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Ghost Recon: Wildlands - recensione

Meno tattica, più azione.

Wildlands non è un vero e proprio Ghost Recon. Con la sua rinnovata struttura e il sensibile cambio di registro rispetto al passato, non potrà che far indispettire i fan storici della serie, traditi da un gameplay sostanzialmente votato all'azione, più accondiscendente verso gli inevitabili neofiti che la parola magica del momento, open world, attirerà come mosche. Soprattutto dopo i recentissimi successi di titoli come Horizon: Zero Dawn e The Legend of Zelda: Breath of the Wild.

Non è un male. Non a priori quantomeno. Nonostante il buon nome della saga sia stato in parte rinnegato, il risultato è comunque un gioco appassionante, con meno personalità certamente ma appagante e divertentissimo in cooperativa, a patto di coinvolgere un gruppo di amici inclini a godersi sul lungo periodo un'esperienza condivisa.

Ghost Recon: Wildlands sembra far tesoro di quanto appreso da Ubisoft in produzioni come The Division e, in minuscola parte, Watch Dogs. L'elemento attorno a cui ruota il tutto è la gigantesca mappa che potrete liberamente esplorare, da cima a fondo, in qualsiasi momento, senza grosse limitazioni se non quelle legate al progressivo rafforzamento delle forze ostili a mano a mano che ci si allontana dalla zona in cui l'avventura si avvia.

Il Santa Blanca non è più un semplice cartello della droga. Guidata dal carismatico El Sueño, doppiato nella nostra lingua da uno strepitoso Luca Ward, che infonde grande fascino al personaggio, l'organizzazione criminale si sta tramutando a tutti gli effetti in un minuscolo stato indipendente sorto nel cuore della Bolivia. Le tangenti tengono a bada politici e polizia che, oltre a chiudere più di un occhio, negli ultimi tempi hanno addirittura deciso di supportare con ogni mezzo l'ascesa del cartello che esporta regolarmente partite di coca in Messico e negli Stati Uniti.

La prima volta che ci siamo lanciati con il paracadute, complice l'ambientazione sudamericana, ci è sembrato di avere a che fare con una versione più seriosa di Just Cause 3.

Il Santa Blanca, insomma, va fermato con ogni mezzo. Mentre un gruppo di ribelli locali si oppone a fatica alla tirannica organizzazione, il governo americano ha ben deciso di inviare sul posto la squadra Ghost, un quartetto di soldati addestrati e dalla comprovata infallibilità, con il compito di rovesciare la nascente nazione, uccidendo El Sueño in persona, non prima di aver riservato una sorte simile a tutti i suoi luogotenenti.

Si tratta in sostanza di liberare ogni zona della mappa dall'ingombrante presenza dei fidati del cattivone di turno, in una guerra di territorio che si vince a suon di missioni, incarichi secondari, raccolta di collezionabili e così via. Laddove un tempo i Ghost Recon mettevano in scena complessi scenari geo-politici, Wildlands, primo segnale che qualcosa sia cambiato, mette in chiaro che ad attendervi non ci sarà un intreccio degno di un romanzo del compianto Tom Clancy, quanto un espediente per giustificare la presenza di una gigantesca ambientazione da esplorare a caccia di nuovi obiettivi da eliminare.

Non mancano momenti carichi di pathos, né qualche minuscolo colpo di scena, ma si lamenta l'assenza di dialoghi degni di nota e, soprattutto, di un eroe che possa reggere la scena anche nei lunghissimi momenti in cui El Sueño, per forza di cose, non calcherà il palcoscenico.

L'epopea, difatti, si apre con un editor in cui dare forma e vita al vostro personaggio. Per quanto possiate impegnarvi, il suo aspetto non trasmetterà mai le giuste sensazioni, lasciandovi alle prese con un soldato qualsiasi che sin dal primo momento si muoverà sullo schermo non nascondendo ciò che in realtà è: un semplice avatar, uno mero strumento nelle vostre mani, piuttosto che un protagonista dotato di una propria storia e di specifiche motivazioni.

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L'iniziale delusione, fortunatamente, viene spazzata via dalla mole annichilente di luoghi d'interesse e missioni che il gioco vi vomiterà addosso subito dopo aver portato a termine il primo incarico che funge, fondamentalmente, da rapido tutorial. È innegabile che Wildlands si giochi la carta della quantità, sia per ovviare alla cronica ripetitività di obiettivi che dovrete completare nel corso della progressiva distruzione del Santa Blanca, sia per cercare di nascondere i limiti di un gameplay che non possiede lo spessore strategico dei predecessori, né si rifugia in una raffinata sovra-struttura ruolistica come fa invece The Division.

Tra computer da hackerare, taniche di carburante da requisire, informazioni extra da scovare e fortezze da ripulire da qualsiasi presenza nemica, ogni anfratto della mappa offre qualche scusa per estrarre le pistole. Imporsi di completare il completabile significa imbarcarsi in un'epopea che richiederà almeno una cinquantina d'ore, comprovando che dal punto di vista contenutistico la produzione Ubisoft non ha nulla da invidiare alla concorrenza.

Se gli incarichi, purtroppo, tendono a ripetersi sin dall'inizio, lo scenario, al contrario, vanta una piacevole varietà di paesaggi. Dai villaggi immersi nel fango, alle montagne innevate, passando per lande desertiche e giungle impenetrabili, dal punto di vista artistico il lavoro svolto è assolutamente convincente, tanto che spesso e volentieri ci si scopre ad ammirare ammaliati un paesaggio particolarmente ispirato. Anche in questo senso, si vede che il gioco ruota attorno alla mappa, soprattutto se si considera l'ambito puramente tecnologico.

