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Wii Music

Ovvero com'è imprevedibile la vita.

Oh, Wii Music. Ci siamo. Per una questione morale mi sento di aprire la recensione del controverso rhythm game Nintendo facendo un po'di sincero outing: sì, io ero tra quelli incazzati neri lo scorso luglio dopo un E3 a dir poco lontano dalla tradizione N e dalle aspettative più genuinamente hardcore. Anche io mi sono intristito dinnanzi a quel Miyamoto (lo stesso genio che qualche anno fa brandiva uno scudo e la Master Sword di fronte ad un teatro in delirio, cazzarola!) che scimmiottava poco convinto una jam session col sax, ponendomi qualche spiacevole domanda riguardo alla direzione intrapresa dalla casa di Kyoto. I vostri travasi di bile nel pensare alla line up (in before: quale line up?) natalizia del Wii sono stati i miei travasi di bile. E anche se mi considero un amante di tutto ciò che è sperimentale, anche se sulla carta adoro l'idea del Wii, ho pregato perché un concept semplicemente idiota come quello di Wii Music fallisse miseramente in termini di vendita. Ecco, fatta questa premessa, ora veniamo al punto: tutte cazzate.

Già, perché bisogna immediatamente sgomberare il campo da un colossale e fastidioso equivoco: Wii Music in realtà NON E' il giocattolo un po' deficiente che Nintendo ha pensato bene di promuovere con fare arrogante all'E3. Non è la Cottolengo Edition (cit.) di un Rock Band qualsiasi, dove agitando in modo random il telecomando si vince sempre e comunque, che così rockeggiano come matti anche i nonni. Wii Music insomma non è shovelware della peggior specie creato per mungere in maniera impietosa i casual patiti di Wii Sports, ed il fatto che Nintendo stessa l'abbia proposto come un rhythm game decisamente sfigato dove il caso può sopperire all'abilità è un aspetto quantomai avvilente. Soprattutto perché il gioco, alla fine, c'è eccome. Ed è pure -ironia della sorte- un prodotto parecchio più hardcore di quello che si creda.

Certo, un concept simile non è ovviamente in diretta competizione con, chessò, Gears of War 2.

Dimenticatevi tutto quello che sapete, o meglio che credete di sapere, a proposito di Wii Music e continuate a leggere. Ripartiamo dall'inizio, sovrascrivendo l'imprinting negativo che vi portate dietro a causa di Nintendo stessa e delle sue perverse (e stavolta fallaci) logiche di marketing. Che cosa è Wii Music? Wii Music è un intuitivo e godibilissimo tool che permette di riarrangiare 50 brani musicali con 60 diversi strumenti. Suonando a caso, "si vince"? Né più ne meno di quanto "si vinca" ad aprire Photoshop senza qualche minimo rudimento di grafica e si vada a ritoccare come capita una foto. Ovvero, si può pure fare, ma non è certo il modo corretto di procedere.

La differenza sostanziale tra Wii Music e qualsiasi altro rhythm game disponibile ad oggi è infatti una: ponendosi obiettivi radicalmente diversi (nella fattispecie dare libero sfogo alla creatività dell'utente invece di rincorrere score stellari), le modalità di fruizione sono giocoforza differenti dalle ordinarie dinamiche di vittoria/game over a cui ci hanno abituato 20+ anni di videogame. Wii Music non è quindi il Guitar Hero di turno in cui dovrete premere sequenze di tasti colorati, pena "la sconfitta". E in un certo senso è dunque vero quello che ha affermato Nintendo, vale a dire il fatto che il software non valuti in alcun modo la vostra performance. E il punto -che qualcuno lo faccia capire alla grande N- è che lì sta la grandezza dell'ultimo parto di Miyamoto: e non perché il leggendario game designer si sia preso l'alzheimer e abbia creato un prodotto fallato, ma semplicemente perché il metro di giudizio del vostro operato sarete voi.

A livello visivo un'ottima regia e la simpatia dei Mii rimediano ad un impatto grafico non certo dirompente.

Per una volta, non sarà infatti il gioco a dirvi che siete dei pessimi musicisti: saranno direttamente le vostre orecchie. Perché, già che ci siete comunicate anche questo a Reggie e Soci, suonando a caso certo non incapperete nelle abituali schermate di game over, è vero, ma vi sanguineranno i padiglioni auricolari. In un videogame come questo (anche se la definizione di videogame può apparire in un certo senso non del tutto propria) il concetto di game over è infatti assolutamente alieno ed inconcepibile, perché non si può perdere in senso lato quando si sta provando a creare qualcosa. Al massimo si può dar vita a risultati più o meno validi, quello sì. E dunque cercando di creare il vostro riarrangiamento elettro-folk-nipponico de la Bamba potreste ottenere creazioni armonicamente sfiziose o paradigmatici aborti sonori. Nulla che nasca dal caso però.

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Marco Mottura

Contributor

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