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Resident Evil 7: Biohazard - recensione

Capcom innova e torna contemporaneamente alle origini per incutere terrore.

"Ma che diavolo è 'sta roba". "La visuale in prima persona in un Resident Evil? Devono essere impazziti". "Dove sono finiti i miei Leon, Chris, Jill e Claire? Dovete morire tutti". "Non lo giocherò mai, hanno distrutto un mito". Questa è solo un'infinitesima parte dei commenti che hanno affollato la rete nei giorni successivi alla prima presentazione di Resident Evil 7. Sia i fan di vecchia data che i neofiti hanno bruciato le tastiere per commentare con secchiate di vetriolo la scelta di Capcom.

Nel frattempo la compagnia nipponica proseguiva nel suo lavoro, sicura (una volta tanto) delle sue scelte e dei suoi mezzi. Passarono i mesi e una prima demo si affacciò sul PlayStation Store. La scaricarono in milioni, pronti a schifarla ancora prima di aver messo mano al controller. Alcuni però cominciarono a pensare che forse questo nuovo Biohazard aveva una possibilità. Arrivò una seconda demo e un primo assaggio del supporto al VR. Ancora milioni di download e una parte dello scetticismo si trasformò in fiducia. Poi i primi filmati di gameplay del gioco vero e proprio, i primi dettagli svelati. Uno zoccolo duro di haters però ancora resisteva, convinto che Resident Evil 7 non meritasse di portare quel nome tanto amato.

Il gioco finalmente è giunto nelle nostre mani e sapete bene quanto il sottoscritto sia un amante della saga. Quello che posso dire a tutti coloro che finora hanno sputato veleno sul team capitanato da Koshi Nakanishi è che si sbagliavano, e non di poco. Resident Evil 7 non solo è un grandissimo survival horror, ma è anche un gran bel Resident Evil. Il migliore di tutti quelli usciti negli ultimi 10 anni.

Lo stile della mappa ricorda molto da vicino quello dei primi, storici capitoli. Non mancano neanche le chiavi a tema: Scorpione, Corvo e Serpente. Per trovare quest'ultima dovrete sudare.

Ma andiamo con ordine. Sappiamo tutti che il gioco si svolge dopo gli eventi di Resident Evil 6, ma che si distacca dalle ben note vicissitudini che hanno coinvolto la Umbrella Corporation, Raccoon City, S.T.A.R.S., B.S.A.A. e via dicendo. Siamo nel sud degli Stati Uniti, in Louisiana per essere precisi. Gli scenari sono diversi da quelli a cui eravamo abituati.

Volendo fare un paragone cinematografico potremmo accostare Resident Evil 7 a pellicole come Non aprite quella porta o Le colline hanno gli occhi, ma non solo. Portando a termine il gioco non potrete non notare molte altre fonti d'ispirazione, anche in ambito videoludico. Impossibile non pensare a Silent Hill, ma anche al più recente Outlast e al sottovalutato F.E.A.R.

La storia prende spunto dal truculento pluriomicidio della troupe televisiva visto nella demo, che rappresenta però solo la punta dell'iceberg. La situazione è molto più complicata e marcia. Il tanfo che infesta ogni stanza di casa Baker è il sintomo evidente che "qualcosa" di spaventoso accade in questo luogo. Proprio la villa in questione è il primo dei tanti punti di contatto tra Resident Evil 7 e i primi, storici capitoli.

Una "mansion" gigantesca, intricata ed inquietante, che fa da scenografia alla prima parte del gioco. Proprio come Villa Spencer, la tenuta dei Baker è un labirinto che sembra non finire mai, ricco di passaggi nascosti, corridoi con angoli ciechi, scalinate che finiscono nel buio e stanze insospettabilmente comunicanti. Esplorarla tutta all'inizio non è possibile (vi ricorda qualcosa?) e come in un gioco di scatole cinesi solo facendo i giusti passi riuscirete ad aprire tutte le porte. I sinistri scricchiolii che la contraddistinguono rendono ogni passo un'impresa da brivido, specialmente utilizzando il PlayStation VR.

