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Crash Bandicoot: Il Dominio sui Mutanti

Tieni duro, Crash.

Crash è tornato, e tutto sommato ne siamo felici. Trattasi di una tra le più simpatiche e svitate incone videoludiche, che tenta di tenere il passo con i tempi stringendo i denti e proponendosi in produzioni multiformato le quali, nel bene o nel male, sono sempre state coerenti con lo spirito della serie. Dopotutto, se a distanza di tre generazioni hardware ci ritroviamo ancora a saltellare e a girare freneticamente come trottole impazzite, be'... qualcosa di buono deve pur esserci, non credete?

Cortex e Nitrus Brio sono ancora una volta alle prese con piani mefistofelici, e cercheranno di attuare i loro loschi propositi tramite un casco elettronico capace di controllare le menti di tutti coloro che lo indossano. Chiaro che il nostro eroe non poteva cadere in un tranello del genere, e non perde tempo nel decidere di rimettere le cose a posto. Crash Bandicoot: Il Dominio sui Mutanti si riallaccia quindi al capitolo precedente, sviluppando ulteriormente le meccaniche di gioco basate sui mutanti e sul loro addomesticamento. Ogni mutante sarà dotato di una specifica abilità, grazie alla quale saremo in grado di accedere a tutte quelle zone che prima ci erano precluse. Un'idea efficace, che in questo nuovo capitolo trova risvolti abbastanza inediti arricchendo (almeno un po') le basilari meccaniche di gameplay.

In ogni avventura di Crash Bandicoot è facile ritrovare quegli elementi ormai familiari ( dai tempi della PSX...) quali piattaforme pericolanti, sfere colorate da raccogliere, interruttori da attivare, una nustrita schiera di nemici bizzarri e scenette comiche capaci senza dubbio di strapparvi un sorriso. Radical Entertainment ha quindi proseguito sulla strada ben nota al grande pubblico e il feeling sarà lo stesso di sempre. Nulla di nuovo sotto il sole, con tutti i pro e i contro del caso.

La grafica è come sempre colorata e spensierata. E va bene così, anche se un pizzico di dettaglio in più sarebbe stata cosa gradita.

Diciamo questo al fine di mettere in guardia tutti coloro che vogliono avvicinarsi al gioco nella speranza di novità sostanziali. Ecco, novità sostanziali proprio non ce ne sono. Ne il Dominio sui Mutanti si salta, si corre, si combatte e si cavalcano le bestiacce in svariati modi. Il mondo di gioco è liberamente esplorabile, e sono consentiti importanti upgrade sia nei confronti del personaggio, sia dei Mutanti, che vedranno incrementata la loro abilità principale. Le ambientazioni spaziano da lande ghiacciate a terre desertiche, da distese ricche di vegetazione a tenebrose (scherziamo, eh?) caverne. I limiti delle location saranno resi invalicabili da alcuni elementi dello scenario o da semplici muri invisibili.

Se il giocatore occasionale potrà agevolmente sorvolare su dimamiche di gioco vecchie ancorché divertenti, lo stesso non può dirsi per i giocatori più smaliziati, i quali non troveranno certo forti motivazioni nel proseguire il gioco. A parte alcune trovate deliziose (merito anche dell'indiscutibile appeal della mascotte) non sono infatti ravvisabili quei passi in avanti di cui la serie avrebbe bisogno.

Okay, l'idea di cavalcare i Mutanti funziona, d'altronde ce n'eravamo accorti con Crash of the Titans, no? Alcune sessioni sono spericolate e frenetiche al punto giusto, e non possiamo che accettare di buon grado la possibilità di portare con noi i Mutanti catturati per usufruine subito in caso di bisogno. Pregevole anche le opzioni di upgrade di Crash e quella componente free-roaming che caratterizza l'esplorazione dei livelli. Ma come spiegare il noioso ed estenuante backtracking cui il gioco ci costringe a più riprese? Nel corso dell'avventura saremo infatti chiamati a tornare più volte indietro con lo scopo di utilizzare le nuove abilità acquisite e scoprire altre strade da percorrere. Le ambientazioni non sono certo vastissime, eppure potrebbe succedervi di perdere l'orientamento e non sapere più in quale direzione rivolgervi. E non dimentichiamoci che parliamo di un titolo che essenzialmente dovrebbe essere assimilabile alla categoria "Platform"...

Alcune locations sono decisamente graziose mentre altre... be', lasciamo perdere.

Missioni abbastanza semplici si alternano ad alcune maledettamente poco chiare, in cui può accadere di ritrovarsi a vagare per dieci minuti buoni prima di capire dove andare e cosa fare. Se state pensando alla parola "frustrante" significa che avete già una idea chiara della faccenda. Solo il buon doppiaggio, interamente in italiano, è riuscito talvolta a compensare la piattezza di alcune fasi di gameplay.

Ma la cosa che più ci ha indispettito è stato il sistema di visuale. Ebbene sì, la telecamera è fissata alle spalle di Crash, e da lì non si schioda. Lo segue fedelmente e con prontezza, ma vi impedisce ovviamente di avere una visione più ampia del mondo di gioco. L'assenza del controllo manuale sulla telecamera è qualcosa su cui onestamente non possiamo chiudere gli occhi (anche perché non potremmo né giocare né scrivere questa recensione...). Non c'è quindi alcun valido motivo per limitare l'interazione del giocatore in maniera così obsoleta, né presunti limiti hardware cui dare la colpa.

Consci dei pregi e dei limiti elencati sopra, non è escluso che si possa trarre dal titolo qualche ora tutto sommato spensierata, condita dal gradevole umorismo tipico della serie. Non che ci sia da farsi grasse risate, questo bisogna dirlo. Ci aspettiamo pertanto molto, ma molto di più per il prossimo episodio.

6 / 10

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Crash Bandicoot: Mind over Mutant

Xbox 360, PS2, Nintendo Wii, PSP, Nintendo DS

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A proposito dell'autore

Dario Tomaselli

Contributor

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