gasare in maniera adeguata chi ci sta giocando. Per fare ciò è necessario riempire la barra del flusso facendo scorrere il tempo ed eliminare le orde di nemici che ci gironzolano intorno per una buona durata dell'avventura.

No, questa immagine non è presa da una cut-scene. Nel gioco tendono ad assomigliarsi tutte e sono di una noia mortale.

Ed è qui che salta fuori il primo vero e proprio punto debole di Strike Suit Zero, ovvero l'eccessiva ripetitività degli eventi che si manifestano nel gioco. Anche se le missioni hanno obbiettivi talvolta differenti come bombardare un incrociatore, una base avversaria, oppure difendere una nave alleata, la sensazione di trovarsi in situazioni vissute soltanto pochi minuti prima è sempre dietro l'angolo.

"Gli Strike Zero non sono gli unici mezzi che è possibile pilotare e anzi, il numero dei caccia "classici" è di gran lunga superiore"

Gli Strike Zero non sono però gli unici mezzi che è possibile pilotare e anzi, il numero dei caccia "classici" è di gran lunga superiore e offre armamenti differenti come raggi laser, missili guidati, razzi, mitragliatrici e altro ancora, elementi che sottolineano la natura arcade del prodotto, così come la possibilità di agganciare gli avversari tramite il tasto quadrato. Il gameplay quindi è il vero piatto forte della produzione, che permette di destreggiarsi tra interi eserciti spaziali pilotando "bolidi" dotati di un arsenale da leccarsi i baffi.

La spettacolarità grafica invece non si mette in discussione, complice anche un motore capace di gestire decine di esplosioni ed effetti speciali con molta scioltezza e di raggiungere i 60 fotogrammi al secondo con risoluzione a 1080p. Stesso discorso non si può fare invece per i fondali, a tratti scialbi e poco ispirati, che rovinano in parte le atmosfere apocalittiche messe in piedi dallo studio di Guildford.

Questa versione di Strike Suite Zero, oltre a qualche miglioramento grafico, porta con sé una campagna inedita composta da 5 capitoli, altri Strike Zero e un doppiaggio nuovo di zecca.

Il primo bonus incluso nella Director's Cut è la nuova campagna chiamata "Eroi della Flotta", composta da cinque capitoli e che porta con sé anche due nuovi Strike Zero chiamati Marauder e Raptor. L'elevata difficoltà di questi stage è capace di aggiungere circa 3 ore extra alle 8 necessarie per portare a termine lo story mode principale, peccato che come in quest'ultimo la trama non sia davvero nulla di speciale.

"Sono piacevoli le piccole feature pensate per il DualShock 4"

Piacevoli sono poi le piccole feature pensate per il DualShock 4, come la voce guida che avvisa della distruzione di un nemico o l'arrivo imminente di un missile tramite lo speaker del joypad di Sony, così come la possibilità di "entrare" nel cockpit grazie alla visuale in prima persona premendo il touch pad.

Anche il doppiaggio è stato riscritto da zero e offre ora dialoghi (in Inglese) decisamente più espressivi rispetto alla versione originale, ma per tutti coloro che non comprendono bene l'idioma anglosassone sono comunque presente dei sottotitoli in Italiano. Il comparto sonoro invece è stato curato da Paul Ruskai, sound designer conosciuto per aver prestato le sue musiche a numerosi videogiochi quali lo storico Homeworld di Relic Entertainment, e che in Strike Suit Zero se la cava tra alti e bassi grazie a brani evocativi alternati ad altri meno riusciti, che alla lunga risultano noiosi e ripetitivi.

Il trailer di annuncio di Strike Suit Zero: Director's Cut.

Spiace constatare di nuovo la totale assenza di una qualsiasi modalità multiplayer, opzione che senza dubbio poteva la felicità di tanti giocatori con sessioni in cooperativa e, perché no, anche competitiva, magari riprendendo qualche idea dall'appena citato Homeworld.

Nonostante una serie di difetti ereditati dalla prima release su PC, questa Director's Cut di Strike Suit Zero è senza dubbio un passo in avanti grazie ai nuovi contenuti e a un doppiaggio finalmente ben realizzato. Coloro che hanno già giocato l'originale non troveranno molte ragioni per riaffrontarlo daccapo una seconda volta, mentre tutti gli amanti della fantascienza alla ricerca di titolo ad alto tasso adrenalinico, farebbero bene a tenere in considerazione la produzione firmata Born Ready.

7 / 10

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In this article

Strike Suit Zero: Director’s Cut

PS4, Xbox One, PC, Nintendo Switch

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Manuel Stanislao

Contributor

Manuel muove i primi passi nel mondo videoludico all’età di 8 anni, dopo essere rimasto stregato dal NES del vicino di casa. Nel 2010 entra a far parte di JAVS, per poi approdare ad Eurogamer nel tardo 2011 grazie a un'ignota congiunzione astrale.

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