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The Legend of Legacy - recensione

Basta un team di grandi sviluppatori, per creare un grande RPG?

Le prime ore in compagnia di The Legend of Legacy sono un magnifico idillio, un sogno ad occhi aperti, l'incoraggiante premessa di un'avventura certamente indimenticabile, sicuramente capace di riscrivere gli standard dei giochi di ruolo su 3DS e non solo.

Il pedigree, del resto, parla chiaro e varrebbe come mezza garanzia. In cabina di regia abbiamo Masataka Matsuura, ex dipendente di Level-5; come sceneggiatore Masato Kato, proprio colui che ai tempi si dedicò, tra gli altri, a Chrono Trigger e Xenogears; le musiche sono frutto dell'estro di Masashi Hamauzu, qualche Final Fantasy per lui; l'art design è affidato alle sagge ed esperte mani di Tomomi Kobayashi, fautore di tutte le illustrazioni e del character design della serie SaGa. Un vero e proprio all-star team in grado di garantire qualità e, magari, qualche trovata geniale.

Ottenendo le pietre magiche potrete dominare un elemento godendo così, sul campo di battaglia, di tutta una serie di bonus. Anche gli avversari, tuttavia, potranno fare altrettanto.

L'incipit è affidato ad uno splendido video d'intermezzo, epico al punto giusto, diretto con maestria e caparbietà. Avalon, gigantesca e misteriosa isola di questo mondo fantasy completamente inedito, è emersa nuovamente nel mezzo dell'oceano. Attorno a questo luogo ruotano un incredibile numero di leggende e questo ne fa il Valhalla di qualsiasi avventuriero degno di questo nome in cerca di tesori e fama.

Tra i tanti che partiranno alla conquista di questo "nuovo mondo" ci sono anche i sette protagonisti dell'epopea dei quali, sin da subito, dovrete scegliere il capospedizione, colui che fungerà da fulcro del party e, più in generale, dell'intera avventura. Ognuno di essi, poco a sorpresa, predilige uno specifico stile di lotta: lo spadaccino, il mago, la guaritrice, chi è munito di scudo e preferisce giocare in difesa. Nulla di particolarmente innovativo, ma la varietà offerta garantirà a chiunque di trovare il proprio beniamino. Al di là delle differenze nell'approccio al combattimento, tutti sono mossi da precise ambizioni e aspirazioni, tanto che, a seconda di chi selezionerete, sarete introdotti da una diversa sequenza iniziale.

Non è tutto: l'iniziale speranza è fomentata da un art design di tutto rispetto. Initium, l'unica città abitata di Avalon, sembra un acquerello in movimento; ogni livello e dungeon si compone di fronte agli occhi del videogiocatore tramite un delizioso effetto pop-up; tutti i personaggi sono ben caratterizzati e sprizzano personalità da ogni angolazione. Le musiche che vi accompagneranno durante le lunghe scarpinate, inoltre, rileggono i canoni del genere, creando un sottofondo a volte straniante, ma sempre d'impatto.

Con simili premesse, cosa può andare storto? Cosa accade nel corso della sesta, settima ora di gioco che fa cambiare radicalmente il giudizio su questo titolo? Semplicemente ci si rende conto che il gameplay non evolve, che la trama non decolla, fondamentalmente perché non esiste, che il grinding è talmente imperante da fagocitare divertimento, piacere della scoperta, voglia di andare a fondo dei misteri che nasconde Avalon.

A discapito delle prime baruffe, il livello di difficoltà medio è relativamente alto. Ciò vi costringerà a lunghissime sessioni di grinding vista, tra l'altro, la totale casualità che regna nel sistema di crescita dei personaggi.

The Legend of Legacy si fonda su un unico principio: completare le mappe di ogni location, esplorandole da cima a fondo, con l'unico scopo di venderle al negozio in città e ottenerne così di nuove. Niente a che vedere con Etrian Odyssey, purtroppo: mentre sul display superiore è visualizzata l'azione vera e propria, sul touch-screen, in modo assolutamente automatico, verranno disegnati sentieri, punti d'interesse ed eventuali biforcazioni che conducono ad altri scenari.

