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Nioh - recensione

L'esperienza del Team Ninja, al servizio dei souls like.

Gli ultimi mesi hanno visto arrivare sul mercato una serie di giochi passati attraverso uno sviluppo lungo dieci o più anni. Dopo esserci goduti The Last Guardian e Final Fantasy XV ora è il turno di Nioh, annunciato nel lontano 2004 da Tecmo Koei e finalmente pronto ad approdare nei negozi. Nel corso degli anni il progetto è cambiato più volte. Il Team Ninja ha prima accarezzato l'idea del GDR tradizionale, virando poi sull'azione pura in stile Ninja Gaiden. La formula finale, con cui abbiamo passato gli ultimi giorni prima di scrivere questa recensione, deve molto al successo dirompente di Dark Souls e alla conseguente nascita del genere Souls Like.

Ecco quindi che in Nioh siamo chiamati a vestire i panni di William, un pirata occidentale coinvolto in una lunga avventura nelle lande sconosciute di Jipangu, quel Giappone feudale a cui molti appassionati di videogiochi sono legati a doppio filo. Il Team Ninja ha pescato a piene mani dal folklore del proprio paese d'origine, creando un mondo in cui uomini e Yokai, demoni nati dalla potenza delle emozioni umane e dai "sentimenti" degli oggetti, convivono tra violenti conflitti e improbabili alleanze.

Nioh è ambientato in un periodo storico molto importante per il Giappone e si assicura di far sentire il giocatore parte integrante di alcune vicende che hanno cambiato per sempre il volto del Paese. William approda a Jipangu seguendo le tracce dell'uomo che lo ha brutalmente separato dal suo spirito guida. William ha infatti condiviso gran parte della propria esistenza con un essere etereo con cui ha sviluppato un rapporto di profonda intimità. Non è un caso, quindi, se giunto in Giappone scopre di essere in grado di percepire ogni genere di Yokai.

William non è l'unica persona accompagnata da uno spirito guida.

Il viaggio di William è quindi il classico tentativo di salvare una principessa in pericolo, un'evoluzione in salsa horror folkloristica di Super Mario. Nonostante gli evidenti sforzi del Team Ninja per dare il giusto spessore a personaggi memorabili della storia nipponica, la trama non è certo il punto forte di Nioh. Poco importa però, perché se il comparto narrativo di Nioh non colpisce, a lasciare il segno sono un sistema di combattimento incredibile e un livello di difficoltà che può mettere alla prova anche i giocatori più esperti.

I filmati (e i frequenti caricamenti) tra una missione e l'altra aiutano a far calare l'adrenalina e a ridurre il bisogno di recitare il calendario piangendo wasabi e spaccando la TV. Per non sfigurare di fronte agli altri Souls Like, anche Nioh si presenta con un livello di difficoltà tarato verso l'alto. La differenza fondamentale rispetto a Dark Souls è che in Nioh i controlli sono reattivi e il sistema di combattimento è molto più ricco, profondo e versatile di quello ideato da From Software. Dopo il timido approccio delle fasi iniziali, in cui William è in grado di combattere in modo rozzo ma efficace, si entra in contatto con tante meccaniche con cui mettersi alla prova.

Nioh è una sorta di ibrido tra Dark Souls, Onimusha e Ninja Gaiden. Dal primo prende le meccaniche di crescita (accumulo di anime/Amrita da usare per salire di livello. Perdita delle stesse in caso di morte e possibilità di recuperarle tornando sul luogo del decesso) e il design delle ambientazioni (ampie, articolate, con un interessante sviluppo verticale e tante scorciatoie da scoprire). Dal secondo prende la lotta tra umani e demoni nel Giappone feudale e alcuni elementi dei combattimenti, dal terzo recupera le meccaniche action, l'uso fluido e intrecciato di armi, magia e ninjutsu, la violenza over the top e qualche animazione riciclata (il calcio per aprire gli scrigni più piccoli e le mutilazioni dei nemici, giusto per citarne un paio).

La cosa più bella di Nioh è che andando avanti cresce in modo esponenziale. Ogni volta che si pensa di aver visto tutto ciò che il gioco aveva da offrire, spunta una nuova modalità o una meccanica inedita a rimescolare le carte. La stessa crescita di William è gestita e dosata con grande attenzione. A seconda delle caratteristiche aumentate salendo di livello, si ottengono punti per apprendere nuove tecniche di attacco (divise per tipologia di arma, tra katana, lancia, doppia spada, armi pesanti, Kusarigama, archi, fucili e schioppi), l'arte del ninjutsu, la magia o la gestione del proprio alleato spirituale.

