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La profonda complessità di To End All Wars - review

La Prima Guerra Mondiale come in un gioco da tavolo.

La Grande Guerra non è tra gli scenari preferiti per i videogiochi: meno chiara del secondo conflitto mondiale nella divisione tra buoni e cattivi, meno armi spettacolari e moderne, e largamente legata (almeno nell'immaginario comune) alla guerra di posizione sul fronte franco tedesco, non è il contesto più adatto agli shooter che vanno per la maggiore.

Certo, se invece ci volgiamo verso il mondo degli strategici il discorso cambia e la Prima Guerra Mondiale diventa un intrigante scenario dove si scontrano gli ultimi imperi e i carri armati, le cariche di cavalleria e le mitragliatrici, attraverso un'Europa che è la gioia per ogni cartografo.

Non c'è solo (l'ottimo) Valliant Hearts allora, ma per esempio possiamo rivivere quei drammatici anni con un approccio più storico e meno emotivo in To End All Wars, strategico che più strategico non si può. Il primo impatto con il titolo AGEod può essere spiazzante per il neofita, visto che anche il tutorial, per quanto preciso, rischia di smontare la buona volontà dell'inesperto a colpi di statistiche e nozioni. Bisogna allora prendere fiato, e avvicinarsi piano piano, sottovoce, a quello che è un Risiko potenziato alla massima potenza.

Ecco l'esito di uno scontro: vincere le battaglie è più che altro una questione di pianificazione.

Il primo scoglio da superare è quello estetico, visto che To End All Wars non è pulitissimo nell'interfaccia, tanto che quasi sembra una scelta stilistica quella di proporre dei menu e dei controlli imperfetti come sporca è l'atmosfera del primo conflitto mondiale. Si viene soverchiati da una blitzkrieg di pulsanti, numeri, descrizioni, e soprattutto non è che si venga proprio presi per mano e guidati passo per passo. Come dicevamo il tutorial non è mal fatto, ma il suo essere composto da una lunga sequenza di istruzioni da leggere non semplifica certo le cose, e già richiede un discreto sforzo per essere domato dal giocatore con la soglia d'attenzione più bassa.

È la gestione delle unità a rivelarsi particolarmente macchinosa, con la necessità di trascinare ogni singolo gruppo militare attraverso lo schermo e, soprattutto, dovendo ogni volta impostare il tipo di movimento, selezionando le strade ferrate da un menù per evitare di far attraversare tutta l'Europa a piedi ai nostri soldati, con effetti decisamente negativi su morale e capacità combattiva. Sempre sul fronte delle cose che ci sarebbe piaciuto vedere più curate troviamo i tempi di caricamento, inspiegabilmente lunghi sia in fase d'avvio che, soprattutto, tra un turno e l'altro.

Ma passiamo ai lati positivi di To End All Wars, perché sono proprio questi che potrebbero fare la gioia di ogni appassionato di strategia militare. Chiariamo subito che gli scontri vengono decisi da semplici schermate che ne riportano l'esito, e al giocatore non è permesso di andare a controllare direttamente le unità coinvolte. Il gameplay è dunque strategico al 100%, con una forte enfasi sulla pianificazione e sullo studio delle potenzialità dei propri soldati, attività fondamentali per la buona riuscita degli scontri.

Il mondo di gioco è un campo minato di informazioni e non è semplice muovercisi senza una guida.

Si cerca dunque di scoprire i movimenti avversari, si decide quali unità muovere, in che maniera e con che atteggiamento, e si spera che i propri calcoli si rivelino corretti. Il ritmo di To End All Wars è lento e misurato, non c'è spazio per le azioni avventate tante sono le variabili da tenere presenti, e le partite possono durare tranquillamente svariate ore nelle quali l'adrenalina è praticamente assente. Bisogna chiarire questo punto, perché stiamo parlando di un prodotto piacevolmente tecnico, pensato per chi già abbia una certa dimestichezza con le produzioni di questo genere.

Di nuovo torna il tema della complessità, poi, quando si analizzano le opzioni di gioco: fin da subito le proporzioni dello scontro appaiono decisamente grandi e si è chiamati a tenere presenti molte variabili, mentre un approccio un pelo più graduale avrebbe potuto facilitare l'avvicinamento. Anche i giocatori più esperti potrebbero avere bisogno di qualche turno prima di capire esattamente come gestire l'aspetto militare e diplomatico dello scontro, quest'ultimo solo accennato, per poi avere il controllo di un'esperienza molto vicina a quella di un bel gioco da tavolo.

Oltre ad offrire una complessità davvero soddisfacente, To End All Wars riesce nel compito di immergere il giocatore nell'atmosfera giusta grazie a diversi accorgimenti. Molto accurate sono le descrizioni storiche di unità, personaggi e aree geografiche europee, e soprattutto raffinata e attenta è la selezione di brani che accompagna i nostri combattimenti.

C'è spazio anche per la componente diplomatica, anche se il cuore del gameplay è la strategia militare nel senso più ampio del termine.

Non c'è sempre una musica di sottofondo e gli effetti sonori non sono particolarmente degni di nota, ma ogni tanto parte una vecchia canzone di guerra recuperata, apparentemente, da registrazioni storiche: sentire "La leggenda del Piave" (tra l'altro inno nazionale dal 1943 al 1946) proprio mentre si muove sul fronte italo-austriaco ha il suo bell'effetto, ed anche gli altri canti di guerra presenti nel gioco contribuiscono all'immersione.

Se non fosse per la legnosità dell'interfaccia e i tempi di caricamento troppo lunghi (giustificati solo in parte dalla mole di dati gestita), To End All Wars sarebbe il gioco perfetto per l'appassionato di strategia pura. L'azione è nulla ma è proprio questo che rende il titolo di AGEod in grado di soddisfare chi cerchi un'esperienza tecnica, accurata e profonda. Una maggiore cura nella realizzazione tecnica e una curva della difficoltà più morbida avrebbero reso il gioco intrigante per molti più utenti, anche se l'impressione è che sia stato pensato per i giocatori che già conoscono quello a cui vanno incontro.

7 / 10

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To End All Wars

PS3, Xbox 360, PC

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A proposito dell'autore
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Alessandro Arndt Mucchi

Contributor

Giocatore cronico, lettighiere notturno, cuoco discreto, giurisprudente perplesso, musicista part-time, giornalista dal 2006. Da sempre esperto di versetti.
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