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S.T.A.L.K.E.R. Call of Pripyat

Dove osano gli Stalker.

Gli Stalker navigati troveranno invece questo Call of Pripyat decisamente più semplice rispetto ai precedenti episodi. Le aree contaminate sono circoscritte e segnalate sulla mappa, gli NPC sono generalmente neutrali e fin dall’inizio il vostro equipaggiamento vi consente di far fronte agli attacchi di pseudo cani e mutanti che, anche se dotati di routine di attacco più letali, sono generalmente gestibili.

GSC sembrerebbe intenzionata a portare l’IP su console ma questa serie, allo stato attuale, appare ancora lontana dall’impostazione di produzioni di successo che seguono la logica del tutto e subito. Non che la formula (FPS dall’ambientazione antiutopica irrorato da venature horror e combinato con elementi da RPG) non si presti al bacino d’utenza delle console, anzi tutt’altro, Fallout 3 è stato uno dei prodotti più apprezzati degli ultimi anni. Senza dare giudizi di valore però, il contrasto tra Call of Pripyat e il recente Borderlands è stridente; tanto è immediata e intuitiva la produzione Gearbox quanto stratificata ma alla lunga appagante quella di GSC.

Superato lo straniamento iniziale, il mondo di Call of Pripyat si apre al giocatore in tutta la sua selvaggia bellezza. La Zona ha una vita autonoma grazie al sistema A-Life dell’X-Ray Engine, per l’occasione aggiornato con il supporto alle DX11: fisica stravolta dalle anomalie, clima variabile, ciclo completo di notte e giorno, routine dell’IA credibili. I combattimenti, seppur nettamente inferiori in numero rispetto al passato, sono impegnativi e richiedono precisione e un pizzico di strategia.

In Call of Pripyat si impara ad amare e a rispettare il proprio equipaggiamento.

L’approccio stealth è un’opzione percorribile magari sfruttando la morfologia dell’area al calar delle tenebre, dopo aver dormito fino a notte fonda in una delle zone franche distribuite per ogni mappa. Potete acquisire tute con visori notturni che vi permettono di fare a meno delle torce, per cogliere così i nemici di soppiatto, con il coltello in mano o con un’arma silenziata. E dovete costantemente tenere d’occhio la vostra scorta di droghe, medicinali, bende, cibo e munizioni in modo da non esser colti impreparati.

Deludenti i dialoghi e pressoché assente la componente formativa della personalità del protagonista. In una produzione che punta a ricostruire un universo di gioco credibile e che poggia su un background narrativo oramai consolidato, è in particolare l’assenza di un convincente sistema di dialoghi a lasciare parzialmente l’amaro in bocca, nel computo totale di un’esperienza peraltro avvincente.

Per sopravvivere in Call of Pripyat dovete potenziare il vostro alter ego digitale. Non si può però livellare il protagonista sviluppando una serie di parametri ma è fondamentale procurarsi manufatti ed equipaggiamento avanzato. I manufatti sono generati in modo casuale nelle aree colpite da anomalie e sono caratterizzati da alcune proprietà, positive e negative.

Generalmente permettono di resistere agli effetti di fuoco, poteri psichici o agenti chimici ma allo stesso tempo irradiano il vostro corpo di radiazioni, per cui per poter essere utilizzati senza incorrere in una intossicazione è consigliabile equipaggiare contemporaneamente manufatti dalle proprietà differenti.

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Nicola Congia

Contributor

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