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Forced Showdown - recensione

Un roguelike impegnativo, vario e divertente.

Dopo il discreto successo ottenuto con Forced, i ragazzi di BetaDwarf tornano sulla scena con Forced Showdown, un prodotto simile ma per certi versi differente. Se Forced era un action rpg roguelike prettamente incentrato sulla cooperativa multiplayer, Showdown cambia rotta, chiudendo la porta al gioco di squadra senza però pregiudicare il tasso di sfida e di intrattenimento, aggiungendo elementi chiave che analizzeremo in questa recensione.

In Forced Showdown vestiremo i panni di un gladiatore di un non meglio precisato universo parallelo, che sarà chiamato a sopravvivere in una serie di tornei nei quali dovrà lottare in arene infestate da mostri di ogni genere, intrattenendo un vasto pubblico che si emozionerà tanto per un suo successo quanto per una sua disfatta.

Potremo scegliere tra quattro eroi (inizialmente non tutti disponibili) che rappresentano più o meno gli stereotipi delle classi più celebri dei roguelike dungeon crawler: ad esempio lo Squire of Light è un lottatore ranged di media distanza che utilizza i poteri del sole per concentrare fasci di luce contro i nemici, mentre il Ravager è un predatore alieno dotato di quattro braccia che fa del corpo a corpo la sua forza.

Il nostro mazzo di carte sarà la nostra forza: più sarà vario e valido e più possibilità avremo in battaglia.

Ognuno di questi eroi è dotato di tre abilità native che presentano un cooldown, e di un mazzo di trenta carte da portare con sé in arena. Le carte agiscono sulla battaglia con tre modalità diverse: vi saranno carte incantesimo, upgrade e consumabili. E sono proprio le carte l'elemento cruciale e caratteristico di Forced Showdown: inizialmente partiremo con un mazzo predefinito, ma proseguendo nel gioco e acquisendo crediti in seguito alle vittorie se ne potranno ottenere di nuove, più potenti, che saranno fondamentali nel prosieguo del gioco. Ad aiutarci nella nostra lotta alla sopravvivenza ci sarà un pet companion, dotato di abilità particolari in base alla classe (potremo scegliere anche qui tra quattro classi).

Ma passiamo adesso ad analizzare in dettaglio il gameplay e il sistema di progressione. Come dicevamo, dopo aver scelto il nostro eroe ci lanceremo a capofitto in un campionato, nel quale dovremo affrontare una successione di battaglie. Per vincere il campionato dovremo affrontare diversi mini tornei, uno dopo l'altro: ciascuno di essi è composto da 8 arene, di cui l'ultima è presieduta da un boss. All'inizio di ogni mini torneo ci verrà assegnato, in modo casuale, un set di quattro carte dal nostro mazzo e dopo aver superato ogni arena verremo premiati con una carta in più.

Ogni carta è caratterizzata, oltre che dal tipo di potenziamento che fornisce, da un numero che corrisponde ai punti mana necessari per utilizzarla: più sarà efficace la carta, più punti saranno necessari per farne uso. All'inizio partiremo con pochi punti, ma essi aumenteranno via via che proseguiremo nella battaglia. La scelta delle carte da utilizzare sarà fondamentale per la nostra sopravvivenza, visto che al completamento di ogni arena la nostra salute non verrà ripristinata e sarà quindi indispensabile trovare il giusto bilanciamento tra carte curative, d'attacco o di supporto.

Sarà di fondamentale importanza scegliere il torneo valutando bene le regole ed I modificatori.

In Forced Showdon le battaglie, bisogna dirlo, sono tutt'altro che facili, e superare due serie di arene in successione sarà quasi un'impresa, specialmente all'inizio quando il nostro mazzo di carte sarà quello di default. Ogni mini torneo, poi, è caratterizzato da modificatori che entrano in gioco in maniera casuale. Capiterà quindi di affrontare delle battaglie in cui dei lapilli infuocati vagano per l'arena, o di entrare in campo con la salute dimezzata, o ancora di avere dei potenziamenti già attivi. Le boss fight sono inoltre parecchio impegnative. Ogni boss è dotato di abilità particolari: anche loro presiederanno ogni arena in maniera casuale, ed incontrarne uno piuttosto che un altro potrà essere positivo o negativo per la nostra run in base al mazzo di carte che ci è capitato.

In ogni caso, dopo averli affrontati tante volte, si inizierà a capire la metodologia necessaria per affrontare ognuno di essi, fermo restando che, anche conoscendo alla perfezione la tattica con cui attaccarli, a volte semplicemente non sarà sufficiente; se ad esempio non capiterà nel mazzo una carta che aumenti la salute massima avremo ben poche chance, visto e considerato che ogni boss, nella sua arena, è sempre accompagnato da un numero abbastanza elevato di scagnozzi.

