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Le Steam Machine di Valve sembrano un flop - articolo

Serve una strategia più chiara per i consumatori e la certezza del supporto a Vive.

Presentando il suo casco da realtà virtuale realizzato in collaborazione con HTC, Valve ha riscosso un enorme successo alla GDC di quest'anno. Forse non abbiamo già trovato il vincitore della futura guerra della VR ma senz'altro tutti i modelli già noti hanno scoperto un serissimo rivale, che il mese scorso a San Francisco ha chiaramente acceso l'interesse sia degli sviluppatori che della stampa. Pochi di quelli che sono stati alla fiera parlano di altro che non sia il Vive.

Per Valve questo è un bene da due punti di vista. L'incredibile impatto ottenuto dal suo headset ha infatti eclissato l'altro annuncio hardware effettuato dall'azienda, ossia i nuovi dettagli sull'iniziativa delle Steam Machine. Normalmente questa potrebbe essere una seccatura ma in tal caso è probabilmente un bene, perché l'intero progetto Steam Machine sembra raffazzonato e deludente.

Riassumiamolo brevemente: le Steam Machine sono il tentativo di Valve di creare una gamma di attraenti PC dal form-factor compatto, realizzati da produttori di terze parti ma con il marchio di approvazione della stessa Valve (ecco perché si chiamano "Steam Machine" e non semplicemente "PC"), equipaggiati con un sistema operativo proprietario e basato su Linux. Il tutto per connettersi ai televisori del vostro salotto e lasciarvi giocare con un joypad anch'esso disegnato da Valve. Dal punto di vista dei consumatori, si tratta di console incentrate su Steam, di un modo per avere accesso alla libreria del popolare store digitale (almeno quella compatibile con Linux) tramite un dispositivo semplice da comprare, configurare e controllare, disegnato per il salotto di casa.

Consentendo l'utilizzo del proprio marchio, Valve dovrebbe mostrare un maggior controllo sulle specifiche e le prestazioni delle Steam Machine.

Senz'altro una bella idea, che però va eseguita con grande attenzione. Soprattutto, per funzionare, necessita di una grande capacità di controllo: Valve non sta creando essa stessa le macchine ma dal momento che vi sta apponendo la sua approvazione ufficiale (consentendo ad esse di utilizzare il trademark di Steam e promuovendole sotto il nome del servizio Steam), dovrebbe avere il potere di imporre vari standard riguardanti le specifiche e le performance, assicurando ai futuri acquirenti il diritto di avere un modo semplice, chiaro e trasparente di comprendere il calibro della macchina che stanno comprando e la performance di gioco che possono legittimamente aspettarsi.

Sin dal primo annuncio dell'iniziativa, sono stati immaginati vari modi di implementare tutto ciò: forse ci sarebbe stato un punteggio numerico assegnato ad ogni macchina, che permettesse agli acquirenti di capire il rapporto tra prezzo e prestazioni offerte? O magari sarebbero stati creati diversi "livelli" di Steam Machine, con un tot di spazio di manovra per consentire ai vari produttori di distinguere i loro modelli, continuando però a dare ai giocatori un'indicazione orientativa come il famoso "Good - Better - Best" di cui si parlava inizialmente? Ognuno di questi sistemi di valutazione dovrebbe essere rappresentato anche nello store di Steam, così che si possa capire chiaramente quale gioco è adatto a quale Steam Machine e viceversa.

In ultima analisi, sembra che la decisione finale di Valve sia la peggiore possibile, almeno dal punto di vista del consumatore: l'azienda guidata da Gabe Newell ha infatti deciso di non fare nulla di tutto ciò. La pagina ufficiale delle Steam Machine, lanciata sul sito di Steam durante la GDC, elenca 15 diversi produttori coinvolti nel progetto, molti dei quali offrono tre o più modelli a prezzi differenti e con performance ampiamente variabili. Non c'è assolutamente alcun modo di paragonare le performance o persino di capirle con chiarezza, tra tutti i modelli in offerta.

La pagina delle Steam Machine mostra un assortimento di hardware e di prezzi capace di mettere in crisi anche l'occhio più esperto.

A meno - ovviamente - di analizzare pezzo per pezzo le schede grafiche, i processori e le memorie utilizzati da ognuna. Se avete le conoscenze necessarie per effettuare valutazioni del genere, però, con buona probabilità siete anche quel tipo di consumatore che risparmia soldi acquistando separatamente i pezzi e assemblandoseli da solo. In poche parole: non avete bisogno di una Steam Machine.

Insomma, a meno che Valve non abbia ancora qualche grosso coniglio da estrarre dal cilindro prima del prossimo lancio delle Steam Machine (che dovrebbero debuttare in autunno), Newell e soci sembrano aver completamente abbandonato l'idea di rendere l'acquisto di un PC da gioco più semplice per i consumatori meno esperti... cancellando in partenza la principale ragione d'essere delle Steam Machine.