Cover image for YouTube videoRE7 - Welcome Home Trailer

Togliamoci subito il dente per coloro che dubitavano anche di questa feature in esclusiva temporale. Giocare Resident Evil 7 in realtà virtuale è una delle esperienze più terrificanti e "stressanti" che possiate mai provare. A fronte di qualche inevitabile compromesso grafico (risoluzione più bassa e qualche occasionale problema con le ombre e le proporzioni degli oggetti) vi troverete immersi in un'esperienza senza precedenti, in cui per fuggire avrete una sola opzione: strapparvi via il casco dalla testa. Se giocando normalmente vi sentirete in pericolo, in VR ogni passo richiederà coraggio. Ogni rumore sarà una stilettata diretta al cervello e ogni passo richiederà un tempo infinito per essere compiuto.

Le scene più buie sono a dir poco claustrofobiche e i salti sulla sedia provati giocando normalmente si moltiplicano almeno per 10 con indosso il caschetto marchiato Sony. Ovviamente non voglio rovinarvi nulla, ma preparatevi a vivere il gioco ad un livello diverso, ad una velocità diversa. Copiose emissioni di sudore e una tachicardia quasi costante saranno vostri compagni fedeli. Personalmente ho dovuto limitare le sessioni VR a periodi di massimo un'ora, non per colpa del motion sickness, che in Resident Evil 7 è praticamente assente, ma per riuscire a completare il gioco senza rischiare un infarto.

Tornando agli scenari, fin dalle prime ore si capisce che sono un chiaro omaggio al capostipite della saga. Si parte da una magione enorme per poi passare ad uno spazio aperto, ma non meno pericoloso, in cui l'unico rumore ad accompagnare i vostri passi sarà il canto dei grilli. Se solo ci fossero anche i ticchettii delle unghie dei Cerberus, il viaggio indietro nel tempo sarebbe completo.

Successivamente si passa ad altre location all'aperto, più piccole ma proprio per questo più pericolose. Meno spazio per muoversi, meno spazio per fuggire. Per tutta la sua durata il gioco non lesina scene amarcord e richiami al passato che manderanno in visibilio i giocatori più nostalgici. Ricordate i cani che entrano dalle finestre o lo zombie nascosto nel bagno? Troverete qualcosa di simile, ma non quando ve lo aspettate. La tensione dovuta alle apparizioni improvvise di Nemesis nel terzo episodio rivivranno nelle imprecazioni di papà Baker mentre cercherà di raggiungervi e staccarvi la testa dal collo. Non ci sono gli Hunter, ma nel buio si nascondono nemici forse ancora più infidi e veloci. Che dire poi dei mostri ansimanti di Resident Evil 4? Ne troverete dei lontani parenti anche qui e anche con loro dovrete dimostrare una mira fuori dal comune.

Gli psicostimolanti vi permetteranno di vedere più facilmente i moltissimi (e utilissimi) oggetti nascosti. Peccato che se ne trovino davvero pochi in giro.

Alcuni colpi di scena sono ovviamente più telefonati di altri o si lasciano andare a cliché già visti in passato, ma le sorprese non mancano di certo. Così come non mancano decine di "omaggi" visivi al glorioso passato della saga. Potete trovarne un paio nelle immagini a corredo di questa recensione, ma per il resto preferiamo lasciarvi il piacere di scoprirle tutte durante l'avventura. Veniamo ora alla questione più spinosa: il cambio di visuale. Come ormai sapete le inquadrature fisse dei vecchi giochi sono solo un ricordo e anche la visuale a 3/4 inaugurata con il quarto capitolo fa parte del passato. Vivrete infatti l'intera avventura in soggettiva, come fosse un FPS. Ma Resident Evil 7 non è FPS. L'incedere di Ethan, il protagonista, non è veloce. Di conseguenza sia il ritmo dell'esplorazione che quello delle fughe non sarà elevato. La scelta fatta da Capcom ha un senso ben preciso ed è quello di metterci nei panni di una persona normale. Di un uomo che si è ritrovato suo malgrado immerso in un incubo senza avere la minima idea di quello che lo aspettava.

Potreste essere portati a pensare che tale scelta sia stata fatta solo per venire incontro al supporto VR, ma così non è. Anche giocato "normalmente" questo primo Resident Evil in prima persona riesce ad immergere il giocatore in un'atmosfera unica. Questa nuova visuale doveva essere il difetto più grande del gioco e invece finisce per essere uno dei suoi punti di forza. Il non poter vedere nell'immediato cosa accade alle nostre spalle, mentre stiamo aprendo un cassetto o forzando un lucchetto, produce lo stesso effetto degli angoli ciechi di Villa Spencer, forse anche più intenso. Non ci si sente mai al sicuro, anche a causa di nemici non proprio convenzionali.