Una volta vinto un mini torneo avremo accesso a dei potenziamenti permanenti chiamati "boons": in base ai punti accumulati ce ne verranno offerti uno o più. I potenziamenti conferiti dalle carte si azzerano una volta usciti dall'arena, mentre i boons perdureranno fino a quando non saremo sconfitti. Viene da sé che per proseguire nel gioco sarà fondamentale, oltre a sbloccare nuove carte, vincere più tornei possibili in successione. Saranno presenti dei checkpoint all'interno di ogni campionato, ma raggiungerli non sarà facile, visto che bisognerà vincere mediamente tre tornei di fila.

Le arene possono diventare affollate e insidiose, oltre che dense di trappole.

In Forced Showdown la morte è propedeutica e parte integrante del gioco. Fallendo e morendo volta dopo volta impareremo sempre più le debolezze dei nemici e dei boss, la meccanica con cui funzionano le carte e la loro assegnazione, i modificatori delle battaglie e l'efficacia dei nostri companion, ma soprattutto il giusto bilanciamento da trovare tra forza e resistenza. Da questo punto di vista, questo titolo ricorda molto Rogue Legacy, in cui per arrivare alla fine ogni eroe doveva sacrificarsi per spianare sempre più la strada agli eredi, nella speranza che un remoto discendente riuscisse nell'impresa finale.

Anche l'elemento "fortuna" appare ispirarsi al roguelike di Cellar Door Games. Infatti, per quanto possiate essere diventati forti, esperti e dotati di un mazzo di carte valido, per arrivare fino in fondo servirà una buona dose di fortuna nel trovare non solo una successione di tornei con regole non troppo spietate, ma anche nel ricevere le carte giuste nel momento più appropriato: capiterà infatti che le carte curative vi capitino nelle prime fasi o quando siete in piena salute, e che viceversa quando siate in fin di vita vi capitino carte (poco utili) per potenziare il vostro companion o delle consumabili.

Anche il modo in cui ottenere le nuove carte è lasciato alla dea bendata. I crediti ottenuti in battaglia, infatti, servono a far girare una "ruota della fortuna" che, al prezzo di cento crediti, potrà regalarvi carte (divise tra comuni, rare e leggendarie), crediti o diamanti. Questi ultimi possono essere spesi direttamente per ottenere una carta.

Alcuni boss sono disegnati in stile umoristico.

Forced Showdown si presenta dunque come un roguelike impegnativo, per gli amanti degli hardcore games. Morire spesso non è poi così frustrante, poiché ogni sconfitta è utile al raggiungimento dell'obiettivo finale. Le partite sono brevi, e per completare due o tre tornei in successione basta poco più di mezz'ora. In seguito a un paio di tornei vinti non vedrete l'ora di tentare la sorte alla ruota della fortuna spendendo i crediti ottenuti, e questo è l'aspetto più gratificante del gioco. Dopo aver ottenuto un paio di nuove carte rare, la voglia di tornare in arena per usare i nuovi potenziamenti sarà grande.

Ad aggiungere un po' di varietà al gioco ci saranno delle sfide giornaliere che ci permetteranno di ottenere crediti extra (saranno più remunerative del tornei principali) e di confrontarci con la comunità. Vi sarà infatti una classifica che mostra i giocatori che hanno ottenuto i risultati migliori. Le sfide presenteranno ogni volta regole e modificatori unici, quindi saranno un buon diversivo e un plusvalore alla campagna principale, oltre che un lieve elemento social.

Dal punto di vista del gameplay, nonostante la mancanza del multiplayer, il gioco risulta vario e raramente monotono. Le arene sono tante e ambientate in scenari molto differenti tra loro. Stessa cosa dicasi per i nemici, che variano in base all'arena, al torneo ed al campionato. La poliedricità con cui è possibile affrontare le battaglie conferisce spazio alla creatività e alla strategie. Sarà possibile puntare tutto sulla forza bruta, sugli incantesimi, su difese impenetrabili o sul circondarsi di minions a nostra difesa.

Per portare a termine la campagna di Forced Showdown serviranno più di 30 ore, una longevità che appare ben adeguata rispetto al prezzo di €19 a cui viene proposto. L'aggiunta delle sfide giornaliere, poi, conferisce un elemento di longevità in più. In definitiva, se vi piacciono sia gli action roguelike che i giochi strategici basati su carte come Hearthstone, Forced Showdown vi coinvolgerà offrendovi un alto tasso di sfida, ma se già uno solo di questi due elementi non vi fa impazzire, potreste non trovare sufficienti motivazioni per tornare centinaia di volte in arena per espandere la vostra collezione di carte. Da questo punto di vista, siamo di fronte a un titolo che potrebbe non piacere a un vasto range di giocatori nonostante le sue qualità.

7 / 10

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Marco Procida

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