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Amplitude - recensione

Più che un reboot, un remake riuscito a metà.

Nell'epoca d'oro di PlayStation 2, un piccolo studio indipendente chiamato Harmonix Music System ha dato vita ad uno dei rhythm game più interessanti di quella generazione, Amplitude. Successore spirituale di Frequency, uscito un paio di anni prima, Amplitude vantava un gameplay fresco e innovativo, oltre che una tracklist eccezionale con brani di David Bowie, Blink 182, Garbage e molti altri.

Tredici anni e due generazioni di console dopo, Harmonix ci ripropone il gioco che l'ha consacrata nell'olimpo delle software house più importanti del settore, con un buon gameplay, una veste grafica all'avanguardia e una selezione di canzoni tutto sommato accettabile. Ma andiamo con ordine.

Per coloro che non hanno mai sentito parlare di Amplitude, lo scopo è semplicemente quello di premere i tasti a tempo di musica muovendoci a destra e a sinistra su diverse griglie, ognuna delle quali rappresenta una traccia differente della canzone: batteria, basso, sintetizzatore, voce e via discorrendo. Ogni griglia è suddivisa in tre parti, nelle quali sono posizionate le note assegnate al corrispettivo tasto del pad. Di default il gioco consiglia di utilizzare L1, R1 e R2, ma vista l'eccessiva corsa del grilletto non l'abbiamo trovata certo una scelta azzeccata.

In Amplitude sono presenti due diversi tipi d'inquadratura: una classica, e una più ravvicinata per i giocatori che vogliono tenere sott'occhio le griglie più da vicino.

Fortuna che nelle opzioni è possibile scegliere tra sette configurazioni, tra cui è facile trovare quella che più si avvicina alle proprie preferenze. Ma torniamo al gameplay. Lo scopo, oltre a quello di acchiappare le note, è quello di creare combo sempre più lunghe per far lievitare il punteggio e la nostra posizione nelle leaderboard. Il game over appare quando la barra d'energia, posta sul lato sinistro dello schermo, si svuota completamente, ovvero quando si lasciano indietro troppe note consecutivamente.

Il gioco in sé funziona bene, proprio come il suo predecessore: i controlli sono precisi, ma a volte si ha la sensazione di star costruendo parti di due canzoni mixate l'una con l'altra, confondendo il giocatore e obbligandolo a premere tasti a tempo solo per ottenere uno score elevato. In realtà, una volta capito il meccanismo di Amplitude non si fa più caso a questa scelta, e probabilmente qualcuno nemmeno se ne accorgerà.

Troviamo poi i classici power-up che che si ottengono raccogliendo le apposite sfere contrassegnate dal colore del potenziamento: c'è quello che completa automaticamente un pezzetto di traccia, quello che rallenta momentaneamente la velocità della canzone, quello che raddoppia il punteggio per qualche istante e poi ci sono quelli legati al multiplayer, relegato come prevedibile al nostro salotto. In Amplitude, infatti, fino a quattro giocatori possono sfidarsi sulla stessa console sia in modalità cooperativa che competitiva, ma come nel single player alla lunga si finisce col confondere quello che si sta facendo.

Parlando di modalità troviamo la classica campagna, suddivisa in tre parti, in cui ci viene chiesto di completare 12 canzoni più un paio di stage bonus. Insomma, come avrete intuito la longevità non è certo il punto forte del gioco, ma almeno affrontando questa modalità si potranno sbloccare altri brani giocabili poi in Partita Veloce.

Nel gioco troviamo 7 diversi tipi di power up, sfortunatamente non cumulabili tra di loro. Imparare ad usare con saggezza quello ottenuto è una cosa che si impara solo dopo diverse partite.

Un altro fattore che ci ha lasciato perplessi sono i quattro livelli di difficoltà, o forse è meglio dire due, perché tra quello normale e l'avanzato c'è un abisso che scoraggerebbe anche il più temerario dei neofiti. In poche parole, giocando ad Amplitude a livello principiante o normale non si va incontro ad alcun tipo di problema, mentre selezionando quello successivo si entra in una spirale così frustrante che solo gli hardcore gamer più incalliti vi si avventureranno.

Quanto alla tracklist, Amplitude annovera 31 brani di artisti che anche chi vi scrive, amante e cultore della musica elettronica, stenta a riconoscere. Metà della colonna sonora è stata prodotta internamente negli studi di Harmonix, mentre tra gli altri musicisti riconosciamo solo, oltre ai ragazzi di Insomniac, il canadese Jim Guthrie, autore delle musiche di Sword & Sworcery EP, Below e Indie Game: The Movie. Questo non vuol dire però che la qualità sia scadente, anzi, ci siamo divertiti parecchio a destreggiarci tra i suoni della scaletta proposta dal team americano, dispiace soltanto per la poca varietà tra diversi generi musicali.

Se quindi non apprezzate sintetizzatori distorti e bassi pompati, Amplitude potrebbe deludervi data la quasi totale inclusione di brani elettronici, molti dei quali facenti parte della categoria dubstep. Dato il budget del progetto però ci può stare, visto che il gioco è nato grazie ad una campagna di crowdfunding completata soltanto il giorno prima della sua scadenza.

Completando la campagna si ottiene l'opzione di abilitare il FreQ, ovvero la modalità che permette di impostare le tracce dei brani in modo cilindrico proprio come in Frequency. In questo modo è più facile tenere sott'occhio le griglie incomplete, potendo continuare a navigare in loop attraverso tutte le parti che compongono la canzone.

Il multiplayer è fruibile soltanto in locale, e fino a un massimo di quattro giocatori può sfidarsi o collaborare attraverso le 31 canzoni del gioco.

Molto positivo invece il comparto tecnico, che con una grafica colorata che viaggia a 60 fotogrammi al secondo senza il benché minimo rallentamento, garantisce un'ottima esperienza regalando una buona sensazione di velocità durante i brani con un BPM elevato. Onestamente, ci saremmo sorpresi del contrario date le doti degli sviluppatori e la potenza della console su cui gira Amplitude.

Insomma, a conti fatti questo pseudo-remake di Amplitude non può certo considerarsi un successo, ma nemmeno un prodotto scadente. Dopo averlo giocato per diverse ore siamo rimasti con un pizzico di rammarico per l'occasione sprecata, ma siamo sicuri che gli amanti del capitolo originale troveranno diverse ragioni per tornare a consumare i DualShock delle proprie PlayStation 4.

Se apprezzate i titoli musicali ma non avete mai avuto a che fare con l'esclusiva Sony, potete comunque dargli un'occhiata scaricando la demo gratuita su PlayStation Store, ma tenete a mente che la versione completa vi costerà 20 Euro, prezzo che poteva essere sicuramente più basso dato il non esaltante numero di contenuti.

7 / 10