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Rainbow Six Siege Beta: un bel ritorno al passato - prova

La serie SWAT ha finalmente un erede.

Sono passati esattamente dieci anni da quando Irrational Games pubblicò SWAT 4, erede dello sparatutto tattico che nel 1999 inchiodò agli schermi CRT migliaia di appassionati col primo gioco tridimensionale capace di riprodurre con dovizia di particolari le tecniche di combattimento dell'antiterrorismo. Anche se SWAT 3 aveva effettivamente iniziato il genere, Ubisoft con i primi titoli della serie Rainbow Six ne propose la sua interpretazione e Raven Shield (2003) fu probabilmente il migliore della serie.

Dopo alcune difficoltà tecniche iniziali siamo stati in grado mettere alla prova Rainbow Six: Siege su PS4. E sono bastate un paio di partite per rimanere piacevolmente colpiti nello scoprire che si tratta di un ritorno vero e proprio ritorno al passato della serie Rainbow Six dopo i due Vegas e Lockdown, sviluppati invece come sparatutto tradizionali.

L'obiettivo di Ubisoft, stavolta, è però di rinverdire i fasti di un genere ormai dimenticato: i 'simulatori d'irruzione.' Rainbow Six Siege sarà infatti un titolo quasi esclusivamente multigiocatore pensato per squadre da cinque elementi in cui si possono impersonare le più importanti forze speciali del mondo. Lo scopo della missione cambia a seconda della modalità prescelta: attualmente quelle presenti nella beta sono Disarm Bomb (prevenire la detonazione di una bomba) e Secure Area (raggiungere e mettere in sicurezza un punto preciso della mappa), ma sappiamo che sarà presente anche una modalità Hostage per simulare una crisi con ostaggi.

Il trailer ufficiale del multiplayer di Rainbow Six Siege.Guarda su YouTube

È anche possibile giocare da soli o in coop con quattro amici a Terror Hunt ma in questo caso gli avversari sono una ventina di bot ben trincerati da eliminare fino all'ultimo, un ottimo modo per fare esperienza visto che gli avversari virtuali sono tutto fuorché stupidi. A prescindere dall'obiettivo finale, comunque, il cuore del gioco non cambia: si tratta sempre di compiere un'irruzione ben coordinata in una zona presidiata da terroristi e ucciderli tutti.

Il come rappresenta l'aspetto interessante perché mette in evidenza una serie di elementi di questo Rainbow Six Siege che fino ad oggi erano rimasti inesplorati nell'ambito degli sparatutto. Il primo è di natura tecnica e deriva dall'utilizzo di un motore grafico in grado di simulare correttamente la balistica delle armi e la distruttibilità di porte, finestre e pareti.

Se in SWAT 3 e 4 e Rainbow Six fino a Raven Shield, la scelta era limitata a far saltare una porta tirando una flashbang o un fumogeno per distrarre gli avversari, stavolta gli assalti possono arrivare non solo anche dalle finestre, usando funi per calarsi dall'alto o dal basso, ma anche dai muri, creando brecce in punti specifici delle pareti (quelle in legno o cartongesso) o da botole del soffitto del pavimento. Anche se non tutte le pareti sono devastabili a piacimento, questo elemento rimane il più interessante delle meccaniche di gioco proposte perché renderà, si spera, ogni livello più vario e dinamico rispetto alle mappe standard a cui siamo sempre stati abituati a giocare in passato.

Per migliorare la cooperazione, è possibile vedere il posizionamento dei compagni dietro le pareti. La stessa cosa, ovviamente, non accade per i nemici.

Inizialmente si usa un soldato standard: a seconda della nazione prescelta è possibile variare leggermente l'equipaggiamento e i gadget a disposizione ma le cose iniziano a farsi interessanti quando l'esperienza accumulata dopo una mezza dozzina di partite permette di sbloccare operatori dotati di armi e abilità speciali in grado di variare il gameplay. Come il bestione super corazzato con armatura e scudo balistico capace di coprire i compagni, l'esperto di contromisure elettroniche o di demolizioni, o gli assaltatori più puri dotati delle combinazioni di protezione ed armamento perfette per un approccio veloce e violento.

