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Splinter Cell: Conviction

Hanno fatto arrabbiare lo zio Sam!

Ci sono voluti anni per realizzare Splinter Cell: Conviction. Dopo aver portato Sam Fisher sull'attuale generazione di console con Double Agent, Ubisoft si è resa conto di dover fare qualcosa per cambiare la formula tradizionale del proprio gioco stealth.

Per troppi capitoli, infatti, gli appassionati del genere hanno arrancato fra le ombre, temendo costantemente per la salute della schiena di Sam e cercando di sfruttare al meglio i gadget tecnologici offerti all'anonimo protagonista da Third Echelon.

Era quindi necessario intervenire in qualche modo per dare una svecchiata al gameplay di Splinter Cell, e per fornire a Sam Fisher un pizzico di carattere in più, quanto bastava per renderlo più espressivo di una foglia di insalata lasciata sotto al caldo sole estivo.

Una simile operazione non era certo facile, e infatti l'intero progetto di Splinter Cell: Conviction ha rischiato più di una volta di non vedere la luce, complice la necessità di buttare mesi di duro lavoro che avevano portato a una formula di gioco incompatibile con i livelli qualitativi pretesi da Ubisoft per i propri prodotti.

In Conviction non è più possibile spostare i cadaveri per nasconderli nell'ombra: i programmatori hanno voluto abbandonare completamente le meccaniche lente dei passati episodi.

Poi, all'improvviso, si è accesa la luce (concetto abbastanza fastidioso, per il povero Sam), e Conviction ha bruciato le tappe per arrivare più in forma che mai sugli scaffali dei negozi. A cosa hanno portato le innumerevoli fatiche del team di sviluppo? Presto detto! Al più bel capitolo di Splinter Cell mai realizzato. Mi rendo conto che una simile dichiarazione possa sembrare fin troppo entusiastica, ma da fan della serie posso assicurarvi che ci troviamo di fronte all'incarnazione perfetta del gioco stealth, capace di miscelare con intelligenza tutta l'azione e lo spionaggio tipici di un qualsiasi episodio della saga di Bourne.

Dopo aver affrontato ogni genere di missione sotto la bandiera americana, Sam Fisher è stato messo all'angolo proprio dal paese che ha sempre servito, che lo ha costretto a ignorare la morte della figlia e, durante una missione di copertura, a uccidere Lambert, suo carissimo amico e storico compagno di squadra.

Tutto questo ha letteralmente spazzato via il personaggio pacato e glaciale che avevamo imparato a conoscere negli scorsi episodi, liberando una belva selvaggia gonfia di rabbia e di rancore. Il desiderio di vendetta per la figlia spinge Fisher a tornare in azione... ma questa volta con uno stile completamente diverso dal solito.

Dimenticate l'azione lenta e compassata dei vecchi episodi della serie, dove per farsi largo fra i nemici era necessario pianificare attentamente ogni singola mossa, e aspettare il momento giusto per fare il primo passo. In Splinter Cell: Conviction tutto è profondamente diverso, e la velocità d'azione è fondamentale per uscire interi dalle situazioni più difficili.

Ecco come sono i primi minuti di gioco di Conviction.

Per la prima volta in vita sua, Sam è in grado di muoversi con un'agilità incredibile, un po' come le spie del multiplayer di Double Agent. Tramite la semplice pressione del tasto A, l'agente speciale può saltare muretti, scavalcare gli ostacoli che gli si parano davanti durante la corsa, arrampicarsi sulle tubature, ed eseguire una vasta gamma di altre azioni utili a esplorare le ambientazioni.

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Splinter Cell: Conviction

iOS, Xbox 360, PC

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Filippo Facchetti

Contributor

Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.
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