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Re Artù

Un grande condottiero a un piccolo prezzo.

L’Italia sarà pur una terra di navigatori, poeti e di artisti, ma è immancabilmente sfortunata (per usare un eufemismo) quando si tratta di localizzazione di prodotti stranieri: soprattutto quando non si parla di blockbuster veniamo infatti spesso emarginati ai confini della distribuzione europea, spesso paragonati per importanza a paesi come il Togo o il Kazakistan.

Per fortuna esistono aziende come FX Interactive che si prendono la briga di rendere fruibile un titolo nella lingua di Dante, non lesinando assolutamente sforzi in tale opera: il risultato, soprattutto quando viene proposto a un prezzo popolare, è in generale un bene per il mercato PC, troppo spesso alla frutta per varie motivazioni, e in particolare una possibilità per tutti di giocare ottimi titoli senza eccessivi sacrifici. Tutto da guadagnare e niente da perdere, insomma.

E così, zitto zitto, ecco che a tre mesi dall’uscita inglese giunge sui monitor dello Stivale un titolo che difficilmente dovrebbe mancare nella ludoteca di qualsiasi individuo che voglia diplomarsi all’accademia degli strateghi virtuali: è il momento del coraggio, è il momento dei canti epici, è il momento di Re Artù.

Per spiegare che tipologia di gioco sia l’ultima fatica dei Neocore Games, la definizione migliore è probabilmente quella che gli sviluppatori stessi si sono dati: “The Role Playing Wargame”. Dietro questa altisonante descrizione è infatti possibile riconoscere i tratti fondamentali di quella che si è rivelata una delle migliori sorprese di questo 2010 videoludico e la prima seria alternativa allo strapotere della serie Total War dopo diversi anni di dominio quasi incontrastato.

Cavalli e cavalieri, un mix romantico e irraggiungibile.

Da un lato abbiamo infatti la parte strategico/tattica, mutuata pesantemente dai vari Napoleon ed Empire, a partire dalla mappa del mondo dove dovrete muovervi e proseguendo con l'alternanza fra le battaglie e la gestione economica delle risorse. Dall'altro lato l'innovativa introduzione ruolistica non è una mera ciliegina, ma aggiunge tutta una serie di possibilità che impattano in maniera dirompente sul gameplay, allargandone i confini tanto da dare quasi vita ad un nuovo genere.

Procediamo però con ordine: le modalità di gioco a disposizione per singolo giocatore sono due e riecheggiano in questo caso della classicità di un genere che, sotto questo punto di vista, stenta a produrre qualche novità. Potrete così scegliere fra la campagna, epica avventura in cui vestirete i panni di re Artù, e la battaglia istantanea, dove potrete mostrare i muscoli sul campo, scegliendo in maniera rapida terreno e composizione degli eserciti dei contendenti.

Nella modalità campagna, una volta creato il proprio eroe si giocherà fin da subito a carte scoperte venendovi posto immediatamente l'obiettivo finale a cui tutti i vostri sforzi dovranno tendere: la conquista delle Britannia, da unificare sotto la bandiera del condottiero dei condottieri, voi stessi, Re Artù.

Una pioggia di frecce è sempre un ottimo inizio.

Per riuscire in questa impresa dovrete concentrare le energie sul fronte gestionale, amministrando con oculatezza i vostri possedimenti, non dimenticando però nel frattempo di schiacciare con la forza o con la diplomazia i vostri nemici. Fin dalle prime battute entra poi in gioco una delle piacevoli novità introdotte da Re Artù sul fronte strategico, ovvero l’orientamento morale che caratterizzerà il vostro personaggio.

In base infatti alle decisioni che prenderete lungo il corso della campagna, il cui dipanamento è suddiviso in quattro diversi capitoli, il gioco delineerà la vostra inclinazione, vuoi come monarchi benevoli e autoritari o come condottieri senza perdono e senza onore. La diretta conseguenza di tale caratteristica si riscontrerà nella tipologia di guerrieri che potrete reclutare, di avventure che potrete intraprendere e, in generale, avrà un impatto diretto sull’approccio che gli altri popoli avranno nei vostri confronti.