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Necropolis console - recensione

Un roguelike duro e puro su console.

Il mondo dei videogiochi subisce il susseguirsi di mode o, per dirla in maniera più neutrale, trend che dettano un po' quali sono i generi e gli stili (sia di gameplay che di estetica) che il pubblico sembra essere più ben disposto a ricevere. È una cosa abbastanza normale in un mercato, ma nei videogiochi è particolarmente evidente.

Oggi siamo ancora nell'era dei roguelike, ed ecco che i titoli che meglio sembrano incarnare tutti i dettami del genere ricevono, non tanto un occhio di riguardo, ma perlomeno una curiosità che spinge tutti i tipi di utenti (recensori compresi) a esplorare con attenzione giochi che, a parità di qualità, forse non avrebbero ricevuto la stessa attenzione su altri generi.

Necropolis rientra esattamente in questa categoria, con in più un occhio di riguardo guadagnato direttamente dal team di sviluppo, gli Harebrained Schemes, autori dell'apprezzata serie Shadowrun. Perché questo? Presto detto: Necropolis è un dungeon crawler roguelite puro. Questo vuol dire che la morte del proprio personaggio conclude effettivamente l'avventura, che gli scenari sono sempre diversi e che la difficoltà è da subito abbastanza alta. Per riassumerlo in una frase: un Dark Souls randomizzato, con morte persistente e con uno stile grafico minimalista.

L'aspetto estetico di Necropolis presenta elementi di fascino intrigante ma anche molti lati poco curati e ripetitivi.

L'esperienza di gioco è sorprendentemente priva di fronzoli. Si sceglie il proprio personaggio tra pochissime alternative, si entra nella prima stanza che, sempre uguale, illustra i controlli di gioco e si passa subito a menare le mani esplorando i dungeon. Un po' di struttura viene aggiunta grazie a obiettivi che vengono assegnati dalla divinità del luogo e dal sistema di looting e di crafting, ma si tratta di aspetti collaterali. Ciò che conta è procedere più a lungo possibile e godersi i combattimenti che Necropolis continua incessantemente a lanciare addosso al giocatore.

Il sistema di combattimento è fortunatamente abbastanza interessante da reggere l'enorme peso assegnatogli: ogni nemico (ve ne sono veramente tanti) ha diverse routine d'attacco e, tra parate, schivate, possibilità di caricare i colpi, scelta del timing corretto e gestione della stamina, ce n'è abbastanza per rendere ogni combattimento una sfida interessante e coinvolgente. Non ci sono boss, ma solo nemici con tratti e caratteristiche speciali (che fanno, in un certo senso, la funzione di boss). Questa mancanza si fa un po' sentire sul ritmo di gioco ed è uno dei punti su cui Necropolis mostra i propri problemi.

Il sistema di loot è legato all'unica risorsa che il giocatore può portare da una run all'altra, ovvero i token che sbloccano abilità speciali che, però, possono essere equipaggiate solo una alla volta; una decisione perlomeno bizzarra e oltremodo punitiva per i giocatori. Anche la qualità degli oggetti craftabili (perlopiù pozioni e pergamene) è piuttosto deludente, come anche la varietà e gli effetti sul gameplay. Sotto questo punto di vista si sarebbe potuto fare molto di meglio.

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Armi ed equipaggiamento sono invece più interessanti e variegati e riescono a dare uno stimolo in più per proseguire nell'avventura. La storia è anch'essa minimalista e affidata a poche righe di testo (alcune recitate in una lingua inventata e incomprensibile) intrisa di un sarcasmo a volte decisamente divertente. Come la storia, anche tutti gli altri aspetti di Necropolis (loot, crafting, mercanti, sistema di progressione) sono all'inizio decisamente oscuri e affidati all'esplorazione del giocatore (statistiche degli oggetti compresi).

Si suppone che questo sia parte del divertimento e in effetti c'è un certo gusto nello scoprire le sfaccettature dei vari sistemi che compongono Necropolis, ma spesso ci si aspetterebbe qualche concessione in più. In Necropolis, invece, la conoscenza si conserva nella testa del giocatore man mano che l'esperienza di gioco viene accumulata, una decisione discutibile in grado di creare problemi se si ricomincia a giocare, ad esempio, un mese dopo l'ultima run. L'interfaccia, ridotta all'osso, fa decisamente poco per aiutare.

Lo stile grafico è anch'esso minimalista e affidato interamente a forme geometriche crude e spesso prive di texture. Qualche effetto speciale riesce a donare un po' di atmosfera alle locazioni più importanti ma, in generale, incontrerete molte aree decisamente scialbe e ripetitive; dopo l'effetto sorpresa delle prime partite questo aspetto può decisamente venire a noia, soprattutto se la difficoltà di gioco vi sta tenendo lontani dalle aree più avanzate. Il sonoro è nella norma per quanto riguarda gli effetti, mentre è buono nelle musiche, che ben accompagnano i menu e alcuni momenti particolari dell'esperienza.

Il sistema dei codex assicura un minimo di continuità tra una partita e un'altra.

Necropolis può essere giocato in multiplayer (fino a quattro giocatori, possibilità di joinare anche a sessione già aperta) e in questa modalità è decisamente più interessante. Gli scontri con i gruppi di mostri più problematici sono, non solo più appetibili, ma anche tatticamente più intriganti, e quindi divertenti. Il 'fuoco amico' è sempre attivo in Necropolis: questo vuol dire che i mostri possono colpirsi tra di loro, ma vuole anche dire che anche tra amici bisogna fare attenzione.

In definitiva Necropolis è un interessante esperimento che porta qualcosa di nuovo nel genere ed è in grado di affascinare con il suo look intrigante e le sue scelte estreme a livello di gameplay. Purtroppo le scelte minimaliste sono state portate anche in ambiti in cui non fruttano (loot, crafting, ambientazioni, interfaccia) e anche il sistema di generazione randomico dei dungeon alla lunga annoia. Inoltre, su PS4 abbiamo riscontrato singhiozzi durante certe animazioni di combattimento; il fatto che riportiamo questo problema testimonia di un'ottimizzazione altalenante e in grado, a volte, di disturbare l'esperienza di gioco.

7 / 10

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Necropolis

PS4, Xbox One, PC, Mac

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Davide Pessach

Contributor

Studia, scrive, videogioca da tanto, tanto tempo. Quando si annoia rimescola le carte e sposta le priorità, ma i tre ingredienti principali rimangono quelli . Obiettivi? Solo due: curiosità e divertimento.
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