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Satellite Reign - recensione

Se Blade Runner s'incrocia con Syndicate...

L'idea dietro a Satellite Reign è semplice quanto precisa: proporre un mondo aperto, completamente esplorabile, che assomigli a una citta distopica futuristica (che ricorda Blade Runner o, in certi tratti, l'attuale Osaka) e in cui il giocatore possa scegliere come procedere, ovvero quali missioni intraprendere, liberamente.

Questa impostazione, che può sembrare piuttosto banale a prima vista, si porta dietro però alcune importanti conseguenze. Innanzitutto il gioco è la mappa. Ciò vuol dire che sullo schermo avrete sempre la città e in questa città troverete i dispensatori di missioni e i vari NPC od oggetti con cui interagire che costituiscono le missioni. Non ci sono livelli a cui accedere, schermate di presentazione missione né video che spieghino gli antefatti.

C'è la mappa di gioco, con alcune aree accessibili solo una volta recuperati certi oggetti, e c'è la schermata di inventario e gestione di skill, abilità, salvataggi e missioni. Gli ambienti, insomma, in cui navigherete sono soltanto due.

In second'ordine la città di Satellite Reign costituisce una sorta di sistema chiuso auto-regolantesi. I passanti camminano, le guardie sorvegliano, i droni fanno ronde, le automobili sfrecciano; le luci scintillano, i cartelloni pubblicitari scorrono immagini in loop e la pioggia cade, sempre.

Satellite Reign in tutto il suo splendore!

In questa sorta di acquario vi inserite voi, i giocatori, e il vostro gruppo di quattro personaggi, ognuno con la propria specializzazione (prima grande differenza rispetto a Syndicate): un soldato, un hacker, un incursore e un non meglio precisato "support". Ogni classe ha un set di skill esclusivi in cui dovrete decidere come allocare i rari punti esperienza di cui disporrete.

Le missioni disponibili appaiono nella schermata di gestione generale e qui il giocatore sceglie come procedere, anche osservando la mappa e posizionandoci sopra i ping relativi agli obiettivi. A ogni obiettivo raggiunto la missione si amplia rivelando ulteriori dettagli o semplicemente si completa; potete passare alla prossima.

Se vi sembra un sistema un po' arido in effetti lo è. Tutto quello che succede di missione in missione è il cambio dei testi del briefing e magari la comparsa di un NPC con cui parlare o di un altro oggetto con cui interagire. Il mondo di gioco continua la sua routine all'infinito.

Certo, si può osservare che questa è esattamente la natura del genere "open world", ma il valore di un gioco di questo tipo lo si giudica soprattutto da quanto questo mondo è credibile, interattivo, pulsante. Satellite Reign offre ben poco sotto questo punto di vista se non dei relay becon da attivare (per spawnare in caso di morte o fare fast traveling), dei Bancomat da hackerare per ottenere entrate periodiche e poco altro. Ed è questo il difetto più grande di Satellite Reign: un mondo aperto che, per quanto scintillante ed evocativo, è vuoto e privo di personalità. Gli stessi testi, l'unico appiglio tematico offerto dal gioco, sono generici e ben poco evocativi.

Dei vostri agenti dovrete gestire anche eventuali cloni da usare alla loro morte… (!)

Il gameplay vero e proprio è invece più solido e si basa su un misto di dinamiche stealth, abilità, combattimento e utilizzo dello scenario. Ogni missione prevede prima o poi il raggiungimento di un obiettivo che necessita di un'azione fraudolenta; qui dovrete scegliere tra l'approccio stealth e quello brutale, più o meno affiancati da altre azioni di supporto (hackeraggio di sistemi di sicurezza, uso di cavi sospesi per superare recinzioni, corruzione di personaggi o utilizzo di altre misure elettroniche). Tenendo d'occhio le forze di polizia, i loro droni, le telecamere e i tortuosi cunicoli che compongono i vari edifici, dovrete così raggiungere l'obiettivo della missione. Il compito è spesso decisamente soddisfacente perché in effetti il mondo di gioco vi si presta particolarmente bene: cover, corporate security ovunque, terminali hackerabili e zone d'ombra (create dalla scarsa illuminazione della città) offrono una sorta di paradiso dello stealth in cui potrete far collaborare i vostri agenti in maniera perfetta e molto divertente.

