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Mount and Blade Warband: Viking Conquest - recensione

Aspettando Bannerlord…

Il vasto panorama di titoli PC è pieno di piccoli gioielli grezzi, che sotto un aspetto tecnico non proprio all'ultimo grido nascondono idee e soluzioni di gameplay veramente appassionanti. Se ci fosse un concorso per il titolo dai bordi più ruvidi, beh... a fianco delle succitate perle sarebbe sicuramente in corsa per il premio finale anche Mount & Blade, la cui spigolosità può essere paragonata, più che a una gemma grezza, a un'incudine.

Il titolo creato dalla turca Taleworlds non è infatti uno di quei titoli che possano definirsi belli da vedere, ma la particolare formula sandbox e l'ambientazione medievale lo hanno reso uno dei giochi più sostenuti dalla propria community. In attesa di Mount & Blade II: Bannerlord, annunciato ormai più di due anni fa e di cui si sa ancora ben poco, Taleworlds propone questo Viking Conquest, DLC creato dal team Brytenwalda (autore del popolare mod omonimo).

I capisaldi fondamentali di Mount & Blade restano gli stessi: il nostro personaggio si muove su una mappa globale punteggiata da insediamenti e percorsa da truppe, bande di briganti, inermi paesani e caravan commerciali che si spostano da una città all'altra, con l'aggiunta delle navi che in un'ambientazione vichinga non potevano mancare.

La storia principale soffre dell'interfaccia goffa tipica di Mount & Blade, ma è una gradita aggiunta al gameplay sandbox.

Su questa mappa si ha piena libertà di movimento e, grazie a un'ampia serie di possibilità offerte dal gioco, anche di azione. Assoldare miliziani senza esperienza da trasformare con il tempo i veri soldati, farsi un nome dando la caccia ai banditi, partecipare a tornei, cercare incarichi da parte dei borgomastri o dei lord locali, farsi assoldare come mercenari e partecipare nelle guerre tra regni, oppure saccheggiare e sfidare quegli stessi regni... non ci sono praticamente limiti alle svolte che si possono dare alla propria vita in Mount & Blade, con tanto di conquista in prima persona del regno o ribellioni.

Il tutto è legato dai combattimenti, che per quanto caratterizzati da quella ruvidità grafica e tecnica di cui dicevamo poc'anzi, sono uno dei punti di forza del titolo di Taleworlds, con centinaia di truppe schierate a combattersi su terreni aperti, pendii scoscesi o anche in assedi per la conquista o difesa di una fortezza.

Il combattimento è alquanto immediato: i due tasti del mouse sono delegati a difesa e attacco, e vanno utilizzati muovendo il mouse stesso in varie direzioni per determinare la direzione di colpi e parate. Armi di vario tipo anche da distanza e possibilità di caricare a lance in resta offrono parecchi stili di combattimento tra cui scegliere, e la possibilità di impartire ordini alle truppe amplifica le possibilità tattiche.

Su questa ricca base poggia Viking Conquest, che offre una profonda trasformazione dell'ambientazione e perfino delle meccaniche note agli appassionati di Warband, arrivando ad affiancare al gameplay sandbox anche una storia che è possibile portare avanti a piacimento. Le novità, alcune delle quali già viste in Brytenwalda, cominciano dalla creazione del personaggio. Stavolta trovano posto nella scheda del personaggio anche voci come la religione (pagana o cristiana), e in gioco è contemplata anche la possibilità di imparare a leggere.

Le armate rispecchiano le loro reali dimensioni sulla mappa, rendendo più facile scorgere i lord in campo aperto.

In fase di creazione è possibile anche abilitare alcune opzioni che cambiano drammaticamente lo svolgimento degli scontri, prima tra tutte quella per la resistenza che limita pesantemente movimenti e danni causati in caso di sforzo eccessivo.

Stesso discorso per le armature, con delle penalità agli attributi apportate da quelle più pesanti. Questo fattore influenza sia il proprio personaggio che le truppe, aumentando decisamente il valore strategico delle truppe leggere e scongiurando, ad esempio, le cariche inarrestabili di cavalieri Swadian di Warband.

La storia principale può essere anche totalmente esclusa in favore di una campagna totalmente aperta e gli amanti delle sfide possono infine scegliere se il reclutamento di uomini può essere disponibile da subito o solo dopo aver conquistato la fiducia dei locali o dei loro sovrani... dopotutto, chi vorrebbe servire in battaglia un emerito sconosciuto senza nome, fama e armi?

L'azione sulla mappa principale è rimasta molto simile, con piccole eccezioni come le armate che ora mostrano effettivamente più uomini anziché la sola icona principale, o i traghetti che permettono di risparmiare tempo guadando il tratto d'acqua tra due lembi di terra vicini.

Le navi, come è lecito aspettarsi da un'espansione a tema vichingo, hanno un'importanza notevole al punto da avere skill dedicate che influenzano grandezza della flotta e velocità in mare. Prima di potervi mettere piede, però, serve parecchia gavetta in un mondo molto più aspro di quello di Warband (anche abilitando il reclutamento facile).

