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Abbiamo provato LevlUp Gaming Booster: è possibile recuperare il talento perduto?

A tu per tu con una bevanda energetica per gamer.

Gli anni passano per tutti. Passano per i calciatori, che nonostante le prestazioni di immortali come Zlatan Ibrahimovic e Francesco Totti, ad un certo punto si trovano costretti ad appendere gli scarpini al chiodo. Passano per i piloti come Kimi Raikkonen, passano per i tennisti come Roger Federer, insomma, passano per chiunque pratichi un attività competitiva. Ovviamente, passano anche per i videogiocatori.

Se penso a quello che riuscivo a fare su Counter-Strike ai tempi delle scuole superiori e guardo oggi verso ciò che i mondi dell'esport e dello streaming sono diventati, provo un pizzico di tristezza. I giovani talenti di oggi "hanno un cervello velocissimo", per citare ciò che il noto rapper Tormento disse in seguito a una battaglia di freestyle persa contro l'allora giovanissimo e oggi famoso Ensi.

Al giorno d'oggi giocatori come il piccolo campione mondiale di Fortnite "Bugha" costruiscono castelli alla velocità della luce; titani di Starcraft 2 come l'appena maggiorenne Riccardo "Reynor" Romiti compiono oltre sei azioni nel giro di un singolo secondo; i ragazzi coreani che dominano le classifiche di Overwatch e League of Legends hanno sviluppato un senso del gioco e una prontezza di riflessi che sono quasi irraggiungibili per gli ultra-trentenni.

Lo spot originale in tedesco di LevlUp ha fatto una promessa esplicita, e noi ci abbiamo visto l'occasione per 'vendicarci' di un'intera generazioneGuarda su YouTube

Ogni volta che vengo eliminato nei confini di uno sparatutto competitivo, che sia nella battaglia reale di Call of Duty: Warzone o in un match di Valorant, il pensiero vola a cosa sarebbe successo se lo scontro si fosse tenuto una decina di anni fa. Senza contare che il moderno mondo dei videogiochi è fatto di accessori da battaglia di prim'ordine, dai mouse ottici alle tastiere meccaniche, dalle sedie da gaming fino addirittura agli occhiali. E da qualche tempo sono arrivate sul mercato anche le bevande dedicate.

Così, quando i produttori della bibita LevlUp Gaming Booster ci hanno contattato per provare il loro prodotto, ci siamo trovati di fronte a un bivio. Da una parte avremmo potuto limitarci a una semplice recensione, parlando dei diversi sapori e delle promesse che campeggiano sul sito ufficiale. Dall'altra, invece, c'era la forte tentazione di mettere LevlUp alla prova direttamente sul campo, nel tentativo di ottenere una terribile vendetta verso le nuove generazioni di videogiocatori.

A tenerci compagnia durante la prova c'era lo Starter Box di Gaming Booster: una vasca di Galaxy Edition e qualche campione di gusti come Blue Krush e Cherry Lemonade.

Perché sì, è vero, a vent'anni i ragazzi che seminano il panico nella Top 500 di Overwatch o nel competitivo di Super Smash Bros sono all'apice della propria carriera da gamer, ma i veterani hanno ancora qualcosa da dire. Del resto abbiamo accumulato ore su Super Smash Bros Melee quando il multigiocatore online ancora non esisteva, e abbiamo partecipato ai LAN party dedicati agli sparatutto ben prima della nascita di organizzazioni come MLG. Insomma, nella nostra mente era giunto il momento di livellare le differenze e fargliela pagare una volta per tutte.

Anziché ritirarci in cucina, dunque, abbiamo preso la nostra LevlUp e l'abbiamo portata nel suo habitat naturale, accanto al monitor del PC. Badate bene che questo prodotto non è uno scherzo, non promette prestazioni miracolose: è semplicemente un concentrato di caffeina (250mg), taurina, estratto di guaranà, proteine e vitamine, fatto di pochissimi zuccheri e poi arricchito da una serie di gusti che profumano di casa per chiunque sia abituato al calcetto della domenica.

Oltre il velo dei sapori figli della scuola americana, fruttati ma non eccessivamente dolci, si nasconde quindi una piccola bomba atomica, qualcosa che probabilmente consentirebbe di attraversare l'Italia fino al tacco dello stivale senza una singola sosta in Autogrill. Ma basta chiacchiere: dopo aver esaminato per qualche giorno lo starter kit di LevlUp inizialmente convinti che bevendola non saremmo riusciti ad affondare nelle braccia del sonno, finalmente è arrivato il weekend.

Non sappiamo quanto le nostre vittorie siano imputabili al Gaming Booster, ma di certo aiuta tantissimo quando si affrontano tante sconfitte.

Giorno uno, venerdì, ore 22:00. Il campo di battaglia è Overwatch, Chateau Guillard , uno contro uno, sfida di cecchini, Widowmaker contro Widowmaker. L'avversario è "Pixel", amico- nemico dieci anni più giovane di me, un francese in pianta stabile nella scarna Top 500 della nostra regione, che all'inizio non vuole giocare. Forse ha percepito che questa volta ho deciso di "barare" sorseggiando mezzo litro di Blue Crush, probabilmente il gusto migliore, una sorta di lampone gentilmente "mirtilloso". Forse non mi ritiene alla sua altezza. Ma come Piccolo di Dragon Ball, entro nella partita pensando: "Sono potentissimo, mi sento invincibile".

