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A Normal Lost Phone - recensione

Un'intera vita nel palmo di una mano.

4K, console mid-gen, sistemi ibridi, upscaling, realtà virtuale, realtà aumentata, realtà mista. Queste sono solo alcune delle parole di cui ci riempiamo la bocca ogni giorno quando si parla di videogiochi, quasi dimenticandoci di ciò che dovrebbe essere più importante all'interno di questo medium. Parliamo di esperienze sempre più complesse che mischiano costantemente generi e stili diversi ma che a conti fatti difficilmente propongono davvero qualcosa di nuovo. Si uniscono elementi in nome dell'innovazione e della ricerca della novità, una ricerca che quasi mai passa attraverso la semplificazione e la sottrazione di qualche elemento.

È anche per questo motivo che di fronte a un progetto come A Normal Lost Phone, ci si sente almeno inizialmente spaesati e perplessi. Un gioco che si basa completamente sui testi che propone e che è praticamente impossibile da classificare in un genere preciso. Nato grazie a una campagna crowdfunding che ha raccolto più di €11.000 e presentato inizialmente come un piccolo prototipo giocabile in diverse manifestazioni dedicate alle produzioni indie, il titolo è progressivamente cresciuto fino a trasformarsi in ciò che oggi è possibile acquistare su PC o dispositivi mobile spendendo appena €2,99.

Come potremmo descrivere il particolarissimo lavoro di Accidental Queens? A Normal Lost Phone nasce da un'idea estremamente semplice quanto realistica e sotto molti aspetti banale: il ritrovamento di uno smartphone abbandonato a se stesso. A questo punto inizierà una vera e propria indagine per scoprire l'identità di chi possedeva il dispositivo e magari arrivare anche a capire cosa gli possa essere successo. Il gioco ci spinge, quindi, a frugare letteralmente nella privacy di Sam, il misterioso proprietario del telefono.

Chi è Sam e cosa gli è successo? Ogni azione è guidata da queste assillanti domande.

Di fronte ai nostri occhi avremo costantemente la schermata principale del telefono dalla quale potremo accedere ad app e funzionalità che tutti abbiamo provato almeno una volta nella nostra vita. Lentamente inizieremo a scoprire i rapporti che il ragazzo ha con la propria famiglia, con i compagni di scuola, con gli amici e in alcuni casi a rivedere noi stessi nelle frasi spezzate, nei contrasti solo sussurrati con i genitori, nella difficoltà di capire davvero ciò che si vuole e quale direzione prendere per il futuro.

Forse non tutti riusciranno a immedesimarsi a pieno con i problemi del possessore di questo telefono smarrito ma tra i messaggi, le foto, le email, i forum e tutto ciò che saremo in grado di leggere, sarà pressoché impossibile rimanere indifferenti di fronte ai temi trattati. Non entreremo troppo nei dettagli per non rischiare imperdonabili spoiler ma sappiate che questo gioco non evita assolutamente argomenti delicati, arrivando a toccare corde quasi sempre ignorate all'interno del medium videoludico senza inutili buonismi o fastidiose banalità.

La trama è quindi il punto forte di A Normal Lost Phone e leggere sarà sostanzialmente l'unica cosa da fare per le due ore di gioco necessarie per arrivare a scoprire la verità su Sam. Non ci saranno particolari guizzi per quanto riguarda le meccaniche al di là di una manciata di enigmi in cui dovremo scovare delle password per accedere a delle app del telefono non accessibili normalmente. Inizialmente potrebbero sembrare rompicapi piuttosto cervellotici ma a conti fatti la soluzione sarà sempre comprensibile a un occhio sufficientemente attento. In definitiva lo studio francese ha confezionato un prodotto prettamente narrativo che a causa della propria struttura propone un gameplay ridotto all'osso.

Ogni app ci permetterà di compiere un passo verso la verità.

Inevitabilmente limitati ma comunque funzionali sono tutti gli aspetti tecnici della produzione, con delle schermate fisse senza infamia né lode ma anche alcune illustrazioni piuttosto ispirate che assumono il ruolo di veri e propri estratti della vita di Sam. Fantastico invece il lavoro svolto sulla colonna sonora che accompagnerà costantemente l'esperienza con dodici brani in versione originale di artisti indipendenti che risultano orecchiabili e godibili per tutta l'esperienza in compagnia del telefono di Sam. Nota di merito per la localizzazione completamente in Italiano di tutti i testi, una localizzazione che al di là di alcuni piccoli inciampi svolge un lavoro egregio e sorprendente per una produzione così piccola.

È difficile valutare un'esperienza come A Normal Lost Phone e il voto che vedete al fondo della recensione è il risultato di un conflitto tutt'altro che semplice da risolvere (tra un sette e un otto in particolare). Complicato tradurre in parole ciò che abbiamo provato frugando a volte con vergogna all'interno della vita di Sam, letteralmente violando la privacy di questo ragazzo. Impossibile definire i tanti momenti in cui abbiamo sorriso soddisfatti per una sua piccola vittoria personale o in cui ci siamo ritrovati inevitabilmente a riflettere sulla nostra vita, sulle nostre amicizia, sui nostri amori e sul rapporto con la nostra famiglia e con la società tutta.

L'opera di Accidental Queens non è un capolavoro, non è un titolo adatto a tutti i palati ma "solo" una di quelle produzioni di cui un medium relativamente giovane come il videogioco ha bisogno. Una mosca bianca che lascerà indifferenti i più ma che merita d'esistere anche solo per quella manciata di minuti in cui sarà in grado di toccare il cuore e la mente di una singola persona. Un titolo che ripercorre un periodo cruciale di una vita e che proprio come la vita stessa ci mette di fronte a una valanga di emozioni diverse, in uno spaccato della nostra società, dei nostri tempi e dei fantasmi che inevitabilmente affliggono, hanno afflitto e affliggeranno più di una generazione.

8 / 10

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A proposito dell'autore
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Alessandro Baravalle

Contributor

Si avvicina al mondo dei videogiochi grazie ad un porcospino blu incredibilmente veloce e a un certo "Signor Bison". Crede che il Sega Saturn sia la miglior console mai creata e che un giorno il mondo gli darà ragione.

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