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Stronghold 3 - recensione

Le mura cominciano a cedere…

Con il passare del tempo sono sempre meno le frecce che gli appassionati PC possano scagliare nel bersaglio del piacere videoludico; via via che passano gli anni, bastioni che sembravano inconquistabili sono infatti caduti sotto l'urto degli assalti delle "malefiche" console, avversarie capaci di adattare il proprio esercito alle migliori armi a nostra disposizione.

Fedele maniero nonché eroe solitario che da sempre si erge contro questa lenta ma (forse) inesorabile conquista, la serie di Stronghold rappresenta orgogliosamente uno di questi dardi, occupando una piccola ma rigogliosa nicchia di mercato dedicata ai simulatori di vita medievale, più precisamente focalizzata su quello che concerne la gestione militare ed economica di un castello.

Ammirare lo scorrere della vita nei vostri possidementi è sempre affascinante. Quando funziona.

Giunto al terzo episodio "ufficiale" il franchise di FireFly Studios è tuttavia reduce da un secondo titolo non all'altezza del capitolo di esordio e purtroppo, seppur in leggera risalita, anche a questo giro i motivi di giubilo sono decisamente minori rispetto ai rimpianti e alle arrabbiature.

Arrabbiature perché ancora una volta faccio fatica a capire il motivo per cui un titolo debba uscire per poi vedere arrivare dopo poche ore una patch che va a sistemare (in parte) difetti nativi tali da pregiudicare in maniera sostanziale la fruizione del gioco.

Lasciate però alle spalle le difficoltà tecniche iniziali e preso possesso del proprio castello ludico, la prima impressione che Stronghold 3 suscita è decisamente un marcato dejà vu: la virata verso le atmosfere del primo episodio, sia a livello di personaggi che di struttura generale, è infatti netta e probabilmente farà felice gli innamorati della prima ora della serie.

Per quanto riguarda il comparto single player, sono quattro le modalità a disposizione oltre al consueto (e povero) tutorial: campagna militare, campagna economica, assedi storici e una modalità libera dove potrete far crescere il vostro castello felici e gioiosi senza nessuna minaccia incombente. Una mancanza dolorosa è invece la modalità schermaglia, di cui ipotizzo un arrivo nel prossimo futuro se non come aggiustamento in itinere perlomeno come DLC, ma di cui ora dovrete imparare a fare a meno.

Il sole sta per sorgere sul vostro tetro maniero…

Andando nel profondo ad analizzare la ciccia del gioco, la già citata classicità del gameplay si riflette così in numerosi ambiti: a partire dalla produzione delle unità (da gestire una a una), per passare al controllo del benessere dei propri cittadini, tutto concorre a riportare la mente ad anni dove la gestione strategica era da curare passo a passo, al fine di riuscire ad avere la meglio sull'avversario di turno.

Anche qui tuttavia i difetti si sprecano: a causa di un'intelligenza artificiale non eccelsa numerose volte vi ritroverete ad esempio a insultare un contadino che non attacca là dove avete indicato, oppure vedrete lo stesso perdersi ignaro attraverso le mura del vostro castello. Credo che il termine "snervante" possa rendere bene l'idea dei sentimenti che accompagnano questo genere di situazioni, soprattutto in virtù di un'evoluzione che negli ultimi anni aveva fatto dimenticare questo genere di inconvenienti.

Peccato, perché se si guarda a Stronghold 3 con una visione d'insieme è facile scorgere diversi aspetti positivi: lo svolgersi dell'economia locale, l'approntare le proprie difese in vista degli assalti nemici, la trama che riprende l'epicità del primo capitolo e una difficoltà generale degna di tal nome, sono tutte cose che migliorano di parecchio un'atmosfera che si era fatta troppo pesante nelle ultime iterazioni.

Scopriamo il risvolto militare di Stronghold 3.

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Roberto Bertoni

Contributor

Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.

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