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Touhou Genso Wanderer - recensione

Un dungeon-crawler che vi metterà alla prova.

Per avere successo un videogioco deve avere determinati ingredienti. Per prima cosa deve raccontare una storia, appassionante se possibile. Deve avere personaggi ben caratterizzati e che vengano approfonditi nel corso dell'avventura. Deve avere elementi di gameplay semplici da assimilare ma abbastanza profondi da evolversi con il tempo. Deve inoltre garantire un livello di difficoltà adeguato, non troppo semplice ma neanche frustrante. Se possibile deve anche essere bello da vedere e avere delle musiche evocative.

Dite che chiediamo troppo? Forse sì, ma almeno 3 di questi elementi devono per forza esserci. Nel caso di Touhou Genso Wanderer questa condizione è stata rispettata ma per un soffio. Il gioco sviluppato da Aqua Style sicuramente cattura l'occhio con uno stile grafico semplice ma ben dettagliato. Kawaii lo definirebbero in Giappone. Sia la protagonista che i comprimari sembrano usciti da un Maiden Cafè di Tokyo e anche i nemici non sono da meno. Invece di gettare nella mischia mostri con 10 occhi, 6 braccia e artigli da demone, gli sviluppatori hanno optato per fatine e streghette dall'aria innocua.

Ma innocue in realtà non sono. Infestano i labirinti di cui il gioco è ricco, visto che siamo in presenza di un dungeon crawler bidimensionale, di quelli tosti però. I ragazzi che lo hanno sviluppato devono essere fan sfegatati di Dark Souls perché nel gameplay di Touhou Genso Wanderer c'è una forte vena sadica che i fan della serie From Software conoscono bene. Si inizia in maniera abbastanza morbida, con un tutorial che introduce il giocatore al sistema di movimento dei personaggi e al combat system. Il primo in teoria dovrebbe essere la cosa più semplice, trattandosi di un gioco 2D ma così non è. I controlli standard sono assegnati alla croce direzionale, che rende decisamente difficili i movimenti in diagonale. Volendo si può passare allo stick analogico, ma la situazione non cambia molto.

La saga nota come Touhou Project da cui nasce Genso Wanderer è molto popolare in Giappone. Nata come serie shoot'em up, ha dato vita a svariati gadget e manga.

Se questo non è un problema in fase di esplorazione, diventa sicuramente fastidioso quando ci si ritrova accerchiati dai nemici. Con un tasto dorsale è possibile selezionare quali degli avversari di fronte o dietro a noi vogliamo colpire, ma non è sicuramente la cosa più comoda del mondo. Gli attacchi vengono portati in tempo reale mentre i movimenti seguono la vetusta regola dei turni "alla Dungeon Master": un passo per la protagonista equivale ad uno (o più, nel caso di avversari speciali) dei nemici.

Gli attacchi possono essere portati con le armi assegnate ad ogni mano oppure utilizzando i Danmaku, speciali onde energetiche che possono avere varie traiettorie, da quella standard a un colpo triplo in grado di colpire più nemici contemporaneamente. Non mancano le magie, per le quali però bisogna collezionare e attivare delle speciali carte. Ognuna ha un effetto diverso che può colpire sia un singolo personaggio che tutti quelli presenti sullo schermo.

Potrete inoltre portare con voi dei compagni di viaggio a cui impartire dei semplici ordini. La loro intelligenza artificiale non è particolarmente raffinata, quindi vi consigliamo di tenerli sempre vicini a voi come supporto in battaglia. Nel corso del gioco troverete numerose armi ed equipaggiamenti e potrete decidere se assegnarle al vostro personaggio o al supporto.

Come da tradizione, la serie propone personaggi unicamente femminili, sia per quanto riguarda i protagonisti che per i nemici.

La struttura dei dungeon è quanto di più semplice si possa pensare. Sono suddivisi su piani e andando avanti diventano più grandi, ma mantengono la struttura "corridoio-stanza-corridoio-stanza". Al loro interno oltre ai nemici troverete trappole di vario genere e oggetti da raccogliere che andranno ad arricchire l'inventario. Il loot non manca ma fate attenzione perché basterà una sconfitta e perderete tutto. Non solo, dovrete anche ricominciare il dungeon da capo con il vostro personaggio che ripartirà dal livello iniziale. Pensavate che stessimo scherzando quando parlavamo di vena sadica dei programmatori?

Tale scelta di design potrà anche piacere a qualcuno, ma vi assicuriamo che dopo essere morti al penultimo piano di un dungeon composto da decine di livelli, non sarete il ritratto della felicità. Fortunatamente una "piccola" consolazione c'è... gli oggetti persi potranno essere recuperati una volta rientrati nel dungeon e il livello dell'equipaggiamento non verrà azzerato.

Sarete inoltre messi alla prova da una mole di dialoghi (rigorosamente sottotitolati in inglese) davvero enorme che pur proponendo qualche gag divertente alla lunga risultano pesanti. Niente male invece il sistema di crafting, che prevede la creazione e la fusione di una miriade di oggetti. Queste meccaniche sono legate all'accumulo di Nito Point, spendibili nelle taverne e nei negozi dei villaggi che di tanto in tanto incontrerete tra un piano e l'altro dei dungeon. Decisamente apprezzabile anche la colonna sonora, che da sempre in questa serie si issa su livelli di qualità piuttosto alti.

Genso Wanderer implementa una meccanica chiamata iDash, che permette di percorrere velocemente i corridoi di raccordo dei dungeon.

Touhou Genso Wanderer riesce tutto sommato a raggiungere la piena sufficienza. Potrebbe piacervi nonostante la sua trama piuttosto banale e i dialoghi eccessivamente prolissi. Se riuscirete ad entrare nella sua ottica di gameplay punitiva potreste rimanerne ipnotizzati, ma se ad un certo punto il vostro controller dovesse finire fuori dalla finestra non dite che non vi avevamo avvertiti.

6 / 10

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Daniele Cucchiarelli

Contributor

Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.

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