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20 anni di Ape Escape - articolo

La frenetica caccia alle Scimmie, tra gadget e viaggi nel tempo!

31 maggio 1999. Da quel momento, il CD di Ape Escape colorato di rosso e giallo come i capelli del suo protagonista Spike (Kakeru), raggiunge le case dei videogiocatori. La musica di Soichi Terada, in una delle colonne sonore più interessanti mai apparse in un videogioco, annuncia l'incipit della saga in un curioso mix di J-Pop, Techno e - specialmente - Drum'n'Bass.

Una scimmia albina prende il controllo di un casco ipertecnologico, inventato dal Profèssòr (come vuole il doppiaggio italiano), raggiungendo uno stato d'intelligenza spaventoso. Comincia così la ribellione di Specter, il piano di conquista del mondo che prevede un esercito di primati in viaggio nel tempo. Il Pianeta delle Scimmie in chiave nipponica: ambienti coloratissimi, frenesia, atmosfera avventurosa e gadget fantascientifici.

Ma c'è dell'altro: un avviso su schermo che impone l'uso di un controller specifico. La trasformazione dell'Hardware è il segno più evidente (non sempre in piccolo) del nuovo che avanza. Oggi siamo abituati a un apparente rallentamento di quella corsa in discesa e senza freni che dagli anni '90 ai primi 2000 ha segnato l'industria videoludica. La nuova Gen preannuncia frutti che in un modo o nell'altro abbiamo già assaggiato, e - semmai - il mistero circonda l'effettiva portata (e sperimentalismo) del balzo.

Ma come si è passati dall'ingombrante Walkman all'iPod, dalle VHS (queste misteriose) al Blu-ray, dalle World Map all'Open World... Si è passati anche dal Joystick puro all'ibrido touchpad. Un cambiamento che impugnando un DualShock 4 può sembrare naturale e irrisorio: vent'anni fa, chi possedeva una Playstation possedeva lo stesso identico Joypad, meno qualche comodità come il tasto Home.

Il Remake per Psp modifica i comandi. Non si attacca più con l'Analog destro, ma con X. Quasi un altro gioco.

È vero che, in un universo alternativo, oggi stiamo giocando con il prototipo a banana del Sixaxis immaginato per PS3. Insomma: non importa quanto piccolo e invisibile, nel lungo tempo il cambiamento si sente, e l'effetto è quello dell'increspatura del sasso sul lago. Gunpei Yokoi aveva inventato dei semplici tastini, la croce direzionale del D-pad, e guai oggi a ignorarli.

Dunque non si può parlare di Ape Escape senza ricordare il primo DualShock. Il Dual-Analog obbligatorio è stato tra i primi muri "fisici" per godere di un'esperienza videoludica corposa, e per allora atipica, in casa Sony. Fortuna che, al contrario delle pistole ottiche Guncon (necessarie per TimeSplitters, Point Blank e similari), il blocco è stato momentaneo e l'analogico è diventato la norma. Seguono esperienze come EyeToy, videocamera che su PS2 permetteva di interagire col gioco su schermo, e tutto il comparto VR se guardiamo al mercato attuale.

Grazie a questa simbiosi col controller di riferimento, Ape Escape poneva basi solidissime per i Twin-Stick Shooter su console casalinga (l'ideazione su cabinato risale invece a Robotron: 2084), introducendo infatti il minigioco Galaxy Monkey. In quest'esperimento Arcade fino a due giocatori, due scimmie spaziali devono lottare contro strane creature aliene e meteoriti, sfruttando i laser e i Power-Up delle proprie navicelle rotonde. Con lo stick sinistro ci si muove in un riquadro discretamente spazioso, per schivare le ondate nemiche in una versione dinamica di Space Invaders; col destro si decide la direzione in cui far fuoco, con una responsività e una comodità che, nel genere, si può provare soltanto giocando con mouse e tastiera.

Ape Escape 2, in termini di fluidità e grafica, compie un balzo immenso rispetto al predecessore.

Galaxy Monkey apparentemente non aveva altro da dire: un invito al gioco coop e a prendere una pausa dall'avventura base. Oggi ha tutta l'aria di un importante passo in avanti nel genere Shoot'em'up. Nel remake per Psp (Ape Escape P) è stato sostituito da Ape Ping Pong, segno che ancora, nel 2005, c'era ancora un po' di strada da fare. Dopotutto, sarebbe assurdo non poter giocare Enter the Gungeon oppure Binding of Isaac su PS4, o relegare il genere ai Flight Stick per simulatori di volo.

in Specter Boxing ogni Analog sta a un guanto da pugile. In Skikidz Racing a una pala da scii: diventa necessario allinearli per bene, così da sfrecciare sulla neve. Partendo dai primi minigiochi della saga, si capisce lo sperimentalismo alla base dell'IP. Col tempo ha lasciato il posto all'uso di formule già note, spingendo l'acceleratore sulla varietà dei minigiochi e del level design, boss inclusi. L'intera avventura è poi costellata da gadget mirati: ruotando le levette si può volare, aumentare la velocità, direzionare un radar oppure ancora controllare una macchina RC.