Al momento del lancio saranno disponibili per lo sblocco venti operatori diversi ma non ci sorprenderemmo se dovessero arrivarne altri sotto forma di DLC. La stessa cosa vale anche per le mappe che, in concomitanza coi gadget e i sistemi elettronici di sorveglianza e i vari loadout a disposizione dei diversi corpi speciali, contribuiranno a rendere ancora più complesso il gameplay.

Un aspetto è subito chiaro dopo i primi round in cui si finisce impallinati con regolare frequenza: più che in molti altri titoli multiplayer, è necessaria un'azione coordinata tra i membri delle due squadre per vincere i round, in particolare quando ci si trova ad attaccare.

Gli operatori saranno una parte essenziale del gioco in versione completa. Guarda su YouTube

Il vantaggio dei difensori è sempre notevole grazie alla possibilità di barricare porte, finestre, nascondersi dietro scudi balistici e minare con esplosivi radiocomandati aree in cui è molto probabile effettueranno l'irruzione gli avversari. Riuscire a bilanciare correttamente le mappe per dare ad attaccanti e difensori le stesse possibilità di successo non sarà sicuramente facile ma, da quanto abbiamo visto negli scenari della beta, l'equilibrio è già discreto.

Ciò significa che per giocare efficacemente a Rainbow Six Siege ci saranno alcuni prerequisiti da soddisfare. Non solo la comunicazione tramite chat vocale sarà essenziale per il coordinamento, ma anche la possibilità di creare squadre affiatate in cui sia chiara la leadership, la suddivisione dei ruoli e la conoscenza di tattiche condivise a seconda della mappa da affrontare. Il fuoco amico è un ritorno gradito che aggiunge molto realismo all'azione, e abituarsi a controllare il dito sul grilletto non sarà facile per molti.

L'essere dedicato a giocatori volti alla cooperazione più spinta è il pregio ma anche il probabile tallone d'Achille di Rainbow Six Siege: il rischio di creare una community impermeabile alla partecipazione dei lupi solitari che per vari motivi non hanno tempo o modo di giocare in clan, è piuttosto alto.

Oltre alle barricate, si possono posizionare anche ripari in metallo per fortificare zone facilmente attaccabili come corridoi o stanze prive di ripari.

In sede di recensione ci concentreremo anche su altri aspetti per valutare nel complesso questo titolo di Ubisoft. Mentre giocavano le lobby non sono state irreprensibili e spesso ci siamo ritrovati ad attendere parecchio prima che il matchmaking riuscisse a fare il proprio lavoro. Trattandosi della beta, tendiamo comunque a non essere particolarmente preoccupati per quest' aspetto.

La mancanza di una campagna singleplayer confermata per la versione completa potrebbe invece infastidire chi apprezzi la progettazione ragionata di un assalto senza i tempi stretti del multiplayer. Giocando online non c'è il tempo di studiare planimetrie per concepire un assalto o una difesa nei minimi dettagli, togliendo una parte di componente tattica che dev'essere lasciata all'improvvisazione dei giocatori. Il singleplayer avrebbe permesso di colmare questa lacuna.

Anche la scelta di mettere gli uni contro gli altri diversi tipi di reparti speciali lascia un po' il tempo che trova. Il confronto è sicuramente affascinante ma nella realtà dei fatti sappiamo bene che scontri del genere non avverranno mai. Nell'online di Rainbow Six Siege mancano quindi i terroristi, probabilmente per considerazioni di opportunità legate alla necessità di bilanciare gli scontri. Non sono tuttavia da escludere le potenziali critiche che Ubisoft avrebbe potuto attirarsi mettendo i giocatori nei panni di non ben specificate organizzazioni terroristiche, considerato anche il periodo che stiamo vivendo.

La modalità Terror Hunt contro i bot è ottima per allenarsi con la propria squadra.Guarda su YouTube

Ma di questo e altro parleremo in dettaglio in sede di recensione, prevista per la fine di novembre: finora possiamo dire di aver apprezzato questa beta per la volontà di Ubisoft di riproporre un'interpretazione del 'close quarter combat' in salsa antiterrorismo. In passato, se escludiamo un paio di modalità di Battlefield Hardline, non ha mai avuto una degna interpretazione in multiplayer, soprattutto con questo livello di sofisticazione.

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Matteo Lorenzetti

Contributor

Dopo dieci anni di The Games Machine, approda finalmente alla redazione di Eurogamer.it. Onnivoro per quanto riguarda i generi, predilige sparatutto, giochi di guida ed RTS.
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