Tutti abbiamo amato gli zombie e le aberrazioni prodotte dalla Umbrella, ma questa volta ci troviamo ad affrontare nemici maledettamente più bastardi. Dei pazzi che non hanno paura della morte, anche perché non possono morire. Papà Baker vi terrà il fiato sul collo durante le prime ore, ma anche la sua folle mogliettina non è da meno, per non parlare di quel sociopatico del figlio. La famigliola in questione però non è l'unico pericolo da cui dovrete guardarvi.

Uno shotgun tenuto in ostaggio da una statua. Una volta tolto dal suo alloggiamento blocca qualsiasi via di fuga. Per venirne in possesso bisogna trovare qualcosa che lo sostituisca. Vi ricorda qualcosa?

Nell'ultima parte della storia Resident Evil 7 cambia pelle e scenari per farvi sprofondare in un incubo forse ancora peggiore. La storia accusa un paio di cali di ritmo nelle ultime ore, ma proprio sul finale arriva un'impennata che non ci saremmo aspettati. Quando il gioco sembra essere finito, riprende quota e muta nuovamente. Per ovvi motivi non possiamo dirvi in che modo, ma il curriculum del "director" del gioco comprende anche l'ottimo Resident Evil Revelations, e si vede. Capirete facilmente il perché quando sarà il momento.

La definizione di survival horror, andata persa negli ultimi capitoli della serie regolare, torna a calzare a pennello a Resident Evil in questo settimo episodio. Piuttosto che vomitarci addosso decine di nemici come in RE5 o RE6, il team di sviluppo ha sapientemente dosato le apparizioni dei nostri avversari facendoci comunque capire di essere nettamente inferiori a loro. Anche le risorse tornano ad essere scarse e devono essere accuratamente utilizzate.

Nelle prime quattro ore di gioco si entra in possesso di una 9 mm e di un coltellino utile sì e no ad aprire qualche cassa di legno. I colpi della pistola sono scarsissimi, ma vista la scioltezza con cui alcuni nemici li assorbono in alcuni casi è preferibile risparmiarli e provare altre strade. In molti casi l'arma migliore è la fuga, quindi cercate d'imparare le strade migliori per aggirare i nemici e mettere distanza tra voi e loro. Quando ne avete l'occasione nascondetevi nell'ombra ma non fate mai l'errore di pensare di averlo seminato definitivamente.

Man mano che la storia si aprirà sotto i vostri occhi anche l'inventario diventerà più ricco, mettendovi di fronte a scelte che conoscete già: portare più munizioni o qualche oggetto curativo? Meglio avere tutte le chiavi a disposizione a scapito magari dello spazio per una bocca da fuoco supplementare? Il gioco vi fornirà una mezza dozzina di armi (tra cui tre varianti di pistola) ma per molte di queste, come il lanciagranate e la magnum le munizioni saranno a dir poco scarse, quindi scegliete accuratamente anche in base alla situazione. Alcuni oggetti vi permetteranno di aumentare la salute massima o di ridurre il tempo di ricarica delle armi, ma il livello di personalizzazione dell'equipaggiamento non raggiunge i livelli toccati in altri capitoli, Resident Evil 4 in primis.

Una porta che si apre solo trovando tre statue a forma di testa di cane. Capcom ha fattto davvero di tutto per far scendere una lacrimuccia sulle guance dei fan di Resident Evil.

Come in passato è molto importante la gestione dello spazio nell'inventario. Inizialmente avrete a disposizione una dozzina di slot e molte delle armi ne occupano un paio. Ancora una volta quindi entrerà in gioco il backtraking, necessario per recuperare oggetti lasciati indietro e le famose casse comunicanti che troverete sparse un po' ovunque. Lasciate gli oggetti che non vi servono, salvate appena potete (niente macchine da scrivere e ink ribbon stavolta, ma un più comodo registratore a cassette) e proseguite. La cara, vecchia formula di Resident Evil è ancora valida e funziona bene nonostante l'età. Andando avanti entrerete in possesso di zaini che vi concederanno più spazio, ma in generale la quantità di oggetti che troverete sarà nettamente maggiore, quindi dovrete fare continuamente scelte prima di proseguire.

