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Tales of Monkey Island: Stagione 1

Dopo più di 10 anni, Monkey Island si riavvicina ai fasti di un tempo.

Dopo una simile espansione degli orizzonti, il ritorno a Flotsam Island nel Capitolo 4 causa un certo disappunto e, in un certo modo, The Trial and Execution of Guybrush Threepwood è un passo indietro rispetto ai fasti del Capitolo 3. Funziona molto bene in termini di trama, ma gli enigmi che circondano le scene del processo ripiombano nei vecchi canoni, e sembra quasi di giocare fasi trascurabili in attesa del twist narrativo anticipato in qualche modo dal titolo dell'episodio.

Ma è proprio qui che questo capitolo mostra il meglio di sé, trasformando l'affetto per la serie in qualcosa di molto vicino al vero attaccamento emotivo. Non stiamo parlando di chissà quale dramma (Monkey Island è troppo irriverente per mostrare qualcosa di tragico senza un tocco di ironia), ma rappresenta una svolta incredibile, non solo per questa storia, ma per l'intero rapporto che Telltale ha sviluppato con la serie.

Il fatto che il Capitolo 5, Rise of the Pirate God, prosegua da quella svolta eccezionale ordinando le cose in una struttura narrativa soddisfacente, è la dimostrazione della crescita di Telltale nel...beh! Nel raccontare storie. Realizzare un viaggio incredibile, dove vengano introdotti nuovi personaggi pur mantenendo spazio per quelli storici e legando tutto in modo organico, non è una cosa da poco.

La caratterizzazione di personaggi e ambientazioni è davvero gradevole.

A non convincere, del Capitolo 5, è ancora una volta il bilanciamento tra storia e gameplay. Sotto molti aspetti è una replica del finale di Sam & Max Season 2. Si tratta di una conclusione piccola e semplice di qualcosa che, al contrario, avrebbe richiesto un finale epico. La prima metà del capitolo è incredibilmente semplice, specialmente considerando che anche giocatori che si sono avvicinati per la prima volta a Monkey Island, a questo punto sono entrati perfettamente nelle dinamiche del gioco.

Sono pochi i giocatori che tornerebbero ai tempi in cui un singolo puzzle poteva trasformarsi in un ostacolo insormontabile capace di dare vita a intere settimane di frustrazione, ma è difficile non pensare che Telltale abbia preferito premere il freno sulla difficoltà in modo da permettere a chiunque di arrivare alla fine. È un intento nobile, ma visto che i giocatori che acquisteranno il gioco in futuro non dovranno aspettare per l'uscita di ogni capitolo, si troveranno fra le mani un prodotto con il livello di difficoltà isterico, capace di cambiare brutalmente da un Capitolo all'altro.

Preso nel suo insieme, quindi, Tales of Monkey Island è un grande passo avanti rispetto alla divertente ma inconsistente serie di Sam & Max, nonostante i problemi di bilanciamento. Il giusto approccio allo stile della storica saga permette a noi fan di Monkey Island di passar sopra al desiderio di perfezione che abbiamo ogni volta che si parla di Guybrush & co. È chiaro che Telltale stia ancora cercando di capire come gestire un'avventura lunga divisa in spezzoni da giocare singolarmente. Tales ci porta davvero molto vicini a una soluzione a questo problema, ma se da un punto di vista commerciale è chiaro che una distribuzione a episodi possa portare dei benefici agli sviluppatori, dobbiamo ancora essere convinti che questo tipo di operazioni possano portare qualcosa di buono a noi giocatori.

In ogni caso, le reazioni alla serie sono state positive e incoraggianti, e per motivi piuttosto validi. Nonostante i piccoli difetti e passi falsi, questo è un revival raffinato e interessante di un marchio davvero amato. Telltale ha prodotto il primo Monkey Island che valga la pena inserire all'interno della serie dopo più di 10 anni, impresa per cui meritano di essere ringraziati.

Forse la prossima avventura di Guybrush sarà quella che riporterà la serie in cima a tutte le classifiche di gradimento, come meriterebbe. Per il momento, accontentiamoci di quello che ci è stato offerto.

8 / 10

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Filippo Facchetti

Contributor

Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.
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