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LittleBigPlanet

Creatività sempre in tasca con Sony.

Annunciato (erroneamente?) come una killer application strepitosamente trasversale, presentato come un'esclusiva destinata a riscattare il traballante debutto di PlayStation 3, LittleBigPlanet si è rivelato col senno di poi un titolo indubbiamente importante e comunque complessivamente riuscito, eppure lontano dalla tanto sbandierata rivoluzione in stile gaming 2.0 promessa da Sony.

Non che l'originale esperimento di Media Molecule abbia denotato chissà quali imperdonabili carenze strutturali (anzi le ambiziose promesse degli sviluppatori sono state per una volta assolutamente soddisfatte!), eppure l'impatto degli adorabili Sackboy si è rivelato forse inferiore alle aspettative: certo un milione di livelli uploadati in meno di un anno ed una community presente ed attiva sono un traguardo tutt'altro che scontato, ma l'attesa esplosione "globale" (Wii Sports anyone?) si è risolta con il rumore di un albero che cade in mezzo al nulla.

Nell'ottica del rilancio di PSP (complice anche la release della PSPgo) LittleBigPlanet è stato nuovamente chiamato ad assumere un ruolo di primissimo piano, facendo da alfiere con una versione portable pensata per offrire la stessa filosofia di gioco dell'episodio originale. Via libera insomma al play, share & create da passeggio, per la gioia di grandi e piccini.

Volendo riprodurre su una console ovviamente meno performante l'esperienza di LittleBigPlanet le strade da seguire potevano essere sostanzialmente due: presentare una sorta di spin-off che pur conservando l'attitudine del fratello maggiore proponesse qualcosa di radicalmente diverso e complementare, oppure cercare di condensare il DNA del primo capitolo in un vero e proprio Bignami platformico.

Avranno pure perso per strada qualche milione di poligoni, ma il carisma degli irresistibili Sackboy è lo stesso di sempre.

La scelta di Sony Cambridge (studio che ha raccolto il testimone dei talentuosi ragazzacci di Media Molecule) è ricaduta sulla seconda opzione, ma data l'eccezionale qualità del lavoro svolto dal team inglese risulta francamente difficile parlare di un'edizione in tono minore. LittleBigPlanet PSP prende infatti il meglio di quanto visto su PS3 e lo rielabora in una cornice inedita, fatta di oltre 30 stage nuovi di zecca suddivisi in 7 mondi diversi (con scenari ambientati in Australia, in Persia, in Cina, sulle Alpi, ad Hollywood, in Brasile ed in Medio Oriente). Tra uno sticker da appiccicare ed una parentesi su 4 ruote l'azione platformica appare così piacevolmente simile all'originale, anche a dispetto degli inevitabili compromessi a cui Sony Cambridge è dovuta andare incontro.

Non soltanto le dimensioni del buffissimo Sackboy sono state leggermente ridotte per adattarsi allo schermo di PSP (a scapito dei dettagli customizzabili del vostro avatar, che appariranno complessivamente meno visibili...), ma anche la struttura base degli stage è stata rivista, passando da 3 a 2 piani di profondità (una rinuncia comunque non drammatica visto che in questo modo la CPU gestisce in maniera meno imprecisa i passaggi tra un piano e l'altro).