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Tales of Monkey Island: The Siege of Spinner Cay

Guybrush di nuovo in azione nel secondo capitolo del nuovo corso.

Uno dei problemi più grossi quando la prima di un’opera (teatro, cinema, libro) risulta particolarmente riuscita, è il sapersi ripetere. Questo semplice adagio si adatta in maniera meravigliosa al mondo dei videogiochi dove spesso “seguito” è solo sinonimo di “più bello, più grosso, più tutto”, con risultati che spesso perdono quella poesia presente nella prima parte di una produzione.

Sebbene il contesto in una saga episodica sia parzialmente diverso, l’ansia per il secondo capitolo dei Tales of Monkey Island era quindi sicuramente alta, soprattutto dopo una prima avventura che sembrava essere riuscita in un compito tanto difficoltoso quanto audace. Cari pirati in erba, state però tranquilli, il miracolo sembra essersi ripetuto.

Prima di addentrarci in una disamina più puntuale sgombriamo però subito il campo dalle domande prettamente tecniche per concentrarci così successivamente in maniera più ragionata sul cuore di The Siege of Spinner Cay. A livello grafico, complice anche l'uscita ravvicinata e secondo la logica della distribuzione seriale, non ci sono grandi cambiamenti rispetto all'avventura precedente: troviamo quindi una soluzione decisamente accattivante sotto l'aspetto dei protagonisti che in maniera caricaturale propongono i personaggi classici della serie, accompagnati dalle new entry in grado di proporsi con carattere e stile all'interno del cast. Gli ambienti invece risultano discretamente spogli sebbene, soprattutto nelle ambientazioni insulari, strizzino l'occhio alla vivacità tipica dei contesti caraibici in cui la serie è da sempre abituata a muoversi

Il nuovo stile funziona e comincia ad essere recepito anche dagli estremisti della saga.

Se a livello visivo non possiamo quindi lamentarci è a livello di gameplay che abbiamo il vero salto in avanti rispetto a quanto visto nell'episodio precedente: la maggior parte delle locazioni sono infatti disponibili quasi da subito, rendendo la risoluzione degli enigmi un'interessante elaborazione non lineare, in grado di coinvolgere il giocatore più smaliziato così come il meno avvezzo al genere.

Giocatore che verrà messo a dura prova dalla brillantezza linguistica del protagonista, sempre eccezionale nel suo essere piacevolmente stravagante: i suoi commenti su ogni fatto, persona o luogo diverranno la droga dell'avventuriero in pectore, alla ricerca dell'ennesima risata a base di non sense (a patto ovviamente di essere un minimo avvezzi con il fonema inglese). Il timore di non veder render merito al lavoro di sceneggiatura in un'eventuale traduzione, fa passare in secondo piano il dispiacere di non aver ancora avuto modo di avere notizie ufficiali di un'eventuale localizzazione.

Da sottolineare ancora una volta il doppiaggio che, seppur unicamente nella lingua di Albione è davvero eccezionale, con un Dominic Amato in grado di rendere Guybrush vivo come mai prima d'ora.

Arriviamo quindi al piatto forte della cena imbandita da Telltale: è in grado The Siege of Spinner Cay di fornire un contesto e una storia in grado di inserirsi in maniera originale all'interno dell'universo di Monkey Island? Fin dagli inizi della serie uno dei cardini principali è sempre stato rappresentato dal meta universo “isola”: è Monkey Island che da il nome alla serie, è l'isola di Melèè che da l'avvio all'epopea di Guybrush ed è il viaggiare fra le diverse isole che caratterizza anche questa nuova/vecchia saga.

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Roberto Bertoni

Contributor

Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.
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