In caso si venga abbattuti in combattimento, lo scontri continuerà gestito dall'IA invece che concludersi automaticamente con la disfatta.

Che si scelga di giocare attivando la storia o in puro sandbox, il nostro protagonista in Viking Conquest parte solitamente molto male, con pochissime risorse, armi dalla dubbia utilità e pericoli pronti a sorprenderlo anche nel più breve dei viaggi.

Le prime ore di gioco sono infatti un girovagare con gli occhi all'erta nella speranza di evitare le sparute bande di ladri della zona iniziale e reclutare qualche disperato. La mappa è punteggiata da qualche luogo aggiuntivo rispetto ai soliti città-villaggio-castello di Warband. Per le varie isole nordiche ci si può infatti imbattere in fattorie (in cui comprare provviste ma anche reclutare contadini), monasteri che il vostro io pagano potrà dedicarsi a radere al suolo, cave di pietra in cui vendere eventuali prigionieri e perfino antiche rovine misteriose.

Le opzioni a disposizione in fase di gestione delle proprie forze sono più numerose che in Warband. Anche un incontro con dei ladri sbandati può trasformarsi in un'occasione di reclutamento ma far sviluppare questi combattenti improvvisati in truppe degne di questo nome è un'impresa molto più difficile.

Truppe d'elite veramente massicce, come gli huskarl, non lo sono solo di nome ma appaiono anche più imponenti sul campo di battaglia e spesso resistono del tutto a colpi non fortissimi portati in zone protette (una lezione che si impara duramente al primo scontro con un berserker).

Gli scontri particolarmente numerosi continuano a essere uno dei punti di forza di Mount & Blade.

I ritocchi apportati ad alcuni elementi problematici di Warband si fermano invece solo a un certo punto, mancando sorprendentemente di alcune correzioni già presenti in Brytenwalda. Le provviste, ad esempio, sono molto più abbondanti e permettono di occupare meno slot dell'inventario, ma manca un'opzione nel menu cittadino per incontrare direttamente il rappresentante locale che va invece cercato aggirandosi in prima persona per le strade.

Nelle fasi iniziali, Viking Conquest decolla quindi piuttosto lentamente, complice anche l'interfaccia di Mount & Blade non proprio adatta allo sviluppo di una trama. Gran parte dei punti di forza dell'espansione, come il combattimento marittimo e la costruzione e gestione di una propria base migliorabile in molti modi, non arrivano che dopo essersi fatti le ossa, o peggio essersele fatte rompere. Tra le modifiche figura anche un sistema di ferite che può penalizzare il proprio personaggio dopo un colpo particolarmente duro subito in battaglia, o portare alla sua dipartita e al conseguente game over.

Superata questa ripida salita iniziale, Viking Conquest acquista decisamente punti, con scontri interessanti e ambientazioni più vive grazie a elementi di contorno come guerrieri che si allenano nei villaggi o le succitate battaglie marine.

Proprio come il suo genitore Warband, questo lavoro del team Brytenwalda mostra però tutti i limiti del vecchio motore di Taleworlds, che più che mai necessita di rinnovamento. Chiudendo un occhio sulla grafica tutt'altro che spettacolare, che non ha impedito a schiere di appassionati di macinare centinaia di ore su Warband, il gioco è afflitto anche da piccole spigolature come qualche secondo di lag quando si entra in una schermata cittadina o vi si torna da un menu secondario.

Pur non brillando, gli insediamenti sono più estesi e credibili rispetto al gioco base.

Nonostante la schiera di modifiche apportate dagli sviluppatori, Viking Conquest a volte presenta punti di contatto troppo evidenti col predecessore per assumere un'identità tutta sua. Tra le nuove musiche, ad esempio, fa spesso capolino qualche traccia classica di Warband.

Le missioni che capita di svolgere, poi, sono nella maggior parte dei casi esattamente le stesse: raccogliere tasse arretrate per conto di un lord, dare la caccia a un fuggitivo o aiutare gli abitanti di un villaggio a respingere dei banditi, sono attività fin troppo familiari a chi non sia digiuno di Mount & Blade, e attenuano il fattore novità di un'espansione ambiziosa come Viking Conquest.

Per fortuna, parecchi glitch e bug rilevati al lancio sono stati corretti con le prime patch, rendendo più godibile questo pacchetto la cui colpa più grande è non andare fino in fondo in quello che con qualche sforzo in più avrebbe potuto essere un rifacimento quasi totale di Warband.

In ogni caso l'offerta è ampia, e nonostante le classiche spigolosità che accompagnano Mount & Blade in ogni sua incarnazione, questo potrebbe essere il diversivo che attendevate per ingannare l'attesa per Bannerlord. Peccato per il prezzo (€14,99 su Steam), che avrebbe reso Viking Conquest decisamente più appetibile se solo fosse stato più contenuto.

6 / 10

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Emiliano Baglioni

Contributor

Emiliano si affaccia al mondo dei videogiochi all’epoca del Vic 20. Vive la sua storia di giocatore pensando che prima o poi crescerà e mollerà il joypad, ma non abbandona mai la sua passione, che riesce in qualche modo misterioso a conciliare con tutto il resto.

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