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Life Goes On - review

Morti alla meta.

Quanti eroi abbiamo, volenti o nolenti, mandato a morire nelle nostre avventure videoludiche? Sicuramente così tanti da perderne il conto. Sarebbe un incipit adatto alla serie Souls di Bandai Namco, che con Dark Souls 2 ci ha recentemente ricordato come la morte sia solo un rito di passaggio inevitabile nei videogiochi.

Invece, stavolta siamo qui per parlare di Life Goes On, gioco che non potrebbe essere più distante dal cupo titolo sviluppato da From Software, ma che mette anch'esso la morte al centro dell'esperienza.

Diverso, dicevamo, perché tanto per cominciare la morte non è solo inevitabile in Life Goes On, ma anche necessaria. Il titolo sviluppato da Infinite Monkeys Entertainment consiste in una serie di livelli ricchi di puzzle, che dovremo risolvere utilizzando una scorta infinita di cavalieri a nostra disposizione.

Per passare al quadro successivo, i prodi eroi devono raggiungere un graal in posizione solitamente inaccessibile, e impossibile da raggiungere al primo tentativo.

Alcuni livelli sembrano ingannevolmente semplici.

Questo introduce l'aspetto fondamentale di Life Goes On: per risolvere i puzzle tra il giocatore e l'obiettivo è necessario capire come far morire i cavalieri in modo che i loro corpi tornino utili a coloro che li seguiranno.

"Per risolvere i puzzle è necessario capire come far morire i cavalieri in modo che i loro corpi risultino utili"

I modi in cui mandare i cavalieri incontro alla loro dipartita sono naturalmente molteplici: si va dall'infilzamento su rulli appuntiti e conseguente trasformazione in appiglio improvvisato utile a una scalata, a conduttore di fortuna in circuiti aperti che attivano apparecchiature di vario tipo.

Nel mezzo, tutta una serie di ammennicoli come cannoni con cui sparare lo sventurato di turno verso un interruttore, congelamenti, raggi gravitazionali, lanciafiamme e molto altro.

I corpi dei cavalieri deceduti restano sullo schermo (lanciafiamme e conseguente carbonizzazione permettendo) e risultano fondamentali per proseguire, visto che possono tornare utili, ad esempio, per tenere premuto un interruttore mentre noi guideremo il valoroso di turno oltre l'ostacolo ad esso collegato.

Il generatore casuale di nomi a volte crea poemi come questo, che non farete neanche in tempo a leggere prima che il cavaliere muoia in qualche modo strambo.

Infinite Monkeys ha curato adeguatamente la curva di apprendimento, che conduce gradualmente verso livelli sempre più ampi e complessi. I 50 quadri, divisi in tre ambientazioni differenti per tema generale e sfide, culminano alla fine di ogni sezione in un livello particolarmente complesso e in alcuni casi anche abbastanza scenografico.

"Infinite Monkeys ha curato adeguatamente la curva di apprendimento"

La formula ideata dagli sviluppatori è accattivante e presentata in modo scherzoso e buffo quanto basta, nonostante le miriadi di sacrifici che ci si trova a fare in ogni livello.

A differenza di quanto accade in altri puzzle game, Life Goes On non vincola il successo a limiti di alcun tipo. Niente impedisce di mandare a morire in maniera atroce schiere su schiere di cavalieri, ma la sfida sta invece nel completare i vari livelli entro alcuni parametri come tempo totale e numero massimo di cavalieri deceduti, e nel riuscire a mandare un cavaliere in bocca a un mostro peloso di nome Jeff, ben nascosto in ogni quadro.

Anche superati i limiti, per proseguire è comunque sufficiente arrivare al graal e cimentarsi nuovamente nell'impresa in caso si voglia perfezionare il proprio risultato. In questo modo viene a mancare una certa componente di tensione, ma allo stesso tempo non si rischia di incastrarsi in situazioni frustranti come spesso si rischia nei titoli del genere.

A fronte di una buona varietà di livelli e combinazioni di situazioni e trappole mortali, Life Goes On non brilla invece particolarmente per quanto riguarda la presentazione. I cavalieri in particolare, nonostante gli improbabili nomi generati casualmente in grado di strappare talvolta una secca risata, sono tutti uguali.

"Niente impedisce di mandare a morire in maniera atroce schiere su schiere di cavalieri"

Questo, congiuntamente alla scorta infinita di eroi a disposizione, rende un po' anonimo l'incedere nei vari livelli. Non si creano legami di qualche sorta come avveniva ad esempio con il glorioso Cannon Fodder, e gli eroi di Life Goes On risultano paradossalmente la vera e anonima carne da cannone.

Vista l'ineluttabilità della morte nel titolo di Infinite Monkeys, meccaniche diverse forse sarebbero state inadeguate, ma si sente comunque la mancanza di qualcosa che avrebbe potuto arricchire in qualche modo il tragicomico incedere dei paladini verso la fatidica meta.

La formula decisamente immediata e anti-stress, intendiamoci, è coerente, ma proprio per questo rinuncia a complicazioni che avrebbero potuto essere tranquillamente relegate in una modalità separata o a un'altra soluzione in grado di fornire una sfida maggiore agli amanti più incalliti del genere.

Una bella cannonata con rimbalzo, e l'interruttore impossibile da raggiungere non sarà più un problema.

Alla fine risultano un po' pochi anche i livelli, che a fine gioco lasciano la voglia di altri quadri in cui cimentarsi. Ciò testimonia il buon lavoro svolto dagli sviluppatori, a cui si può imputare ben poco a parte il non aver sfruttato maggiormente una formula facilmente assimilabile, intuitiva e originale.

Con un numero maggiore di livelli o qualche altro tocco ad arricchirlo, Life Goes On avrebbe potuto veramente brillare. Anche così non è da buttare via, ma è troppo facile per essere ripreso in mano una volta finito e ha un ciclo di vita troppo corto, nel quale comunque è in grado di divertire... proprio come i suoi simpaticamente sventurati protagonisti.

7 / 10

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A proposito dell'autore
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Emiliano Baglioni

Contributor

Emiliano si affaccia al mondo dei videogiochi all’epoca del Vic 20. Vive la sua storia di giocatore pensando che prima o poi crescerà e mollerà il joypad, ma non abbandona mai la sua passione, che riesce in qualche modo misterioso a conciliare con tutto il resto.
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