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SoulCalibur: Broken Destiny

Piccola console, grande picchiaduro.

Soul Calibur IV per Xbox 360 e PlayStation 3 ha rappresentato l'apice della serie Namco dal punto di vista visivo, ma sul fronte del gameplay nudo e crudo erano molti gli elementi da rivedere. Quale occasione migliore per rimediare agli errori del passato poteva sperare di avere il team Project Soul, se non questa del porting per PSP?

Che i programmatori avessero deciso di cambiare bruscamente rotta rispetto al passato era già emerso dai primi dettagli rilasciati, in particolar modo dalla figura comica e irriverente di Dampierre, uno dei due nuovi personaggi realizzati appositamente per questa versione portatile di Soul Calibur. Potete dire definitivamente addio alle storie epiche legate ad antichi amori, all'eterna lotta tra bene e male e ai conflitti interiori del cavaliere azzurro, perché Namco ha deciso di alleggerire drasticamente i toni, trasformando un'epopea di cappa e spada in una specie di anime fantasy per ragazzi, con battute di ogni genere e situazioni narrative a dir poco folli.

Le tecniche di lotta di Kratos sono prese direttamente dai vari capitoli di God of War e integrano gli attacchi con le armi ai vari incantesimi che abbiamo imparato a conoscere su PlayStation 2. No, non è lui il protagonista in questa foto. Troverete un video ad hoc in questo articolo!

Tutto questo emerge in particolare affrontando la modalità Gauntlet, che in questa versione va a sostituirsi alla noiosa e poco coinvolgente Torre delle Anime. In pratica dopo aver scelto il proprio personaggio ci si imbatte in una lunga serie di rapidissime sfide, dove il giocatore ha pochissimi secondi per capire la situazione in cui viene catapultato e reagire in modo appropriato.

Anche se a parole potrebbe sembrare tutto fin troppo assurdo, vi assicuro che per una console portatile si tratta di una scelta ottimale, che oltre a strappare ai giocatori un mix stimolante di risate e imprecazioni irripetibili, permette anche a chi si avvicina per la prima volta a Soul Calibur di apprendere tutti i segreti per diventare un vero spadaccino. Per chi gioca ormai da anni con Mitsurugi e compagni, invece, la modalità Gauntlet perde la sua utilità di tutorial, ma resta comunque godibile anche solo per seguire le vicende in essa narrate.

I cambiamenti rispetto a Soul Calibur IV, comunque, non si limitano a questo, ma vanno a influire profondamente anche nel gameplay stesso. Per prima cosa fa piacere notare quanto i programmatori si siano impegnati per accogliere le richieste dei fan sul fronte del bilanciamento dei personaggi. Chi ha giocato Soul Calibur IV su console, soprattutto online, sa quanta differenza ci fosse tra le prestazioni dei vari lottatori (qualcuno ha detto Kilik?), e quanto fosse frustrante perdere un incontro in pochi istanti non per l'abilità del proprio avversario ma per un difetto di bilanciamento puro e semplice.

Con Hilde, per esempio, era stata trovata una tecnica per buttare fuori l'avversario praticamente da qualsiasi parte del ring, a discapito della godibilità del titolo. Finalmente molti di questi problemi (ma non tutti) sono stati risolti, rendendo di fatto Soul Calibur un bel picchiaduro, abbastanza profondo per i più appassionati e comunque soddisfacente anche per i neofiti.

Oltre alla modalità Gauntlet sono presenti diversi tipi di Trial, il primo che premia uno stile di combattimento più difensivo, il secondo pensato per chi attacca a testa bassa e un vero e proprio .

La seconda novità del sistema di gioco riguarda l'introduzione dell'Active Purge, un sistema che permette al giocatore di decidere di prendersi dei rischi per impedire all'avversario di utilizzare la Critical Finish (una mossa in grado, se portata a segno, di porre fine istantaneamente all'incontro). In pratica per godere di questo vantaggio è necessario rinunciare alla propria armatura subendo più danni a ogni colpo incassato, quindi in base alle proprie caratteristiche (difesa solida o stile più votato all'attacco) e alla situazione di ogni combattimento si può decidere come affrontare il proprio avversario.

In questo piacevole panorama vanno a inserirsi Kratos e Dampierre, le due New Entry del cast. Lontano da casa e da God of War il guerriero spartano non sembra affatto a disagio, e si integra alla perfezione con il resto della rosa (a differenza di quanto accadeva con le guest star da Guerre Stellari), mentre Dampierre incarna alla perfezione il nuovo spirito della serie, con le sue armi nascoste e lo stile bizzarro e sgraziato. Per il resto ci troviamo di fronte a un piccolo miracolo per PSP, con un comparto tecnico da applauso e una colonna sonora epica ed evocativa nonostante le prestazioni non certo entusiasmanti dell'altoparlante PSP (se volete un consiglio usate gli auricolari).

Soul Calibur: Broken Destiny è sicuramente un signor picchiaduro, perfetto per le sfide ad hoc con gli amici e per passare ore a modificare i personaggi attraverso il corposo editor. Peccato che l'inspiegabile assenza di una qualsiasi modalità online lo privi della profondità garantita dalle sfide con gli appassionati da ogni parte del mondo, elemento indispensabile per titoli di questo genere.

8 / 10

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Filippo Facchetti

Contributor

Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.
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