L'idea era quella di far "consolizzare" e dunque massificare il gaming su PC, ma tale risultato non si ottiene semplicemente creando macchine dalla forma compatta: c'è chi lo fa già da anni, e in alcune occasioni anche con ottimi risultati. Non è sufficiente neppure ridurre i prezzi, altra cosa che succede da diversi anni (e che comunque non rientrava nelle intenzioni di Valve, che non ha mai dimostrato di volersi accollare le perdite di un hardware venduto a prezzo ribassato).

Piuttosto, andava rimosso l'ostacolo "culturale", che resta tremendamente alto per il gaming su PC. Il problema non sono i prezzi ma la difficoltà in termini di conoscenze. Il mondo del PC è composto da una terminologia spesso ultra-tecnica e di difficile comprensione, che rende molto complicato il compito di fare le proprie scelte per un outsider che volesse diventare (o tornare ad essere) un gamer PC. È qui che le console hanno il vantaggio maggiore: la semplicità di poter comprare un hardware che, semplicemente, farà girare tutti i giochi che vogliamo.

In assenza di ogni garanzia sulle prestazioni o di un modo semplice per comprendere che tipo di sistema si stia acquistando, le Steam Machine come si propongono adesso non migliorano affatto questa situazione. Io stesso trovo l'intero argomento di difficile comprensione: sono un gamer PC di lungo corso, disposto ad investire cifre ragionevoli e interessato a giocare alcuni dei titoli in uscita nel corso del prossimo anno (specialmente alcuni progetti Kickstarter che si rifanno agli RPG vecchio stile, che amo alla follia), ma ignoro completamente il significato di sigle, specifiche tecniche e simili.

Acquisterei volentieri una Steam Machine che mi assicurasse di far girare i titoli che voglio con una qualità decente ma dopo più di un'ora spesa ad esaminare la pagina ufficiale e svariati altri siti tecnici, non mi sono avvicinato di un passo a capire quale Steam Machine sia quella giusta per me, e a quale prezzo. Al che ho chiuso un browser pieno fino all'orlo di tab aperte su pagine piene di gergo ultra tecnico, ho acceso la PS4 e fine della storia. Una vendita persa per Valve.

La cosa costituirebbe già di per sé una delusione, un'opportunità mancata di abbassare l'asticella d'ingresso per il gaming su PC, se non fosse per l'ulteriore problema presentato nientemeno che dall'altro annuncio di Valve alla GDC, l'headset da realtà virtuale Vive. Una delle cose che emergono con più chiarezza dal fenomeno dell'incombente tecnologia VR è l'importanza del frame-rate: un gameplay ultra-fluido ad almeno 60fps (e possibilmente di più) è fondamentale per un'esperienza VR soddisfacente. Può fare la differenza tra nausee e mal di testa e un impressionante giro su una delle tecnologie più affascinanti del presente e del prossimo futuro.

La mancanza di uno standard per le Steam Machine apre anche un'importante questione circa il corretto supporto allla realtà virtuale di Vive.

All'improvviso, la questione delle specifiche è diventata ancora più importante che in precedenza, perché i PC incapaci di far girare i titoli a qualità adeguata, semplicemente, non sono adatti per la VR. Una delle cose più affascinanti delle Steam Machine dovrebbe proprio essere la garanzia che potremo un giorno collegarvi un casco Vive e gustarci un'esperienza VR di qualità. Non avere a disposizione alcun tipo di certificazione che dica "sì, questa è la macchina giusta e pronta per la VR" è un problema, dal momento che nessuno vuole rischiare di versare una quantità di soldi non indifferente su una macchina che potrebbe rivelarsi inadatta.

Forse starò dando un giudizio troppo duro sulle Steam Machine, in fondo Valve potrebbe ancora fare in tempo a mettere in riga i vari produttori e imporre loro un sistema chiaro e trasparente per misurare e certificare la performance dei loro hardware, dando ai consumatori tutte le indicazioni di cui hanno bisogno e semplificando l'accesso al gaming su PC. Io, di certo, ci spero: questa è un'operazione che probabilmente solo Valve può compiere nel momento attuale, e la sua importanza è più grande che mai, con l'imminenza dell'arrivo della VR.

Il fatto che nulla di tutto ciò sia stato menzionato durante l'ultima presentazione, però, è una grossa delusione. Senza una politica del genere, le Steam Machine sono semplicemente una manciata di PC compatti e basati su un OS leggermente personalizzato. Un prodotto che non offre spunti di interesse agli esperti, risulta completamente inaccessibile ai non esperti, e di fatto non ha alcuna vera ragione di esistere.

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Rob Fahey

Contributing Editor

Rob Fahey is a former editor of GamesIndustry.biz who spent several years living in Japan and probably still has a mint condition Dreamcast Samba de Amigo set.

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