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Yves Guillemot e le sfide di Ubisoft - intervista

Il futuro del colosso transalpino dalle parole del suo Presidente e cofondatore.

Ventinove studi di sviluppo in tutto il mondo e altrettanti uffici. 10.000 dipendenti, dei quali l'80% dedicati alla produzione di software. Con un fatturato di 1,394 miliardi di dollari, Ubisoft è il terzo publisher al mondo col dichiarato obiettivo di diventare il secondo a scapito di Electronic Arts. D'altronde con serie quali Assassin's Creed (100 milioni di copie), Just Dance (60 milioni) e Far Cry (38 milioni), ogni obiettivo deve apparire possibile. Però c'è quel piccolo problema all'orizzonte chiamato Vivendi, che minaccia la serenità e i piani futuri dell'azienda fondata nel 1986.

Di questo e altro ho parlato qualche giorno fa a Parigi con Yves Guillemot, cofondatore e Presidente del colosso transalpino. Cui mi lega un ricordo degli inizi della mia carriera, quando andai nei suoi uffici a vedere la presentazione di una nuova IP chiamata Rayman. A presentarla c'era proprio lui e ricordo ancora la passione che mise nell'illustrare alla stampa se stesso, la società e le sue ambizioni. Le stesse che vent'anni dopo ha mostrato durante i venti minuti d'intervista che ho avuto il piacere e l'onore di passare con lui.

Eurogamer.it: Ubisoft è l'unica realtà europea capace di competere coi colossi americani. Perché il Vecchio Continente non è stato in grado di esprimere altri antagonisti ad Activision ed Electronic Arts?

Yves Guillemot: Quando guardiamo al modo in cui s'è evoluto il nostro settore, e quanto è diventato dipendente dalla tecnologia, è facile dare una risposta a questa domanda. I motori grafici e gli strumenti e che è necessario sviluppare per restare al passo coi tempi rendono il nostro un settore estremamente selettivo. E negli ultimi dieci anni, se possibile, c'è stata un'ulteriore accelerazione che rende molto difficile per gli sviluppatori indipendenti crescere oltre un certo livello.

Yves Guillemot, Presidente e cofondatore di Ubisoft.

Eurogamer.it: Sta quindi dicendo che anni fa è passato un treno che ora è quasi impossibile da prendere?

Yves Guillemot: Quello dei videogiochi è un settore per entrare nel quale basta un solo prodotto; per affermarsi però bisogna avere anche un grande team, un grande motore grafico, un grande know-how, grandi motivazioni e la volontà di non smettere mai d'imparare.

Eurogamer.it: Durante il suo discorso ha sottolineato il percorso di crescita interna di Ubisoft, rispetto ad Activision ed Electronic Arts che invece procedono acquisendo a caro prezzo altre società, come nel caso di King e PopCap. Perché non procedete anche voi in questa direzione?

Yves Guillemot: Non sto dicendo che non lo facciamo o che non lo faremo, quanto piuttosto che partiamo da un diverso assunto che ci porta a privilegiare piccole realtà che s'integrino nella nostra filosofia. In passato abbiamo comprato Redstorm e Blue Byte (ma anche Nadeo, Redlynx, Massive Entertainment, Visual Effect Studios e Ketchapp, oltre alla licenza di Tom Clancy, ndR), ma si è trattato di realtà con un know-how ben preciso che ci ha indotti ad assumere un rischio imprenditoriale. I nostri concorrenti invece hanno proceduto acquisendo realtà note per avere già un grande giro d'affari, e si sono limitate a continuare il loro business. Noi preferiamo invece creare nuove opportunità che s'inseriscano nel nostro DNA.

Eurogamer.it: Quando allora legge che Activision compra King per 5,9 miliardi dollari, prova qualche rimpianto per non averlo fatto lei o la cosa la lascia indifferente?

