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Field of Glory

Piccoli strateghi crescono.

I videogiochi sono dei fantastici catalizzatori di tutto ciò che la mente umana riesce a concepire: rielaborato, scomposto, frammentato ma riletto in chiave dinamica, ogni prodotto culturale attende infatti con ansia di essere trasposto in un mondo dove l'interattività gioca, unico fra tutti i media, un ruolo predominante.

Come ben sappiamo però non sempre queste operazioni risultano progettate con i crismi del caso e spesso ci troviamo a commentare una sequela di “ma” e “avrebbe potuto” che inevitabilmente concorrono ad innalzare i livelli di tristezza.

Questa poco promettente premessa ben introduce purtroppo anche Field of Glory, fedele trasposizione dei Slitherine Software di un celebre wargame da tavola. Sebbene alla prova del nove il gioco risponda in maniera sufficiente, difficilmente le cronache potranno consegnarlo agli annali a causa di una serie di limitazioni derivanti direttamente dal concetto originale che probabilmente mal si adatta al contesto videoludico attuale.

Anche il terreno concorre a modificare i vari bonus e malus di attacco e difesa delle vostre truppe.

Se arrivati a questo punto non riuscite ancora a darvi una risposta alla domanda “quale valore aggiunto può fornire un videogioco a un gioco in scatola”, non preoccupatevi. Semplicemente non c'è. Quello che vi troverete a provare sui vostri schermi non sarà infatti nient'altro che la scarna trasposizione a video di quello che vi trovereste a utilizzare nel caso optaste per il gioco tradizionale. Niente di più, niente di meno. Da qui in avanti sta a voi valutare se la cosa può essere di vostro gradimento (niente più calcoli a mano?) o se un'offerta a tratti anacronistica possa essere un ostacolo troppo grande per raggiungere il divertimento.

Strutturalmente Field of Glory altro non è che uno strategico a turni, di quelli con la mai troppo compianta mappa esagonale a fare da base per le vostre battaglie. A essere precisi però dovremmo parlare di tattico a turni in quanto avrete a disposizione unicamente le truppe che lo scenario, scelto all'interno di un ventaglio non troppo ampio di opzioni (tutte fedeli riproduzioni di battaglie storiche), mette inizialmente a disposizione. A corredo inoltre vi è il complesso il sistema di regole derivato dal wargame: molto intuitivo perlomeno inizialmente, riserva fra le pieghe alcune perle in grado di far pavoneggiare il generale che c'è in ognuno di voi.

Come il saggio cinese dice: siediti sulla riva del fiume e aspetta passare il nemico. Se non arriva... attacca!

Dove il gioco alza la testa è senza ombra di dubbio nel vantaggio di non avere una data di scadenza nell'utilizzo: potete prendervi tutto il tempo del caso per pianificare la vostra prossima mossa, con la diretta conseguenza che ogni particolare può risultare decisivo e concorrere alla vittoria finale. Tutto è sotto il vostro controllo.

Il multiplayer stesso beneficia ampiamente di questa caratteristica, utilizzando un sistema di matching che permette di battagliare in tutta tranquillità, scegliendo come e quando effettuare gli spostamenti delle truppe.

Alla prova dei fatti possiamo definirlo sicuramente come elegante e ben strutturato, con il benefit di andare a coprire le lacune di una IA non propriamente esaltante.

L'esperienza finale risulta quindi direttamente influenzata dall'approccio con il quale vi avvicinate a questo titolo: se siete spaventati dal vedere il terreno di gioco trasformato in esagoni e non avrete voglia di addentrarvi nell'approfondito set di regole che esiste alle spalle di Field of Glory, difficilmente comprenderete la mole di lavoro svolto dagli sviluppatori e bollerete inevitabilmente il tutto come un titolo vecchio di almeno dieci anni. Forse è anche vero, ma in un mondo che corre, a volte probabilmente è meglio fermarsi, riflettere e pianificare la prossima mossa. Specialmente in multiplayer.

6 / 10

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Roberto Bertoni

Contributor

Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.

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