E invece vengo annientato, proprio come Piccolo di Dragon Ball. Poi perdo di nuovo. Poi ancora un'altra volta. Poi, all'improvviso le cose iniziano a cambiare, e non a seguito di una strana trasformazione. Pixel è stanco, mentre io potrei montare in auto e guidare da Milano fino a Lecce. Inizio a capirlo, lui inizia a sbagliare, ce le diamo di santa ragione, finché dopo una decina di match posso salutarlo da pari a pari. Alla fine mi invia anche un messaggio di insulti, quindi l'obiettivo si può dire raggiunto in pieno.

Ora, non abbiamo gli strumenti per dire se quel 30% mancante sia effettivamente arrivato dalla spinta di LevlUp. Piuttosto, c'è da considerare l'effetto Bugs Bunny. Avete presente la scena di Space Jam in cui Bugs Bunny incolla su una normalissima borraccia l'etichetta dell'acqua miracolosa per poi darla in pasto a tutti i membri della TuneSquad? La sensazione è quella, ma sta di fatto che la serata di partite competitive si è protratta fino a notte fonda con ottimi risultati.

Ecco dove tutto ha avuto inizio: il primo unboxing dello Starter Box di LevlUp prima della battaglia su Overwatch.

Giorno due, sabato, durante un grigio pomeriggio. Questa volta protagonista è il pad, per la precisione la versione Game Cube di quello per Switch, perché l'arena prescelta è quella di Super Smash Bros Ultimate. Sulla scrivania abbiamo ancora mezzo litro di LevlUp nella variante Cherry Lemonade, pronto a tenerci compagnia nel corso di un lunghissimo torneo.

C'è da dire che l'approccio rilassato a una competizione pomeridiana mette in luce quella che forse è la caratteristica più interessante della bevanda: a differenza del puro e semplice caffè o degli energy drink tradizionali, non c'è traccia di agitazione. Anzi, sorseggiandola lentamente nel corso della giornata e pur registrando un aumento della concentrazione in fase di gioco, ci si sente stranamente calmi e compassati.

Sfortunatamente Super Smash Bros è un titolo in cui esperienza e lettura dell'avversario sono ben più importanti della concentrazione e della mera prontezza di riflessi. In sostanza, nonostante un'ottima prestazione nei panni di Lucina, il gradino più alto del podio è rimasto un miraggio. Ma la verità è che la bevanda per gamer da il meglio di sé quando affiancata a sessioni di gioco lunghe, intensive e talvolta stressanti; LevlUp non è un liquido miracoloso capace di regalare una singola prestazione da urlo, bensì una compagna perfetta per lunghi pomeriggi all'insegna dei videogiochi competitivi.

Se nel nostro caso si è rivelata un'iniezione di concentrazione, vien da chiedersi cosa potrebbe fare nelle mani di un giovane talento.

Trascorrendo un'intera domenica nelle classificate di League of Legends, lanciando una partita di Call of Duty: Warzone dietro l'altra, gettandosi a capofitto nell'Arena di World of Warcraft o nel competitivo di Heartstone: è allora che fa estremamente comodo tenere accanto al monitor un bicchierone di Gaming Booster. Non per ottenere una momentanea iniezione di talento videoludico, ma per mantenere alta l'attenzione e stimolare la concentrazione anche in caso di pesanti sconfitte consecutive.

La risposta, dunque, è no; non è possibile recuperare il talento perduto come in Space Jam, e non esiste una magia capace di colmare il gap mentale che separa un giocatore ultra-trentenne da un giovane talento. Ma il duro lavoro batte sempre il talento, e LevlUp è la migliore amica di chiunque abbia intenzione di "lavorare duramente" nel mondo dei videogiochi competitivi, al fine di rendere al massimo tanto sul piano amatoriale quanto su quello professionistico.

Alla fine tutto si riduce ad un pensiero molto semplice: se nella nostra situazione gli ingredienti di LevlUp e perché no, anche un pizzico di effetto Space Jam in stile Bugs Bunny, sono riusciti a regalarci momenti di gaming competitivo molto soddisfacenti, vien da pensare a cosa potrebbero fare nelle mani di un giovane talento, magari di un ragazzo che si allena per sfondare nel mondo degli esports, oppure di un semplice appassionato che trascorre le sue serate di fronte al PC. Ecco, probabilmente non vorremmo trovarci nella loro stessa partita.

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Lorenzo Mancosu

Editor-in-Chief

Cresciuto a pane, cultura nerd e videogiochi, i suoi primi ricordi d'infanzia sono tutti legati al Super Nintendo. Dopo aver lavorato dentro e fuori dall'industry, è finalmente riuscito ad allontanarsi dalle scartoffie legali e mettere la sua penna al servizio di Eurogamer.it.
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