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The Last Remnant Remastered - recensione

La riedizione di un titolo che nessuno aveva chiesto.

Il 2018 è stato uno degli anni più prolifici per le remastered, nuove edizioni di giochi usciti anni addietro, magari con aggiunte di rilievo e migliorati tecnicamente. In questo calderone fatto di nostalgia e guadagni facili rientra The Last Remnant Remastered, annunciato solo pochi mesi fa, a settembre. C'è solo un piccolo problema: probabilmente nessuno lo aveva chiesto, e invece Square Enix ha ripescato un titolo uscito nel 2008 e l'ha proposto di nuovo su PS4.

Dieci anni fa la casa giapponese ha tentato di svecchiare il genere JRPG pur restando all'interno di un set di regole, per alcuni decisamente restrittive, per altri un dogma. Presente il classico universo fantastico, il protagonista-ragazzino deve salvare il mondo grazie a un party di variegati personaggi che lo aiutano nel suo viaggio. Gli elementi di novità invece risiedevano tutti nel sistema di combattimento, a turni, ma più complesso e tattico rispetto ai titoli classici del genere.

Il resto è storia, con i giochi di ruolo di matrice giapponese che hanno di fatto abbandonato la gabbia del sistema a turni per abbracciare approcci più votati all'azione, che piaccia o meno.

Cover image for YouTube videoThe Last Remnant Remastered - Launch Trailer | PS4

Protagonista della vicenda è Rush Sykes, un ragazzo alla ricerca della sorella Irina, scomparsa in un mondo in cui sono presenti quattro razze, cioè i Qsiti, Sovani, Yama e Mihra. Al centro di questo universo perennemente in guerra ci sono i Remnant, dei misteriosi artefatti magici sparsi per il mondo dai quali vengono estratti importanti risorse. Rush si troverà invischiato in un conflitto campale e da lì inizierà il suo viaggio in questo mondo sconosciuto.

La base di un JRPG è proprio questa: una narrazione coinvolgente e personaggi ai quali tenere. The Last Remnant Remastered ci riesce solo in parte: il protagonista è a tratti quasi insignificante, mentre le vicende si dipanano in maniera disordinata e in generale non si instaura quel sano rapporto di immedesimazione col giocatore. Il catalogo Square Enix del passato è pieno invece di prodotti memorabili dal punto di vista narrativo, mentre The Last Remnant cerca in tutti i modi di infondere epicità alle lunghe scene di intermezzo, riuscendoci solo in parte. La regia e direzione artistica sono in effetti molto curati, ma in generale la storia raccontata non rimane impressa come una delle più originali.

Ci sono però degli elementi d'innovazione, almeno per l'epoca e riproposti con questa remastered, che separano il titolo dagli altri JRPG. Il sistema di combattimento coinvolge infatti Rush, il suo party e il suo esercito. Il primo approccio, sia chiaro, è di totale spaesamento: il giocatore controlla nei propri turni le unità, composte di diversi personaggi ciascuna, per scegliere i classici comandi di attacco, difesa, cura e attacchi speciali. Una volta scelta la tattica inizia il combattimento, che va in "automatico", fino alle scelte del turno successivo.

David Nassau, il sovrano di Athlum che controlla il Remnant Gae Bolg. È amico di Rush ed uno dei primi personaggi che si incontrano nel gioco.

Se da un lato è interessante studiare a priori una tattica sul campo di battaglia, scegliere le proprie mosse e guardare l'esito, dall'altra parte un giocatore poco abituato al sistema a turni potrebbe non apprezzare. Le battaglie andranno studiate, nel senso che si dovrà decidere chi schierare e se avere un approccio votato all'attacco fisico, magico o difensivo. Il giocatore dovrà metabolizzare col tempo un sistema del genere, come accade comunque per ogni JRPG, anche se in questo caso Square Enix per distinguerlo dalla massa ha aggiunto forse troppo. Ne risulta un gameplay caotico in queste fasi e in alcuni frangenti insensatamente difficile.

Il resto del gameplay si dipana nelle azioni classiche che un appassionato si può aspettare: visitare città, acquistare oggetti e armi per potenziare i membri del party, partecipare a missioni secondarie. Il tutto su una mappa del mondo non esplorabile: basta puntare il cursore per andare in uno specifico luogo, a differenza degli open world moderni che prevedono nel viaggio in sé una buona porzione di gioco. Questo però accade inspiegabilmente anche se si parla con un NPC per accettare una missione secondaria: si verrà catapultati direttamente nell'area specifica della missione.

Tecnicamente il gioco non può difendersi contro le produzioni più recenti, ma sicuramente sono state migliorate la definizione, la resa poligonale e i colori. Restano dei difetti palesi come la complessità e la definizione di certe texture, che rimangono in bassissima risoluzione. The Last Remnant Remastered è quindi un esponente del genere che vuole distinguersi, ma commette troppi errori per rimanere nella memoria dei giocatori, pur rimanendo nella sufficienza.

I combattimenti, sia contro eserciti avversari che enormi boss, sono organizzati in gruppi, con un sistema che va approfondito per essere domato.

Forse Square Enix doveva fare un salto più lungo e coraggioso e andare di 20 anni indietro, non 10. Nel 1998 uscì, solo per il mercato giapponese e USA, quella perla di Xenogears, un titolo che pochi della nuova generazione hanno giocato. Quello sì che sarebbe stato accolto con grande entusiasmo dai giocatori.

6 / 10

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The Last Remnant Remastered

PS4, Nintendo Switch

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Candido Romano

Contributor

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