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Disaster: Day of Crisis

Catastroficamente divertente.

Com'era quel vecchio detto? Qualcosa tipo "la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo...". Ora, chissà cosa avrebbe da dire in proposito Raymond Bryce, l'ex marine della guerra del Golfo (successivamente arruolatosi nel Soccorso Internazionale) protagonista di Disaster. Uno che sa davvero qualcosa a proposito delle diottrie della malasorte più nera.

Annunciato in maniera confusa e discretamente misteriosa con un filmato in CG di una decina di secondi scarsi durante l'E3 2006, Disaster: Day of Crisis ha avuto una gestazione indubbiamente difficile e prolungata. Rimasto per oltre un anno in uno strano stato di limbo, tanto da far pensare addirittura alla cancellazione del progetto (vista anche la sorte toccata al ben più tangibile Project H.A.M.M.E.R.), l'ultima fatica di Monolith Soft è riapparsa soltanto un anno dopo, all'E3 2007, menzionata in un'intervista dal marketing director di Nintendo of America Beth Llewelyn. Nell'aprile 2008 Famitsu ha quindi fissato per il 3 luglio la definitiva release del gioco sul territorio nipponico, anche se nemmeno un mese dopo Monolith si è affrettata a comunicare che il titolo era da considerarsi "indefinitamente posticipato al fine di incrementare la qualità finale del prodotto".

Tutto ciò senza che nessuno avesse ancora avuto modo di capire di che tipologia di videogame si stesse esattamente parlando: a parte gli ovvi riferimenti ad un certo tipo di cinematografia di genere "catastrofico" e qualche menzione su un oscuro gruppo di terroristi legato alla vicenda, non era infatti chiaro pressoché nulla che riguardasse l'effettivo gameplay di Disaster. Nonostante le premesse non esattamente felicissime -e verrebbe la tentazione di dire "con nome così..."- devo ammettere di essere stato da sempre intrigato all'idea, vuoi per il carattere apparentemente originale della cosa, vuoi per l'evidente valore cromosomicamente trash del concept (e io sono quantomai sensibile a certe cazzate...): è dunque con grande trepidazione che ho accolto l'annuncio dell'uscita giapponese/europea del gioco.

E alla fine, finalmente, è arrivato il giorno della Crisi. Ed è venuta l'ora di vivere 24 ore difficili da dimenticare, roba che la giornata media di un Jack Bauer qualsiasi al confronto è una gita dell'oratorio con castagnata annessa e connessa. Vi ritroverete nei panni di Ray, carismatico reduce di guerra dotato di un fortissimo senso di empatia verso le sofferenze altrui, alias l'essere umano più sfigato del globo. Uno che in successione: assiste ad un'eruzione vulcanica/vede morire il suo migliore amico/vive sulla propria pelle un colossale terremoto/viene coinvolto in ripetuti scontri a fuoco con un'organizzazione di militari reietti in lotta col governo/sperimenta da vicinissimo il devastante impatto di uno tsunami. E molto, molto altro ancora.

Il minigame della fuga: agitate furiosamente Wiimote e Nunchuck in maniera alternata, e magari pregate che nessuno vi veda nel mentre.

Se tutto ciò vi pare esagerato, sopra le righe e dannatamente idiota, aspettate di vedere l'anima che contraddistingue questa bizzarra produzione Nintendo. Al di là dei più che palesi rimandi ai blockbuster cinematorafici tutti effetti speciali e catastrofi in digitale in perfetto stile Roland Emmerich, Disaster è infatti pervaso da un genuino e dirompente spirito trash che ha dell'incontenibile. Dai dialoghi semplicemente pessimi, con uno script puntualmente al confine (ma spesso anche oltre...) del ridicolo, alle situazioni (in?)volontariamente esilaranti e tirate per i capelli, passando per l'osceno doppiaggio di serie B ed i personaggi macchietta.

E vale la pena di fare qualche esempio: Steve Hewitt, il migliore amico del protagonista, sopravvive perfettamente indenne e senza un graffio ad un'eruzione vulcanica con tanto di crollo di parte della montagna, per poi rompersi da solo una gamba lasciandosi scivolare lungo un pendio tutt'altro che ripido di non più di 5 metri. Ray, durante il corso dell'avventura, arriva a dichiarare candidamente di non interessarsi minimamente alla minaccia nucleare ordita dai terroristi della SURGE, concentrato com'è nella sua impresa di consegnare una bussola alla sorella minore del suo defunto collega. Per non parlare dell'ossessione di stampo feticista del gioco per la parola "flusso piroclastico", o di quell'attacco di un grizzly irrequieto durante un'opprimente pioggia di cenere in una foresta di conifere.

Vi sembra inguaribilmente trash, nevvero? E aspettate di metterci le mani sopra...

Ce n'è davvero per tutti i gusti insomma, e la pluralità di eventi spazzatura riesce ad avere un fascino a dir poco ammaliante sull'utente. Perché è proprio la sbalorditiva varietà la carta vincente di Disaster: le sorprese sono continue, i cambi di ritmo imprevedibili e godibilissimi, e grazie alle sue molteplici facce l'intrattenimento più che assicurato. Ma l'eterogeneità di questo videogame fuori dai canoni non è soltanto meramente narrativa, bensì anche estesa a fattori prettamente ludici. E la sua versatilità a tutto tondo rende Day of Crisis un esperimento a dir poco speciale.

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Marco Mottura

Contributor

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