Un piano ben riuscito in Satellite Reign è in effetti motivo di grande soddisfazione, anche perché ci vuole veramente poco per mandare tutto a catafascio. Guardie e telecamere sono particolarmente zelanti e, una volta insospettiti, i percorsi di sorveglianza vengono sconvolti e non c'è alcuna garanzia che la vostra copertura non venga scoperta. Il più delle volte le missioni degenerano in sparatorie furiose in cui il sistema di combattimento mostra invece un deciso pressapochismo. L'azione in real time è basata sul cover e sulla potenza di fuoco: la strategia principale rimane quella di concentrare il fuoco dei quattro protagonisti su un solo nemico. Aggiramenti o altre tattiche sono poco utili, soprattutto perché uscire allo scoperto è spesso letale.

L'hackeraggio degli ATM è un ottimo modo per garantirsi un'entrata costante. Fin troppo ovvio utilizzarla per la ricerca scientifica.

In generale, tuttavia, mantenendo la calma ogni situazione è risolvibile abbastanza facilmente. In caso vi mettiate a correre infatti l'intelligenza artificiale si perderà il più delle volte in ricerche inutili, mentre voi state a decine di metri di distanza. Anche la dinamica degli arresti operati dalla polizia è abbastanza incomprensibile: un cerchio rosso intorno al soggetto arrestato che però non impedisce al vostro personaggio di fuggire, e ai poliziotti di continuare a cercarlo, stupidamente, nei pressi del primo avvistamento.

Tra questi momenti di rottura dell'immedesimazione e la sensazione di vuoto che si ha dell'universo di gioco, Satellite Reign mostra tutti i suoi difetti di gameplay. Nella parte gestionale Satellite Reign offre le classiche opzioni da RPG legate alla progressione dei personaggi. Ma oltre a questo c'è anche la ricerca scientifica che offre la possibilità di creare oggetti di vario tipo che potrete poi utilizzare in combattimento. Combinata con la gestione delle entrate (che possono essere aumentate portando a compimento alcune missioni), questa parte costituisce un ottimo diversivo dalle missioni principali.

A livello estetico invece abbiamo solo complimenti da fare a Satellite Reign. La visuale isometrica scelta dagli sviluppatori ha infatti permesso al team di generare un mondo che è decisamente affascinante ed evocativo. Tra neon, pioggia, animazioni, vestiario dei personaggi e atmosfera generale, siamo di fronte a una delle più belle rappresentazioni del futuro distopico cyberpunk "alla Blade Runner". Le immagini qui intorno dovrebbero portare una testimonianza chiara di come il reparto estetico di Satellite Reign sia di prima qualità.

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Certo, ad alti livelli di zoom appaiono imperfezioni che rovinano un po' la credibilità generale ma l'esperienza di gioco avviene per la gran parte del tempo a telecamera lontana, quindi il problema è decisamente relativo.

A livello audio Satellite Reign è accompagnato da una musica perfettamente stereotipica sui temi cyberpunk e da effetti sonori nella norma. L'assenza di parlato è un peccato, perché è un'altra occasione sprecata per aggiungere un po' di personalità a mitigare così la sensazione di vuoto già citata precedentemente.

Satellite Reign non ha altre modalità alternative se non opzioni per rendere l'esperienza più difficile ("iron man mode" e "ultra damage mode") e in definitiva è un gioco interessante per l'approccio particolare al tema. Il mondo aperto è attraente, ricco di sfide e possibilità ma è anche piuttosto vuoto in quanto a personalità e sfumature in grado di renderlo veramente vivo. Le dinamiche stealth sono ben realizzate e costituiscono probabilmente la parte migliore del gioco, mentre il combattimento è stato messo insieme in maniera abbastanza affrettata.

Per gli appassionati di cyberpunk ed RPG Satellite Reign ha una proposta precisa e con un carattere chiaramente delineato. Non è un must-buy ma un titolo valido su cui riflettere prima dell'acquisto.

7 / 10

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Satellite Reign

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Davide Pessach

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Studia, scrive, videogioca da tanto, tanto tempo. Quando si annoia rimescola le carte e sposta le priorità, ma i tre ingredienti principali rimangono quelli . Obiettivi? Solo due: curiosità e divertimento.
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