Non c'è una vera e propria interazione, quanto un farsi strada tra boschi, deserti e grotte oscure, decidendo di volta in volta se affrontare o meno i gruppi di mostriciattoli, sempre ben visibili nell'ambientazione e dunque opportunamente dribblabili.

Sì, perché a lungo andare vince la voglia di evitare in ogni modo possibile lo scontro, quando non proprio di abbandonare il gioco. Il combat system è quello classico di ogni gioco di ruolo: a turni e fondamentalmente influenzato dalla dominanza di un elemento sull'altro.

Tra le feature intriganti, che di certo non mancano, spicca la possibilità di scegliere la formazione del proprio party in base a caratteristiche dei lottatori coinvolti e all'andamento dello scontro. Posizionando i tre personaggi in prima linea daranno il meglio di loro nelle offensive. Ponendone uno sulle difensive si occuperà, come può, di fare da scudo ai compagni. Schierando il guaritore nelle retrovie sarà in grado di curare con maggior efficacia i feriti. Si tratta di un sistema in parte ereditato dal bellissimo Lost Odyssey, ma che approfondisce, e non di poco, il gameplay.

A rovinare i buoni propositi, tuttava, ci pensano due grossi difetti. Il primo coinvolge direttamente il sistema di crescita dei personaggi che non è affidato ai classici punti d'esperienza e abilità. Più si utilizzerà una tecnica e un'arma, più il livello di specializzazione aumenterà, incrementando la forza della mossa o dell'item di turno. Una lieve variazione sul tema, persino intrigante sulla carta. Peccato che il tutto sia gestito da un'imperscrutabile e arbitrario sistema che finisce per appiattire le potenzialità del combat system.

Nemmeno i vari menù aiutano a comprendere le regole che dominano il sistema di crescita dei personaggi e delle armi.

Capiterà infatti che si potenzierà un'abilità con un'arma anche utilizzandola relativamente poco, mentre con altre, senza alcuna spiegazione apparente, non otterrete i risultati sperati. Si finisce così per sfruttare attacchi e oggetti che hanno raggiunto in fretta un buon livello di forza, escludendo il resto, a tutto svantaggio di profondità e varietà. In seconda battuta, a rovinare l'esperienza, il risicatissimo bestiario fa crollare piuttosto in fretta l'interesse, con battaglie fin troppo simili che si ripetono sino allo sfinimento già dopo le prime ore di gioco.

The Legend of Legacy, nonostante il pedigree, fallisce miseramente in quasi tutti gli ambiti. Tanto per cominciare non ha una vera e propria trama. Dopo un prologo promettente, il plot si riduce e sporadiche linee di dialogo che non portano a nessuna rivelazione, svolta o colpo di scena.

Avalon è semplicemente una meta esotica dove combattere mostri e disegnare mappe senza alcuna ulteriore implicazione. Ciò che è peggio, anche i sistemi di combattimento e crescita dei personaggi fanno acqua da tutte le parti. Il primo, infatti, finisce per appiattirsi inesorabilmente non appena si scopre che il secondo è gestito da un oscuro processo, totalmente casuale, che potenzia armi e abilità in base al loro utilizzo.

Il piacevole art design, l'originale colonna sonora, l'intrigante possibilità di schierare in vari modi il proprio party sul campo di battaglia, sono tutte qualità che vengono risucchiate in fretta da tutto il resto. A discapito degli illustri sviluppatori che hanno collaborato alla sua gestazione, The Legend of Legacy è un gioco noioso, poco soddisfacente, tutt'altro che epico o emozionante.

5 / 10

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The Legend of Legacy

Nintendo 3DS

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Lorenzo Fazio

Contributor

Lorenzo Fazio non ha mai smesso di giocare sin dai tempi del Master System. Ha così cercato di unire l’utile al dilettevole, inventandosi giornalista videoludico. Qualcuno ci è cascato: scrive per importanti testate del settore da quasi una decina di anni.
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