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Metal Gear Solid: Peace Walker

Kojima colpisce ancora.

Acquisire le risorse necessarie per potenziare al massimo il proprio equipaggiamento richiede ovviamente tempo, costanza ed un buon rendimento complessivo, ma fortunatamente gli sviluppatori hanno pensato bene di inserire una vasta gamma di missioni secondarie volte a favorire quest’opzionale processo di "livellamento". Non aspettatevi incarichi di grande rilevanza, parliamo più che altro di missioni di raccolta e così via, ma se il vostro obiettivo è quello di farvi sempre trovare pronti per affrontare qualsiasi pericolo, non potrete mancarle!

Tutto questo si traduce dunque in pregevole, quanto assuefante, sistema di micro-management che, al termine delle varie missioni, vi spingerà a trascorrere un po’ di tempo alla vostra base, organizzando ed investendo le risorse accumulate fino a quel momento. Com’è facile intuire si tratta di un procedimento di crescita assolutamente opzionale ma, anche in questo caso, coloro che decideranno di sfruttarne le potenzialità andranno incontro ad un’esperienza di gioco decisamente più ricca, coinvolgente e completa.

Uno degli aspetti più interessanti dell’avventura riguarda però la possibilità di condividerla, sia localmente che online, con altri giocatori; le missioni classiche possono essere intraprese in compagnia di un amico, mentre le battaglie con i boss possono raggiungere un massimo di quattro partecipanti.

I boss peccano di personalità rispetto ai precedenti capitoli, ma metteranno comunque alla prova le vostre abilità.

Questa caratteristica, impreziosita dalla possibilità di personalizzare il proprio equipaggiamento nel dettaglio prima di entrare in azione, contribuisce dunque a rendere l’avventura molto più intensa di quanto già non sarebbe se fosse possibile affrontarla solo in maniera solitaria.

Proprio le battaglie con i boss rappresentano uno dei temi più discutibili di Peace Walker. Oltre ad una difficoltà media a dir poco sostenuta, che talvolta vi costringerà a ricorrere al grinding selvaggio o all’aiuto di qualche amico, questi scontri non risultano purtroppo emozionanti quanto quelli dei precedenti capitoli della serie. Il motivo? Semplice, la natura stessa dei boss.

Se, come il sottoscritto, siete rimasti spesso a bocca aperta di fronte al carisma e alla personalità di molti nemici apparsi nelle scorse avventure di Snake e Big Boss, i carri armati, elicotteri e robot di Peace Walker susciteranno in voi un leggero senso d’insoddisfazione. La cura con cui il team ha realizzato le battaglie è ovviamente fuori discussione, ma con il passare delle ore la mancanza di qualche “super cattivo” di spicco tende a farsi sentire.

L’approccio stealth è anche in questo caso una priorità assoluta nel corso dell’avventura.

Sul fronte del gameplay, Peace Walker propone una realizzazione classica (ovvero incentrata principalmente sull’approccio stealth), in linea con le precedenti edizioni PSP del franchise Konami. Le meccaniche di gioco, personalizzabili grazie a tre diversi sistemi di controllo, sono rimaste pressoché invariate rispetto a Portable Ops, eccezion fatta per una serie di novità volte a rendere la gestione del personaggio più efficace.

Tra queste la più significativa è senz’altro l’ampliamento del CQC, reso ora molto più poliedrico grazie ad una serie di nuove mosse concatenabili fra loro. Oltre a poter prendere a pugni e per la gola un qualsiasi nemico, è infatti possibile lanciarlo contro i suoi compagni o, nel caso in cui ci si trovi circondati, eseguire rapide combo attraverso la semplice pressione continuata del tasto di attacco.

Pur non trattandosi di un qualcosa di sconvolgente, quest’ottimizzazione va a limitare forse l’unico vero problema che ha sempre caratterizzato la saga: la legnosità del combattimento corpo a corpo.

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Davide Persiani

Contributor

Davide inizia a lavorare nel campo dell'editoria videoludica all'età di 16 anni. Dopo qualche anno di gavetta in Spaziogames e Play Media Company, subisce l'irresistibile fascino di Eurogamer.it.

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