Premendo gli allora sconosciuti L3 ed R3, ci si può acquattare, o utilizzare mosse speciali in salto. Spada e retino, gli strumenti più essenziali di Ape Escape, colpiscono in base alla direzione indicata, permettendo finte e ripensamenti dell'ultimo secondo. Oggi qualcuna delle meccaniche è invecchiata male: il doppio salto in combinazione con il gadget elica, per esempio, è una combo legnosa per gli standard odierni, ma di certo ancora divertente. Altre erano scomode già al tempo, e val la pena (perché, di fatto, erano un dolore) citare i controlli dei canotti, dove ogni leva corrisponde a un remo.

Ape Escape 3 punta sul citazionismo spinto, e introduce alcuni Power-Up per rendere il gioco ancora più frenetico.

La trama, semplice ma avvincente, all'apparenza lineare svela pian piano sfide a tempo e nuove vie, accessibili con gli strumenti del Professore Hakase sbloccabili procedendo con la storia. Le scimmie, in minor varietà che nei seguiti, si nascondono in posizioni imprevedibili e richiedono approcci differenti (inclusi quelli stealth). Ogni livello ha la sua identità, e certo è un unicum nel media 'Dexter's Island', in cui si entra nel corpo di un dinosauro, scivolando tra enormi dedali anatomici dalle proporzioni assurde.

Le giungle primordiali, la Terra in piena glaciazione, l'era Cenozoica, coprono la maggior parte del gioco. Per questa ragione ,al raggiungimento del Medioevo, si ha la netta sensazione dell'aumento drastico della posta in gioco. Lo scontro con Specter in un bastione occidentale segna infatti l'inizio di un inasprimento della lotta, che condurrà a un presente futuristico dove le scimmie sono ormai ovunque, saltellanti, birichine e armate di pistole laser.

Il tutto in un continuo - e ironico - riferimento alla storia e ai grandi classici della cultura Pop, fino al culmine cinema-centrico di Ape Escape 3. Qui non si sprecano i riferimenti: da Kubrick a James Cameron, da Takeshi's Castle all'Esorcista di William Friedkin. L'escalation del plot, che anche nei sequel citati ha sempre condotto a strutture orbitali avanzatissime, va di pari passo con il Mecha-Design che fornisce, a queste pazze scimmie, armi robotiche niente male e sempre più esagerate.

Lo spin-off Million Monkeys, mai giunto in occidente, calca sul lato action e quasi Hack'n'slash.

Spike lo si è visto in Playstation All-Stars Battle Royale, mentre la collaborazione con Hideo Kojima ha portato le scimmie intelligenti nelle foreste di Grozny Grad (e un certo Pipo Snake nel mondo dai colori stra-saturi di Ape Escape). Purtroppo, alcuni spin-off della saga sono rimasti in oriente; tra i titoli mai apparsi in occidente Ape Escape Million Monkeys (PS2), con un restyle tale che avrebbe potuto aprire le porte alla Generazione di console successiva.

Sicuramente più di quanto abbia fatto il blando titolo per Playstation Move (2010). Infatti, nonostante le continue uscite giapponesi, è stato un peccato l'esaurirsi della serie in un contenitore per mini-giochi. Pumped & Primed (2004) era sì interessante, anche per la grafica cell-shading e il mantenimento dei gadget, ma è stato seguito dal troppo generico Ape Academy, che ha posto una base altrettanto vacillante ai futuri party-game dell'IP. Un Platform così variegato, con tutte le potenzialità del caso, ridotto a un chiassoso generatore di titoli mediocri. Una rinascita è auspicabile: le scimmie di casa Sony possono ancora evolvere.

Al momento trovate Ape Escape 2 in una re-release PS4, per il titolo originale è necessario scavare un po' di più, salvo notizie dell'ultima ora. Su Spotify, invece, trovate gli album di Soichi Terada, tra cui Sumo Jungle GRANDEUR (1996) di cui l'OST di Ape Escape è quasi un'estensione.

Il cinico Specter. Il suo tema musicale è un leitmotiv della serie, da Ape Escape 3 a SaruSaru Big Mission (2007), spin-off in cui si controllano le scimmiette.

Magari vi daranno un brivido di nostalgia. Il sito internet, come è noto, dopo otto anni è stato aggiornato: chissà, mentre state leggendo quest'articolo, una nuova invasione è già in preparazione.