Yves Guillemot: Penso che abbiano concluso un ottimo accordo e faccio loro le mie congratulazioni, ma noi seguiamo un altro percorso e il futuro ci dirà quale sarà il migliore.

Yves Guillemot fotografato durante il suo discorso in occasione dell'evento parigino organizzato da Ubisoft.

Eurogamer.it: Ubisoft ha sempre dimostrato un certo talento nel fiutare i trend in arrivo. Penso alla vostra collana di giochi free to play, agli e-sport con ShootMania Storm, all'interesse verso la trasposizione delle vostre licenze sul grande schermo. Oggi però i vostri giochi free to play sono stati quasi tutti chiusi, gli esport sono dominati dalla concorrenza e il film di Assassin's Creed uscirà persino dopo quello di Warcraft, più volte ritardato. Com'è possibile che Ubisoft ci veda lungo ma poi lasci la strada alla concorrenza?

Yves Guillemot: Credo sia importante sottolineare che noi abbiamo successo in ciò che facciamo, un successo che non dev'essere oscurato da quel che avremmo potuto fare. Abbiamo un film in arrivo quest'anno (Assassin's Creed, ndR) e quando Activision ha visto ciò che stavamo facendo in ambito cinematografico, ha fatto altrettanto. Solo che i mezzi a loro disposizione sono superiori ai nostri, e le hanno permesso di procedere più velocemente di noi. Quanto agli esport, ShootMania è stata un'esperienza molto importante che ci ha permesso di concepire in chiave competitiva Rainbow Six Siege e i futuri For Honor e Steep.

Insomma, quel che abbiamo ottenuto non è trascurabile. Siamo felici che i nostri concorrenti abbiano finito per adottare alcune nostre strategie e non è che siccome Bobby (Kotick, presidente e CEO di Activision Blizzard, ndR) parla molto di film, ciò significa che abbia ottenuto grandi risultati finora. Noi dal canto nostro ci rallegriamo del nostro percorso crescita che ci vede sempre più vicini a Electronic Arts: quest'anno dovremmo chiudere al 33%, 40% del loro fatturato, laddove prima eravamo al 25%. Ossia 2 miliardi di dollari per il 2016 contro i loro 4,5 miliardi di dollari. E coi nostri futuri videogiochi sono sicuro che riusciremo a batterli, ci vorrà solo del tempo.

Eurogamer.it: Sta parlando in modo molto appassionato del futuro di Ubisoft, eppure la possibilità che Vivendi acquisisca la maggioranza di Ubisoft è concreta. E poco fa, durante il suo discorso, ha annunciato che se ciò dovesse accadere lei darebbe le dimissioni. Non sono due messaggi in contrasto?

'Non è che siccome Bobby Kotick parla molto di film, ciò significa che abbia ottenuto grandi risultati finora'. Su esport e sfruttamento cinematografico delle proprie IP, Ubisoft pare soffrire la maggior velocità d'azione di Activision.

Yves Guillemot: Il mio essere proiettato nel futuro di Ubisoft deriva dal fatto che è nostra convinzione che questi signori resteranno azionisti o che se ne andranno, ma non che acquisiranno la maggioranza di Ubisoft (successivamente all'intervista Ubisoft ha acquistato il 3,2% delle azioni con un'operazione da 122 milioni di euro, ndR). Ed è nostra intenzione fare in modo che ciò non accada.

Eurogamer.it: Però c'è la possibilità che succeda...

Yves Guillemot: Certamente.

Eurogamer.it: Non fosse che si tratti d'affari, quella tra voi e Vivendi sembra una questione personale. In fin dei conti hanno appena acquistato Gameloft, fondata da suo fratello Michel.

Yves Guillemot: (ride)

Eurogamer.it: Battute a parte, Vivendi è entrata nel mondo dei videogiochi nel 1993. Poi nel 2008 Vivendi Games e Activision si sono fuse formando Activision Blizzard, da cui Vivendi è uscita nel 2013 vendendo a Bobby Kotick 429 milioni di azioni per un valore 2,34 miliardi di dollari. Ora però è intenzionata a rientrare in questo settore : perché proprio ora e perché proprio Ubisoft?