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In Nioh gli spiriti non sono importanti solo ai fini narrativi, ma accompagnano William (e tanti altri personaggi) garantendogli poteri sovrumani. Equipaggiando uno dei tanti spiriti sbloccabili (a patto di aver aumentato abbastanza la relativa caratteristica) si ottengono diversi bonus passivi, oltre alla possibilità di sfruttare le armi viventi. Combattimento dopo combattimento si riempie un indicatore posizionato nell'angolo in alto a sinistra dello schermo. Premendo la combinazione di tasti Cerchio + Triangolo, lo spirito equipaggiato avvolge l'arma di William, permettendogli di scatenare una serie di attacchi selvaggi senza affaticarsi o subire danni. Premendo di nuovo la medesima combinazione, si può sfruttare una potente magia, terminando all'istante la trasformazione.

Tutto questo si incastra alla perfezione con le meccaniche del Ki e del cambio di guardia. Il Ki è l'equivalente della stamina di Dark Souls. Come nel gioco From Software, anche in questo caso si consuma gradualmente correndo, parando gli attacchi nemici o mulinando le armi, a prescindere che i colpi vadano a segno o meno. In Nioh, per diventare combattenti efficienti è fondamentale imparare a gestire il ritmo Ki. Dopo ogni attacco, William viene circondato da piccole luci azzurre. Premendo R1 al momento giusto, è possibile recuperare parte del Ki speso nel colpo precedente, avendo così modo di combattere più a lungo senza stancarsi.

Lo stesso meccanismo viene usato per purificare le pozze di energia Yokai, che i mostri generano per intaccare il Ki di William e ripristinare il proprio. Sfruttando a dovere il ritmo Ki quando si è all'interno di una di queste pozze è possibile purificarla, privando il nemico di una risorsa fondamentale. L'altro asso nella manica del biondo protagonista è la possibilità di cambiare in qualsiasi istante la posizione di guardia, scegliendo tra alta, media o bassa a seconda dell'esigenza. La guardia alta serve a caricare tutto il proprio peso sull'arma e sferrare colpi lenti e violenti. Quella media è un bilanciamento tra forza e velocità. Quella bassa, aumenta la frequenza degli attacchi a discapito della loro efficacia.

La gestione dei vari servizi del fabbro è inutilmente macchinosa.

Avanzando nel gioco e sbloccando le giuste voci negli skill tree si ottiene la possibilità di recuperare Ki cambiando guardia durante le combo, di eseguire letali attacchi alle spalle (inizialmente non disponibili), di combattere a mani nude (disarmando l'avversario con la più classica delle prese a mani unite), di parare e contrattaccare, di proteggersi dagli elementi o infonderli nelle armi. Proprio come in Dark Souls, a seconda delle preferenze del giocatore il protagonista di Nioh può assumere mille forme differenti. Ci sono le build veloci e sfuggenti, quelle che puntano tutto sulla magia, i tank corazzati armati di ascia o martello da guerra, gli zoner che tengono i nemici a distanza con la lancia o la kusarigama, gli strateghi che sfruttano l'impeto avversario per aprirsi un varco e contrattaccare.

Come sempre, la prima run serve per scoprire il gioco e goderselo fino alla fine. Il vero divertimento, però, inizia con la seconda partita, durante la quale si possono sperimentare incroci fuori di testa. D'altro canto, è il gioco stesso a invitare alla sperimentazione e lo fa attraverso un gran numero di obiettivi da portare a termine per guadagnare utili bonus. Si va dal classico "uccidi XX soldati con le spade" a cose più estreme come "completa una missione senza indossare l'armatura". Per alcuni giocatori questi obiettivi rischiano di diventare una vera droga, spingendoli a cambiare spesso arma e a modificare il proprio stile di gioco per completarli tutti.

Questa impostazione spinge ad affrontare più volte le stesse missioni, magari per trovare tutti i Kodama o per arrivare al boss senza uccidere nessuno. Si tratta di un ottimo modo per aumentare la longevità di un titolo già molto lungo anche con un approccio normale. Tra le missioni principali, quelle secondarie (un po' banali e ripetitive, a dire il vero) e le bastardissime varianti del Crepuscolo, che una volta sbloccate cambiano ogni giorno come nei free to play, si superano abbondantemente le 30 ore di gioco prima di giungere alle fasi finali.