L'ottimo comparto sonoro del gioco vi aiuterà non poco a sopravvivere, specie se siete dotati di un buon impianto surround o di cuffie adeguate. L'audio multidirezionale vi permetterà di capire dove si trova un nemico per agire poi di conseguenza. In un gioco horror questo può fare realmente la differenza. Ottimo il doppiaggio in italiano, anche se le voci inglesi hanno un'impronta ancora più malata e una recitazione spesso migliore. La colonna sonora non è particolarmente incisiva, ma abbiamo apprezzato le molte sezioni in cui i rumori ambientali erano l'unico contrappunto al respiro del protagonista. Menzione d'onore per il tema principale (una rivisitazione moderna della canzone folk Go Tell Aunt Rhody), vi resterà in testa per giorni.

Graficamente Resident Evil 7 è un gioco che si fa apprezzare nella sua globalità, ma presta il fianco ad alcune critiche quando si vanno a guardare i dettagli. Alcune texture non sono propriamente lo stato dell'arte e in alcuni casi fanno anche fatica ad essere caricate. Nel corso del nostro playthrough abbiamo anche testimoniato un paio di glitch (oggetti sospesi nel nulla e compenetrazioni poligonali) che però non hanno in alcun modo rovinato l'esperienza di gioco. Si tratta di dettagli che spesso nella concitazione dell'azione neanche noterete, ma che in una produzione di questo livello non ci saremmo aspettati.

I pregi del gioco tuttavia superano di gran lunga i suoi pochi e veniali difetti. La qualità dell'esperienza è altissima e anche la longevità è decisamente buona. Completare la storia al livello di difficoltà normale vi porterà via circa 12/13 ore in base a parecchi fattori. Ci sono collezionabili da trovare e alcuni segreti da scoprire. Devono poi essere messi in conto i numerosi "You Are Dead" a cui inevitabilmente assisterete e qualche passaggio a vuoto alla ricerca di quell'oggetto che faticherete a ricordare dove avevate visto.

Fluidi chimici di varia potenza possono essere combinati con erbe verdi, polvere da sparo e medicine per creare pozioni di cura, proiettili alternativi o altri utili accessori.

Una volta portata a termine l'avventura avrete poi a disposizione una modalità molto più difficile chiamata Manicomio, nella quale potrete salvare solo dopo aver trovato una delle videocassette, l'energia non verrà rigenerata e i nemici saranno molto più intelligenti e duri da battere. Praticamente un incubo nell'incubo. Da segnalare anche la possibilità di utilizzare un'arma bonus che rappresenta un ulteriore omaggio alla storia di Resident Evil. A voi il piacere di scoprire di cosa si tratta.

Quanto piacerà quindi questo settimo capitolo della saga ad appassionati e non? Facciamo un distinguo: se non avete mai sentito parlare di Resident Evil potete approcciarvi a questo settimo capitolo senza problemi. Vi godrete un eccellente gioco horror senza particolari buchi narrativi e senza soffrire di quell'effetto nostalgia che potrebbe invece colpire i veterani della serie.

Proprio a loro ci rivolgiamo ora. Guardiamoci in faccia ragazzi, sappiamo che siete partiti prevenuti nei confronti di questo gioco. Sappiamo che vi mancano tanto i tricipiti di Chris, i pettorali di Claire e le pistole fumanti di Jill. Magari sentite anche la mancanza di quel doppio/triplogiochista di Wesker ma credetemi, questo gioco è Resident Evil in ogni singola cellula. In passato abbiamo criticato a più riprese Capcom, ma stavolta non possiamo che applaudire il modo in cui ha assecondato i sentimenti dei fan della saga facendo di tutto per accontentarli. Di tutto!

Non possiamo dirvi di più per ovvi motivi, ma dateci e dategli fiducia. Lasciate da parte il passato e abbracciate il futuro di questa serie. Non vogliamo sbilanciarci troppo, anzi sì. Siamo sicuri che tra qualche anno Resident Evil 7 verrà ricordato come una pietra miliare di questo franchise. Un gioco capace di sorprendere come a suo tempo fecero il primo episodio, Code Veronica e RE4.

9 / 10

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Daniele Cucchiarelli

Contributor

Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.

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