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Criminal Girls: Invite Only, tra mostri e sculacciate - recensione

Una conversione da PSP per jappomaniaci.

La PS Vita non ha giochi, non c'è nulla d'interessante da giocare e, soprattutto non ci sono vere e proprie esclusive come quelle Nintendo. Frasi del genere si leggono ovunque, sin quasi dall'uscita della console. La verità è però che la console portatile di Sony vanta un buon parco titoli per gli appassionati dei giochi nipponici.

Certo si sente la mancanza di perle come Bravely Default, ma ogni tanto qualche piccola gemma la vediamo anche sulla console di Sony. Non è ovviamente il caso di Criminal Girls: Invite Only che, approdato ora in occidente, non è tanto un capolavoro, quanto uno di quei particolari titoli nipponici che, probabilmente, hanno fatto impazzire i censori italiani.

Per farla molto breve, Criminal Girls: Invite Only è un JRPG in cui il giocatore misogino potrà dare libero sfogo alle sue perversioni, punendo il suo party (completamente composto da donne). Ovviamente, in realtà la cosa è più complicata di quanto sembri.

La trama prende piede presentandoci il nostro personaggio, nuovo assunto per lavorare all'inferno. Niente di dantesco ovviamente, ma un aldilà costruito a mo' di prigione, dove le anime dei criminali devono affrontare un complesso rituale di purificazione per poter poi essere ammesse alla reincarnazione e, quindi, a una nuova vita.

Durante i minigiochi potrete, ehm… toccare le ragazze sullo schermo, che si mostreranno sempre di più man mano che salirete di livello.

Lo scopo del protagonista è quindi quello di guidare le detenute (bellezze manga di diverso tipo, età e corporatura) per tutta la scalata della torre infernale, fino al completamento del rituale. All'inizio si tratterà di accompagnare una manciata di ragazze, cui poi se ne aggiungeranno altre, ciascuna con la sua storia e il suo peccato capitale.

Nonostante la premessa, un intreccio del genere serve unicamente a introdurre un dungeon game dove, di piano in piano, il giocatore esplorerà segrete e labirinti alla ricerca dell'uscita e di tesori di vario genere. L'inferno è infatti disseminato di oggetti utili, come pozioni e affini, nonché di mostri di vario genere.

Per affrontare i mostri non sarà indispensabile combattere in prima persona, ma piuttosto ordinare, alle quattro ragazze che sceglieremo di schierare, l'attacco o l'oggetto da usare in quel determinato momento, come in un qualsiasi gioco di ruolo a turni.

La particolarità sta nel fatto che il carattere peculiare di ciascuna delle ragazze intreccerà il nostro modo di combattere. Non tutte saranno sempre disposte a seguirci, e dovremo fare del nostro meglio per convincerle e ingraziarcele, non lesinando neanche sulle punizioni corporali.

I dialoghi sono spesso interminabili, ma anche essenziali per prendere decisioni in merito alla storia. Non sempre è utile saltarli.

A questo punto entra in gioco il sistema di punizioni di Criminal Girls: Invite Only. Quando non basterà più l'opera di convincimento, il nostro personaggio dovrà punire le sue ragazze e la scelta del supplizio spetterà proprio a noi. Una classica sculacciata o qualcosa di più fantasioso? Poco importa quello che decideremo, l'effetto sarà assicurato, anche se ammettiamo che, moralmente, la cosa ci perplime alquanto.

Se Criminal Girls: Invite Only non brilla per giocabilità, ciò non accade nemmeno per quel che concerne la realizzazione tecnica. La definizione dei fondali non è ottimale e spesso si nota una certa approssimazione in alcune ambientazioni. Si vede che non tutti i dungeon sono studiati come dovrebbero, visto che spesso consistono in un groviglio di labirinti tutti uguali da esplorare.

Decisamente migliore il character design che mostra, nelle varie fasi di gioco, personaggi manga in stile classico e poi super deformed (nei combattimenti), tutti sempre riconoscibili e curati. Peccato solo che anche qui la qualità degli sprite sia decisamente bassa, con personaggi sfocati che non rendono giustizia alla definizione dello schermo di PS Vita.

Il titolo sembra infatti far le spese dell'uscita avvenuta in origine su PSP. Il lancio giapponese del gioco è infatti avvenuto qualche anno fa sulla precedente console portatile di Sony. Tale natura, unita a una conversione non proprio eccelsa, mette in evidenza i difetti grafici appena esposti ed altri non meno gravi.

Le schermate di combattimento sono poco più di una manciata di sprite e di menu, delle animazioni migliori sarebbero state gradite.

Il supporto dello schermo tattile, ad esempio, è quasi assente e relegato a una ristretta gamma di minigiochi di lieve stampo erotico, come per esempio alcune delle punizioni corporali da infliggere alle ragazze, e pochissimo altro.

Tirando le somme appare evidente come Criminal girls: Invite Only sia unicamente un JRPG senza infamia e senza lode che punta sulle peculiarità di ragazze e punizioni. Non gioca a suo favore neanche la poca cura insita nella conversione da PSP che, ad oggi, mostra chiaramente la sua età (il gioco originale è del 2010).

Detto ciò non è possibile non ammettere che, per quanto non apporti al genere assolutamente nulla, il titolo non è di certo da buttare. I fan dei dungeon e del particolare stile potrebbero trovare in questo titolo ore di svago che, altrimenti, dovrebbero cercare in giochi importati.

5 / 10

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Criminal Girls

PlayStation Vita

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Fabio Davide

Contributor

Giocatore fin dalla più tenera età, fagocita di tutto ma digerisce solo i veri capolavori. Dopo 7 anni nel settore del gaming aveva pensato di trovarsi un lavoro nella ristorazione, ma poi ha ceduto al fascino di Eurogamer.
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