A fronte di modelli poligonali mai eccessivamente dettagliati, di interni che lasciano a desiderare e di un certo pop-up degli elementi di contorno, Wildlands convince eliminando completamente qualsiasi caricamento dopo quello iniziale s'intende, e vantando una linea d'orizzonte davvero notevole. Il colpo d'occhio è soddisfacente e all'altezza delle aspettative.

A mano a mano che visiterete le basi della ribellione, potrete sfruttare queste location per i viaggi rapidi.

Tra moto, SUV ed elicotteri, i mezzi con cui raggiungere la propria meta non mancano certo. Il sistema di guida va tuttavia interpretato, dal momento che gli sviluppatori, piuttosto che cercare la simulazione, hanno optato per l'immediatezza. Nessun problema di sottosterzo, insomma, ma soprattutto preparatevi a scalare pendii estremamente ripidi senza troppa difficoltà. Ne risente il realismo ma ne guadagna il ritmo di gioco che non verrà inframezzato da lunghe deviazioni, solo per raggirare i numerosi ostacoli naturali che incontrerete lungo il percorso.

Giunti a destinazione, Ghost Recon: Wildlands sfodera la vera anima del suo gameplay, come già detto meno caratterizzato che in passato, ma proprio per questo più malleabile e digeribile da tutti. L'approccio stealth è ovviamente imprescindibile: irrompere a testa basta in un qualsiasi accampamento nemico si traduce in un inevitabile game over, sia perché bastano pochi colpi per andare al tappeto, sia perché la maggior parte delle volte dovrete infiltrarvi senza dare troppo tempo ai nemici di organizzare le difese, eliminare gli ostaggi, far evacuare il comandante e così via.

Binocolo e drone sono strumenti irrinunciabili per tracciare i nemici e iniziare a disfarsi delle sentinelle più isolate grazie al fidato fucile da cecchino, ovviamente equipaggiato di silenziatore. I gadget utili a mantenere un basso profilo non sono moltissimi, tuttavia. Non ci sono trappole, né strumenti che possano creare diversivi di qualche tipo. Il colpo sincronizzato, da questo punto di vista, è la tattica migliore per eliminare più guardie alla volta, contando sui propri compagni di squadra ottimamente gestiti dall'intelligenza artificiale.

Finché resterete nell'ombra, gli alleati non prenderanno iniziative, a meno che non gli diate ordini precisi tramite il menù dedicato. Quando la situazione si farà più movimentata, tuttavia, non si faranno scrupoli ad aprire il fuoco e a rianimarvi se e quando verrete abbattuti.

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Ciò che più si apprezza del gameplay di Ghost Recon: Wildlands è la facilità e la rapidità con cui il ritmo della partita cambia e si adatta di continuo alla situazione. Quello blando e ragionato, proprio di quando farete di tutto per non farvi scoprire, viene soppiantato dall'azione adrenalinica nel momento in cui deciderete di prendere di petto la situazione.

La terza persona permette di avere una visione ampia del campo di battaglia, indispensabile per pianificare le proprie mosse, ma basta premere un grilletto per passare alla visione in soggettiva e concentrarsi sulla mira, come accadrebbe in un qualsiasi FPS. Naturalmente il gioco prevede e incentiva un approccio più tattico, ma proprio per la sua malleabilità la produzione Ubisoft sa farsi apprezzare anche da chi è solito risolvere ogni problema con la polvere da sparo, tanto più che l'arsenale in dotazione è generoso di mitragliatori e fucili a pompa di ogni dimensione.

Nonostante sulla carta la modalità cooperativa sia un elemento fondante del titolo, all'atto pratico si rivela uno degli aspetti più controversi e criticabili. Se il matchmaking è fulmineo e il netcode estremamente stabile, la struttura open world non si amalgama alla perfezione con un gameplay che, in linea teorica, deve favorire il gioco di squadra. È fin troppo facile perdersi di vista, restare indietro soprattutto negli spostamenti con i mezzi, o distrarsi nel completamento di qualche missione secondaria mentre il resto del gruppo è impegnato in altro. La coordinazione, in soldoni, è possibile solo con un gruppo ben affiatato che decida con risoluzione a cosa dedicarsi di volta in volta. Solo rispettando questa fondamentale condizione, la produzione Ubisoft è piacevole, godibile e divertente anche online.

Esplorando la mappa recupererete nuovi pezzi con cui personalizzare le armi. Da nuovi mirini, a calci che diminuiranno il rinculo, il pratico menù vi mostrerà al volo vantaggi e svantaggi di ciascun item.

Wildlands, dicevamno, ha poco di Ghost Recon e la delusione dei fan più intransigenti sarà inevitabile. Ma questo shooter ha tantissimo da offrire: lLa mappa del gioco è sconfinata, piena di missioni e collezionabili. Il gameplay offre un buon compromesso tra stealth e azione, e non bisogna dimenticarsi dei piaceri del co-op e di una progressione del personaggio fatta di continui avanzamenti di livello e di abilità da apprendere, che vi tramuteranno in una perfetta macchina da guerra.

La produzione Ubisoft, insomma, manca di personalità, ma ciò non gli impedisce di estasiare gli appassionati del genere tramortendoli con l'elevata quantità di contenuti messi a disposizione e con un gameplay immediato, diretto, coinvolgente.

8 / 10

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Lorenzo Fazio

Contributor

Lorenzo Fazio non ha mai smesso di giocare sin dai tempi del Master System. Ha così cercato di unire l’utile al dilettevole, inventandosi giornalista videoludico. Qualcuno ci è cascato: scrive per importanti testate del settore da quasi una decina di anni.
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