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Ambulance Recensione: Michael Bay al suo massimo

A Los Angeles, in un pomeriggio di un giorno da cani.

Come si fa a prendere una sceneggiatura danese di 12 anni fa, su cui era stato costruito un film che durava un'ora e 15 minuti, e farla diventare un film da mercato internazionale da due ore e 20?

Si chiama Michael Bay che rimpolpa e dilata la trama con Ambulance, approfondisce le meccaniche fra i personaggi, mostra per esteso una rapina che era solo suggerita quasi fuori campo e, soprattutto, aumenta a dismisura la parte principale del film, che è costituita dall'inseguimento fra un'ambulanza, sequestrata dai due rapinatori sopravvissuti.

Al cui interno però c'è un'impavida donna paramedico (Eiza González) e un poliziotto gravemente ferito... con dietro l'intero corpo di Polizia di Los Angeles, SWAT e FBI compresa. Perché è in tutto questo che si dispiega quella che senza tema di passare per esagerati, definiamo la "poetica" di questo regista.

Will (Yahya Abdul-Mateen II) è il solito reduce di guerra scaricato dal sistema. Divenuto da pochissimo padre, per trovare i soldi per operare la moglie gravemente malata chiede aiuto al fratellastro Danny (Jake Gyllenhaal), che ha invece scelto una vita da fuorilegge e lo convince a partecipare a un colpo che frutterà 32 milioni di dollari.

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La rapina, eseguita da una banda di tizi cattivissimi, va in parte a segno ma poi degenera in una sparatoria massiccia per il solito imprevedibile contrattempo. Dopo uno scontro a fuoco durissimo con il SIS, corpo speciale della polizia urbana dai discutibili metodi (il capo è Garret Dillahunt), inizia la fuga dei due. Alle loro calcagna si scatena tutta la polizia della città, corpi scelti compresi, assetati di vendetta per il ferimento di un collega e per rimediare alla pessima figura fatta. A Los Angeles sarà una lunga giornata di sangue...

Così come assistere a un concerto dal vivo provoca un'emozione di gran lunga superiore all'ascolto su qualunque impianto hi-fi esoterico, anche vedere al cinema gli spettacolari crash dei film di Bay, che da sempre dichiara di fare uso limitato di CG ma di usare stunt veri, provoca un entusiasmo maggiore. In una visione casalinga un giorno sarebbe divertente contare le auto distrutte in questo film, ma non dimentichiamo per favore gli elicotteri!

Bay non si risparmia citazione da Heat di Michael Mann o da Vivere e Morire a Los Angeles di William Friedkin (e come non ricordare la carovana di auto della Polizia di Sugarland Express?), arricchisce il piatto con spezie di ogni tipo, anche senza particolare necessità (un "a parte" ha come protagonista un adorabile cagnone in una minuscola 500 Fiat e si tratta del vero cane di Bay), esalta l'azione con riprese vertiginose, anche con l'impiego massiccio di droni, infarcisce lo svolgimento con momenti paradossali (operazioni ad addome aperto in un'ambulanza che si squassa a 130 all'ora sulle strade della città), mentre si alternano liti e riappacificazioni fra i due fratellastri (un momento cult è legato alla mitica Sailing di Christopher Cross).

Brothers in Arms, per sempre...

Il tutto mentre per radio impazzano le comunicazioni convulse con i poliziotti che pure loro hanno scontri interni feroci. E ad un certo punto arrivano pure i narcotrafficanti, capaci di una violenza di livello superiore. Ma il tripudio sono le sparatorie e gli incidenti, come del resto ben si sa, giochi preferiti di tutti i bambini del mondo.

Dopo tanta penitenza anche in sala, dove in questi mesi sono usciti pochi film di così ignorante spettacolarità, chi avrà la giusta disposizione d'animo godrà nel farsi travolgere dall'azione a rotta di collo, dagli incidenti voluttuosamente catastrofici, dal moto perpetuo delle riprese che si tuffano dai grattacieli di Down Town per avvolgersi intorno ai personaggi.

Per avventarsi poi su uno scontro a fuoco assordato da sparatorie con armi pesantissime, esplosioni degne di un territorio di guerra e da una colonna sonora fracassona ma assolutamente funzionale (opera di Lorne Balfe), riuscendo perfino a palpitare per la sorte dei protagonisti in un'iperbolica escalation di eventi per i quali non basta più la sospensione dell'incredulità. Tanto che a un certo punto anche uno dei protagonisti esclamerà "ma qui stiamo facendo cose assurde!".

Un inseguimento nel famoso canalone di Los Angeles, L.A. River

Lo spettatore, del tutto d'accordo, riderà fanciullescamente e chiederà di più. Gli sarà dato.