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Deus Ex: Human Revolution

L'uomo da sei milioni di crediti.

Il comparto audio è invece azzeccato con musiche d'atmosfera e buoni effetti sonori: degna di nota è la localizzazione completa, caratterizzata da una recitazione mediamente di buon livello.

Vale quindi la pena acquistarlo? Sicuramente sì, anche se occorre fare qualche distinguo. Preso a scatola chiusa, Deus Ex: Human Revolution non mancherà di intrigare gli appassionati di RPG ibridi: alcune situazioni in cui occorre preparare un'infiltrazione in modo meticoloso e ragionare alla svelta a causa di una sentinella ficcanaso o di un terminale che non ne vuole sapere di farsi hackerare, sono molto ben congegnate e consegnano ai fan del genere belle sensazioni da tramandare a futura memoria.

Tuttavia, una serie di difetti ne penalizzano leggermente la valutazione complessiva. Human Revolution nasce per essere giocato soprattutto in modalità stealth: quando si decide (o si è costretti) di andarci giù pesante, l'intelligenza artificiale nemica non scriptata porta robot e scagnozzi sulle nostre tracce con poco senso tattico, rendendo le sparatorie molto meno memorabili delle azioni di elusione ben progettate.

Il secondo dubbio riguarda l'atmosfera intesa come contestualizzazione dell'universo di gioco: un raffronto con titoli di riferimento sul fronte del background come Bioshock, Mass Effect o Half-Life mette a nudo i limiti di Human Revolution. La qualità generale del contesto sci-fi non è curata in modo uniforme e notiziari che si ripetono, comportamento ingessato dei passanti, palmari poco interessanti da leggere ma soprattutto dialoghi che non permettono molte varianti di approfondimento, sono i veri limiti di una storia piacevole ma non memorabile.

Quello che permette a Eidos di guadagnarsi un solido otto in pagella è quindi il nocciolo duro del gameplay più "discreto" e la rigiocabilità della main quest grazie al numero di innesti che possono cambiare nettamente l'approccio a questa o quella missione. Dall'invisibilità, al demolire i muri a cazzotti, passando per l'infravisione o i percorsi alternativi, avrete veramente di che sbizzarrirvi per portare a termine azioni degne dei migliori fantasmi della rapina.

La riabilitazione (in tutti i sensi) di Adam Jensen portata a termine con la giusta discrezione prende ben più di venti ore di gioco, cinque/sei in meno per un secondo passaggio a fucili spianati e con scelte morali che possono portare a uno dei quattro finali alternativi. Una sostanza rara di questi tempi, che merita di essere esplorata a fondo in ogni sua sfumatura da parte di fan della serie e nuove leve pronte ad essere educate all'arte dell'invisibilità.

8 / 10