Tutto questo senza contare il multiplayer. Anche in questo caso il Team Ninja si è lasciato "ispirare" da From Software, ma grazie al cielo non si è limitata a questo. Sacrificando un oggetto, in Nioh è possibile evocare un compagno d'avventura mentre si affronta una missione, magari per cercare di battere un boss particolarmente arduo. Il processo per farlo non è dei più immediati, ma funziona. Chi ha bisogno di aiuto deve sacrificare l'oggetto durante una missione e attendere che qualcuno risponda alla chiamata. Chi vuole farsi evocare, invece, deve selezionare una missione scegliendo la voce "partecipa come visitatore".

Oltre ai classici filmati con i modelli poligonali, ci sono anche alcune sequenze narrative stilisticamente gradevoli.

Per affrontare le sfide al di fuori della storia, invece, è tutto più intuitivo. In quei casi basta selezionare la modalità Portale Torii e optare per un incontro casuale o per un appuntamento con gli amici, per mettersi alla prova con una specie di modalità orda in cui si devono affrontare ondate su ondate di Yokai. Tutto senza chat vocale, ovviamente! Le nostre esperienze in multiplayer sono state molto positive, con la totale assenza di lag e con controlli sempre perfetti. In multiplayer ogni giocatore riceve la propria dose di loot (invisibile agli occhi del compagno) e il numero di mostri aumenta, così come la loro resistenza generale.

L'altra faccia del multiplayer di Nioh è rappresentata dalla modalità Clan, che si sblocca più o meno a metà avventura. Si tratta del tipico multiplayer asincrono in cui si sceglie una fazione da aiutare accumulando punti sotto la sua bandiera. Al termine della guerra, i membri della fazione vincitrice si spartiscono il bottino. Per aiutare il proprio clan si devono accumulare punti valore, ottenibili battendo i fantasmi dei giocatori morti in single player (indicati con dei mucchietti di ossa con cui è possibile interagire), oppure affettando orde di Yokai in coop.

Nioh è quindi un gioco bello, intenso, ostile e divertente. Purtroppo, però, ha anche dei difetti. Il primo coinvolge l'adattamento italiano, che si assesta su una qualità mediamente buona salvo poi rovinare tutto con qualche scivolone abbastanza fastidioso, che si sarebbe potuto evitare con un testing più accurato. Se è vero che i traduttori lavorano spesso senza riferimenti visivi, provando il codice già tradotto alcuni elementi sarebbero dovuti saltare all'occhio dei tester. Leggere "Luce" sul comando per accendere una lanterna, o faticare a comprendere il funzionamento del fabbro per via di un adattamento sbagliato è abbastanza fastidioso.

In generale Nioh è privo delle rifiniture tipiche dei grandi titoli tripla A. Alcune scelte di design sono da mani nei capelli (la gestione delle missioni Crepuscolo non è spiegata da nessuna parte, per esempio), così come l'interfaccia di molti menu. La struttura a missioni spezza troppo i ritmi di gioco, costringendo a passare molto tempo tra menu, mappa di gioco e schermate di caricamento. Tutta la parte relativa al potenziamento delle armi è confusa e disordinata e spesso ci si perde in un mare di oggetti gestiti con filtri di scarsa utilità, nel tentativo di migliorare la propria arma o il proprio equipaggiamento.

Ecco la modalità Portale Torii, dove potrete scegliere come gestire le vostre partite multiplayer.

Anche il comparto tecnico presta il fianco a qualche critica. Nioh permette di scegliere fra tre modalità di visualizzazione differenti. La prima riduce il livello di dettaglio per garantire i 60 fps stabili, la seconda blocca gli fps a 30 e aumenta risoluzione ed effetti, mentre la terza mantiene le impostazioni grafiche della precedente, sbloccando gli fps.

Partendo dal presupposto che un gioco di questo tipo offre il meglio a 60 fps, anche con la modalità Azione attivata su PlayStation 4 Pro abbiamo riscontrato qualche rallentamento di troppo, soprattutto nella primissima area di gioco. Considerando la qualità discutibile delle texture e la piattezza grafica generale di questa impostazione, ci saremmo aspettati prestazioni migliori.La modalità Cinema a 30 fps è visivamente più gradevole, ma la velocità ridotta penalizza i combattimenti, uno degli elementi più riusciti del gioco. Purtroppo, anche con questa impostazione il frame rate non è sempre stabile.

Dopo più di dieci anni, Koei Tecmo ha creato con Nioh un'esperienza appagante, longeva e stilisticamente ricercata. Il punto di partenza ideale verso il souls like perfetto.

8 / 10