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LEGO City Undercover - recensione

Avete mai sgominato una banda di mattoncini danesi?

LEGO City Undercover si meritava una seconda occasione. Nonostante su Wii U avesse già goduto di una certa notorietà, complice una softeca che si arricchiva con estrema lentezza di nuove uscite, il titolo realizzato da TT Fusion, sussidiaria dell'arcinota TT Games, all'epoca della sua pubblicazione originaria, riuscì nel difficile compito di distinguersi, a modo suo, nell'affollatissimo panorama degli open world.

Gli ingredienti della gustosa portata sono gli stessi che, ormai da tempo immemore, caratterizzano ogni iterazione videoludica legata al brand dei mattoncini danesi: trama scanzonata, ironica e irriverente verso le fonti d'ispirazione; gameplay accondiscendente e facile da padroneggiare, così da coinvolgere e appassionare anche un pubblico di giovanissimi; art design che fonde elementi realistici a costruzioni e personaggi presi in prestito dai numerosi set acquistabili nei negozi di giocattoli.

La novità, rispetto agli altri episodi della serie, era rappresentata da setting e protagonisti. Non un rifacimento di un lungometraggio esordito di recente al cinema, né una riproposizione e rilettura di saghe o brand noti, quanto un avventura completamente inedita, ambientata in una città dei giorni nostri, alle prese con una preoccupante escalation della criminalità organizzata.

Non preoccupatevi dei cittadini che passeggiano sul marciapiede. Anche investendoli non gli procurerete nessun danno.

Chase McCain, per ragioni inizialmente ignote, ritorna a Lego City dopo esserne stato allontanato in seguito all'arresto del pericoloso Rex Fury. Con l'evasione del folle criminale, tuttavia, si è reso necessario il reclutamento dell'impavido eroe che ha accettato di ritornare per dare nuovamente la caccia all'acerrimo nemico. Un preambolo qualsiasi, per una trama che, ovviamente, non vuole stupire per la qualità dell'intreccio o per la profondità dei personaggi coinvolti, quanto intrattenere e divertire con un gran numero di gag, battute, situazioni paradossali che si vengono continuamente a creare.

Come di consueto, LEGO City Undercover ironizza e ridicolizza i canoni stilistici di ogni detective story che si rispeti, ricollegandosi, piuttosto, a fortunate serie comiche come Scuola di Polizia e Una Pallottola Spuntata, mettendo in scena comprimari goffi, un capo della polizia burbero e isterico al punto giusto, una love story che più che sul romanticismo, poggia su equivoci e simpatici siparietti. Ogni cut-scene che intermezza l'azione, insomma, è un vero e proprio spasso, un coacervo di citazioni a film e serie TV, nonché prova empirica che anche TT Fusion sia perfettamente a suo agio nel proporre dialoghi comici.

In questo porting per PlayStation 4, Nintendo Switch, PC e Xbox One, nulla è stato aggiunto o sottratto dal punto di vista narrativo. Chi ha già avuto modo di completare l'avventura su Wii U, difatti, saprà sin dall'inizio come procederà e si concluderà l'indagine di Chase McCain.

Nemmeno dal punto di vista contenutistico, tuttavia, si segnalano modifiche o aggiunte. Escludendo l'ovvia assenza del Game Pad di Wii U, comodo all'epoca per visualizzare la mappa e richiamare al volo alcune funzioni, il titolo non ha subito alcuna castrazione, risultando persino più convincente sotto il profilo grafico, nonostante tempi di caricamento insospettabilmente prolungati e qualche magagna tecnica, come bug di ogni genere e frequenti casi di pop-up, che rovinano, ma solo in parte, l'esperienza di gioco.

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Le fondamenta del gameplay, di fatto, non si discostano dalla solita formula che ha decretato il successo della serie LEGO nel corso delle generazioni di console. Si tratta, come al solito, di risolvere semplicissimi enigmi ambientali, magari distruggendo e ricostruendo alcune strutture dello scenario; combattere sparuti gruppi di nemici, a mani nude per lo più, nonostante non manchi qualche arma; scovare un numero sterminato di collezionabili, tra cui monete e pezzi lego con cui sbloccare e ottenere bonus di ogni genere; sfruttare le abilità uniche che otterrà il buon Chase grazie ai vari abiti che potrà indossare in qualsiasi momento.

La tenuta da minatore, per esempio, gli permetterà di distruggere alcuni blocchi particolarmente resistenti, travestito da ladro, invece, potrà scassinare alcune porte sbarrate e così via. A mano a mano che entrerete in possesso di nuovi costumi, sarete incentivati ad affrontare nuovamente alcune missioni già completate, per accedere in aree prima irraggiungibili, e ad esplorare con maggior attenzione le aree di Lego City, così da raccogliere nuovi collezionabili.

Nonostante nelle missioni proposte manchi la varietà di un GTA qualsiasi, nonostante l'interazione con la città e le sue strutture sia tutto sommato limitata, LEGO City Undercover riesce, quasi inspiegabilmente, a tenervi incollati allo schermo, fagocitandovi in un tunnel di assuefazione fatto di monete da raccogliere, strutture da distruggere per ottenere nuovi pezzi, brevi missioni in cui abbattere ogni nemico a suon di schiaffoni. La presenza di una mappa di discrete dimensioni liberamente esplorabile, in questo senso, rende tanto più eccitante ed appassionante la prospettiva di ficcare il naso ovunque a caccia di segreti e bonus, soprattutto se si è soliti completare del tutto un gioco.

L'unica vera novità di questo porting è il co-op che riesce nell'impresa di rendere la produzione ancora più divertente. In compagnia di un amico, di un figlio, di un nipote più giovane o del proprio fratello minore, dedicarsi all'esplorazione, e ad un po' di sana distruzione di ogni blocchetto Lego presente sullo scenario, non solo si rivela più produttivo, ma rende l'avventura sensibilmente più coinvolgente e stimolante.

Allontanandosi dal centro abitato, i dintorni di Lego City mostrano una varietà di panorami insospettabile. Solo non aspettatevi scorci ammalianti in stile Horizon: Zero Dawn.

LEGO City Undercover già nell'ormai lontano 2013 si era rivelato uno dei migliori esponenti della saga sviluppata interamente da TT Fusion ed eventuali studi satellite. Questo porting per le piattaforme di nuova generazione perde la comodità del Game Pad di Wii U, ma guadagna il co-op, feature ben più impattante in termini di puro divertimento.

Avremmo certo preferito un comparto tecnico maggiormente curato, privo di bug se non altro, ma nonostante qualche incertezza, oggi come allora ci troviamo di fronte ad un open world riuscitissimo, spassoso e piuttosto longevo, soprattutto se si vogliono acciuffare tutti i collezionabili sparsi per l'ambientazione. Se siete appassionati del brand e se ve lo siete persi all'epoca del suo debutto su Wii U, è proprio arrivato il momento di ovviare.

8 / 10