Yves Guillemot: È un atteggiamento tipico di molte aziende, che individuano un settore ritenuto redditizio, v'investono grandi quantità di soldi e poi vendono tutto se le cose non vanno secondo i piani. Poi magari s'accorgono che quel business era realmente profittevole, e provano a rientrarci una seconda volta. Queste sono aziende che non hanno una loro cultura e che non hanno la capacità di prendere decisioni velocemente, cosa necessaria quando si ha a che fare con la tecnologia.

Le politiche contraddittorie di Vivendi hanno portato l'azienda a entrare tempo addietro nel mondo dei videogame e a uscirne pochi anni fa. Ora però vuole rientrarvi dalla porta principale.

Eurogamer.it: Perché secondo lei Vivendi sta tentando un'acquisizione ostile invece che tentare un dialogo che porti lei e il management di Ubisoft a restare ai propri posti?

Yves Guillemot: Non so perché stiano tenendo questo comportamento, hanno iniziato a comprare le nostre azioni senza cercare un contatto. Anzi, a dire il vero inizialmente hanno provato a dialogare con noi ma subito dopo hanno iniziato con le acquisizioni, al che non abbiamo reputato opportuno incontrarli.

Eurogamer.it: Lei ha detto che qualora Vivendi acquisisse la maggioranza, farebbe un passo indietro e lascerebbe l'azienda. Perché?

Yves Guillemot: Perché i miei team rimangono in Ubisoft? Perché hanno la possibilità e gli strumenti per avere successo in quel che fanno. E perché io oggi sono così motivato a restare in Ubisoft? Perché so quali sono le decisioni da prendere per far crescere l'azienda e portarla al successo. Ma so anche che se facessi parte di un'azienda che prende decisioni senza conoscere il settore, non avrei più la possibilità di vincere. E lo stesso credo valga per molte delle persone che lavorano in Ubisoft.

Eurogamer.it: In tal caso che farebbe: si godrebbe la pensione o proverebbe a creare la nuova Ubisoft, forte magari delle tante persone che la seguirebbero?

Yves Guillemot: Non posso rispondere a questa domanda.

Secondo Yves Guillemot, Watch Dogs 2 è un brand che non è stato riposizionato su una fascia d'utenza più giovane. Aveva solo bisogno di prendersi meno sul serio.

Eurogamer.it: Watch Dogs 2 presenta un protagonista che pare sottendere un riposizionamento del brand verso i giocatori più giovani. È così?

Yves Guillemot: L'intenzione di Watch Dogs 2 non è quella di ringiovanire la serie ma di renderla più leggera e divertente. Il primo episodio è stato criticato da alcuni di prendersi troppo sul serio e di essere troppo dark. Abbiamo fatto tesoro di queste critiche e il risultato è Watch Dogs 2. Perché alla fine i videogiochi sono intrattenimento e dobbiamo intrattenere le persone.

Eurogamer.it: Quest'anno avremo Watch Dogs 2 e non Assassin's Creed: possiamo attenderci un'alternanza tra la due serie, così da allungare i cicli di sviluppo e aumentare il tempo a disposizione per la concezione e lo sviluppo di ogni capitolo?

Yves Guillemot: Stiamo lavorando per assicurarci che quando torneremo col nuovo capitolo di Assassin's Creed, si tratti di un gioco fantastico, eccezionale. Dopo che lo avremo lanciato vedremo come andrà e solo allora decideremo con quali tempistiche riproporlo.

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Stefano Silvestri

Editor in Chief, EG.it

Il suo passato è costellato di tutto ciò che è stato giocabile negli ultimi 40 anni. Dal ’95 a oggi riesce a fare della sua passione un mestiere, non senza una grande ostinazione e un pizzico di incoscienza.

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